Inforca gli occhiali, poi avvicina il dito al tablet poggiato su un tavolino rosso e invia il primo tweet. Uno scroscio di applausi accoglie le prime battute di Benedetto XVI proiettate su un maxi schermo nell'aula delle udienze. «Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore», il primo tweet viene inviato contemporaneamente in otto lingue dall’account @pontifex.
In passato il Papa aveva mandato brevi testi in occasione della Quaresima, ma questo è il primo tweet del Papa da quando è stato creato il nuovo profilo. Un account seguito già da oltre un milione di follower.
Poco dopo il primo invio Benedetto XVI, oggi assistito da Thaddeus Jones, del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali e da Claire Dìaz-Ortiz, di Twitter, ha risposto alla prima domanda «Come possiamo vivere meglio l'anno della fede nel nostro quotidiano?». La risposta del Papa, già pubblicata, recita: «Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno».
Nel corso della giornata sono state rese note altre due risposte ad altrettante domande. Le tre coppie di domande-risposte sono state selezionate da tre diversi continenti.
Per i prossimi mesi è previsto un tweet a settimana, il mercoledì dopo l'udienza.
Annachiara Valle
Il 3 dicembre Benedetto XVI ha aperto
il suo account Twitter ufficiale
@pontifex declinato in 7 lingue. Perché?
È solamente espressione di un desiderio
di “modernità”? In realtà non è
affatto così.
La Chiesa ha sempre annunciato
il Vangelo attraverso i canali
utilizzati in un preciso momento storico.
Il 3 dicembre 2012 si connette idealmente
al 12 febbraio 1931, quando Pio
XI lanciava il suo primo messaggio via
radio.
Oggi è il tempo dei social
network nei quali i messaggi di senso
non possono essere semplicemente
“trasmessi”, devo essere “condivisi”. E
un tweet può essere retwittato, commentato,
entra in un giro di relazione,
di condivisione.
Questo è il significato della comunicazione
ai nostri giorni. I messaggi
di senso oggi passano attraverso i social
network, che sono “luoghi di senso”,
dove la gente condivide la vita, i
desideri migliori e peggiori, le domande
e le risposte. Ormai, del resto,
molti leader religiosi sono su Twitter.
E anche la lista di vescovi e cardinali
che hanno da tempo un account Twitter
è lunga e importante.
È inutile notare
che il Papa (come altri grandi leader
mondiali) non “segue” nessun altro
su Twitter. Il motivo è non fare
preferenze di alcun tipo. Il suo ascolto
passerà invece per le domande fatte
tramite l’hashtag #askpontifex
Ma perché proprio Twitter? Già nel
suo messaggio per la 46ª Giornata mondiale
delle comunicazioni si notava un
passaggio chiave: «Nell’essenzialità di
brevi messaggi, spesso non più lunghi
di un versetto biblico, si possono esprimere
pensieri profondi».
Come non pensare a Twitter? Ma come
non pensare, se viste in questa prospettiva,
anche alle antifone dei Salmi,
alle litanie e alle giaculatorie che da
sempre accompagnano la preghiera dei
credenti? Il Papa così ricorda alla comunicazione
nell’ambiente digitale la sua
“vocazione” più alta: la brevità come sinonimo
di densità.
Antonio Spadaro, Direttore Civiltà Cattolica
Dopo l’apertura dell’account @pontifex il 3 dicembre, oggi, terminata l’udienza generale, è stato inviato il primo cinguettio che ormai fa già parte della storia: 126 caratteri che indicano il desiderio di essere lì, dove sono gli uomini di oggi: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore.” Il secondo messaggio, seguito a distanza di un’ora, è stata una domanda selzionata tra quelle giunte con l’hashtag #askpontifex: «Come possiamo vivere meglio l’Anno della fede nel nostro quotidiano?».
La risposta, sintetica, in 114 caratteri è giunta subito dopo: «Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno».
Il terzo quesito, giunto tre ore dopo il primo tweet, ha fatto
riferimento alla fede in Gesù Cristo, difficile da vivere in un mondo
senza speranza.
Il Papa ha suggerito di vivere «con la certezza che chi crede non è mai
solo. Dio è la roccia sicura su cui costruire la vita e il suo amore è
sempre fedele. Con questi messaggi Benedetto XVI ha accettato di entrare nella logica del frammento, di accettare la parzialità indotta dalla sintesi come suo strumento per comunicare all’uomo di oggi.
«Comunicare attraverso il frammento significa entrare nella logica del simbolo e non più dell’alfabeto –spiega don Marco Sanavio, esperto di new media e membro del consiglio direttivo dell’associazione Webcattolici-
non a caso il primo tweet del Papa non ha comunicato un concetto logico
ma l’adesione ad una forma di comunicazione nella quale è importante
alimentare un flusso più che dare seguito ad una logica».
Tra le reazioni della rete ci sono i commenti di quanti non concordano con il metodo scelto dal Papa,
ovvero di twittare dallo stesso account sia la domanda che la risposta,
e i cinguettii ironici di molti. «È il rischio che si corre –continua
don Sanavio- quando si decide di stare in mezzo alla gente e il Papa coraggiosamente, non si è sottratto.
L’ironia utilizza un codice simbolico che ha come risvolto quello di
attirare l’attenzione su di sé. A volte può diventare una richiesta di
riconoscimento, quasi uno dicesse “ci sono anch’io qui e ho necessità a
cui non ho ancora trovato risposte adeguate”.»