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sabato 26 aprile 2025
 
 

Mister Ferrara, allegria vincente

25/11/2011  Vittorie in serie, tanti gol. L'under 21 di Ciro Ferrara ottiene risultati e diverte, pescando tanto in serie B.

Se i risultati nel calcio contano qualcosa, Ciro Ferrara si sta prendendo la sua rivincita. Aveva deluso, alla sua prima panchina, quella della Juventus. Si sta rifacendo una reputazione, alla seconda, guidando gli azzurrini dell’under 21.

     Parlano i numeri, che non tradiscono (quasi) mai: 5 vittorie di fila nel girone di qualificazione all’Europeo del 2013 (in totale sono 11 vittorie, 4 pareggi e una sola sconfitta), con 16 gol realizzati e appena 2 subìti. Meglio di così, molto difficile. Per di più, facendo le zone coi fichi secchi, in mancanza di altro. Non che il talento faccia difetto, questo no. Ma il buon Ferrara per mettere insieme la sua nazionale deve pescare nelle retrovie (soprattutto in B), visto che in serie i giovani hanno ben poco spazio. Poco male, se i risultati sono questi.

- Mister Ferrara, queste sì che sono vere soddisfazioni?

     "Non c’è dubbio, direi. Stiamo volando nella fase eliminatoria dell’Europeo, ma soprattutto siamo riusciti a creare un gruppo solido oltre che vincente".

- Un gruppo di semisconosciuti?

     "Direi, ex sconosciuti. Ora, un po’ per i risultati e un po’ per le prestazioni, dei miei ragazzi si parla, e pure tanto. Nessuno se lo aspettava, il merito è ancora maggiore".

- Resta il fatto che deve pescare in serie B: dura?

     "No, non è dura, visto e considerato che quel campionato sta offrendo ottimi talenti. Certo, se il massimo campionato desse maggiore spazio ai giovani, tutte le nazionali, e non solo la mia under 21, se ne avvantaggerebbero".

- Un problema tipicamente italiano?

     "Soprattutto italiano. In altri Paesi, compresi quelli calcisticamente più importanti, si dà maggior spazio ai giovani, anche ad altissimi livelli".

- Perché in Italia non accade?

     "C’è troppa fretta, sempre. Fretta di ottenere risultati, fretta di vincere. E’ quel che vogliono le società, ma pure i tifosi e la critica. Gli allenatori devono adeguarsi, per non rischiare il posto. Così va a finire che non si può aspettare la crescita dei giovani, seppure interessanti".

- Lei cosa farebbe, se allenasse un club?

     "Dovrei adeguarmi, per forza. Non si può fare la rivoluzione da soli".

- Quali le soluzioni?

     "Bisognerebbe cambiare mentalità e quindi politica".

- Mica facile...

     "Lo si può fare, ma c’è bisogno di tempo: certe abitudini non si cambiano da un giorno all’altro né da una stagione all’altra".

- In questa situazione, non deve essere agevole il suo compito.

     "Siamo qui per questo, per creare una bella nazionale e far crescere i giovani che un giorno forse faranno il salto in quella maggiore. Siamo un bel gruppo, ci dividiamo i compiti, perché dobbiamo girare molto sui campi per tenere d’occhio i ragazzi più interessanti".

- Una volta era più facile?

     "Penso di sì. C’erano grandi talenti che giocavano in A, da quel campionato arrivavano un po’ tutti i ragazzi delle under 21 di una volta. Non c’è dubbio: il lavoro di ricerca è diventato più difficile".

- In conclusione, cosa vuole dalla sua under 21?

     "Risultati, naturalmente. Se possibile accompagnati da bel calcio. E voglio vedere che i ragazzi crescano, sia come calciatori che come uomini".                                                                              

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