Ci sembra che l’Occidente stia sottovalutando
il rischio terrorismo del
mondo musulmano. I recenti episodi
che hanno interessato l’Africa e la
Francia ne sono la prova più eclatante.
Non vorrei che, come spesso accade, si
chiudesse la stalla dopo che i buoi sono scappati.
La lezione dell’11 settembre, con l’attacco alle
Torri gemelle, pare sia servita a poco. Non vogliamo
metterci in cattedra e dire ai Governi
quali provvedimenti prendere. Non possiamo,
però, non rilevare che aver trasformato la tolleranza
in lassismo o, peggio, in menefreghismo,
ha portato ai risultati che tutti conosciamo.
Facciamo qualche esempio per spiegarci
meglio: se in una scuola il direttore decide di
fare il presepe a Natale, per il bambino musulmano
questo non deve costituire un problema,
tanto meno essere percepito come una
volontà di proselitismo. Perché, a differenza di
un certo islam, il cristianesimo si basa su altri
presupposti. Allo stesso modo, se Demetrio e
Maria Luisa vanno a scuola negli Emirati Arabi,
non diranno nulla se nelle aule c’è l’icona
di Maometto. Se poi si dà la possibilità a una
comunità islamica in Italia di avere la propria
moschea, si controlla in anticipo la fedina penale
degli imam e si impone loro di parlare
italiano. Anche perché la stragrande maggioranza
di chi la frequenterà è gente di seconda
generazione, quindi italiani a tutti gli effetti!
Saranno altri i contesti in cui essi potranno
parlare l’arabo, che nessuno gli impedirà di
coltivare, perché le tradizioni vanno mantenute
anche se si è emigrati in altri Paesi.
Già, le tradizioni. Ossia l’identità. Il presidente
francese Hollande si sta sgolando nel
ribadire che l’identità dell’Europa è la libertà
d’espressione e la democrazia. Noi aggiungeremmo
anche la cristianità. Non intendiamo
cadere nell’errore dell’islam fanatico, che
vuole dare un unico colore al mondo con la forza. Tuttavia, non si può negare che le nostre
radici sono cristiane. E non si comprende
perché debbano essere ignorate in nome di un
frainteso senso della tolleranza. Vanno, invece,
vissute e testimoniate. Certo non imposte,
ma neppure calpestate. Se il mondo cristiano
si fosse indignato per il gesto sconsiderato di
tre ragazze in piazza San Pietro o per altri abomini
che circolano su Youtube contro la nostra
religione, forse avremmo già risolto tanti
problemi.
Non c’è bisogno di imitare gesti folli
come quelli di un certo islam, ma una presa di
posizione forte contro la blasfemia, sì. Nessuno
può utilizzare a proprio uso e consumo
il concetto di “libertà”.
Ci stupiamo, infine, di non aver sentito
da parte dell’islam moderato parole di dura
condanna nei confronti della violenza scellerata
dell’Isis, inclusa la volontà di convertire
forzatamente all’islam i prigionieri o
di violentare le donne per far nascere bimbi
“musulmani”. Ci auguriamo che l’islam, che
si definisce moderato, si indigni sufficientemente.
E che prenda le distanze non solo
a parole, ma agisca assieme all’Occidente per
debellare violenza e terrorismo fanatico. Insomma,
che anche nel mondo musulmano
nasca uno Schindler che crei la sua “lista” di
persone che si salveranno dall’abominio.
DEMETRIO E MARIA LUISA
Avete perfettamente ragione: di fronte
a crimini così efferati fatti nel nome di
Allah, quali quelli di Parigi o quelli che
ci mostrano le Tv, ormai quasi ogni giorno,
in altre parti del mondo ad opera
dell’Isis o di Boko Haram, l’islam cosiddetto
moderato non può più tacere. Deve venire
allo scoperto. Allo stesso modo di come si espone
papa Francesco, che condanna fermamente, senza
incertezze e ambiguità, il terrorismo che usa il
nome di Dio per uccidere il fratello. E che, in più
occasioni, ha chiesto direttamente ai leader musulmani
di pronunciarsi e far capire al mondo intero
che il vero islam non ha nulla da spartire con
questi terroristi. È nel loro interesse mostrare
il volto pacifico e tollerante dell’islam, perché
sono anch’essi vittime di questi “folli macellai”.
Le religioni hanno un ruolo importante per la
pace nel mondo, anche se non tutti credono che
il dialogo sia una valida soluzione. E c’è anche
chi invoca reazioni aggressive, se non una vera
e propria “guerra santa” contro l’islamizzazione
dell’Occidente. La paura è sempre cattiva
consigliera, e i politici che la cavalcano per specularne
benefici elettorali mostrano d’aver abdicato
al buon governo, cedendo a uno sterile populismo.
Così come invocare le radici cristiane e
chiudersi al dialogo, alla conoscenza e al rispetto
dei credenti di altre religioni è una vera e propria
contraddizione con il messaggio del Vangelo.
D.A.