Basilio Pusceddu ha 52 anni e da
quaranta fa presepi. In realtà la
sua occupazione principale è di
dipendente del Gruppo Ferrovie
dello Stato Rete Ferroviaria Italiana,
ma se provi a suggerire che, allora,
il presepe è un hobby, senza esitazioni
ti risponde: «Non direi. Il presepe lo
si deve sentire interiormente. Nasce come
un gesto spontaneo, guidati soprattutto
dalla devozione e dalla fede».
Aveva 6 anni quando vide il primo
presepe della sua vita. I genitori si erano
trasferiti dalla Sardegna in Piemonte
per lavoro, lui frequentava le scuole
elementari a Bussoleno (Torino). «Ricordo
che mamma Teresa aspettava un pacco
inviato dalla zia che abitava in Sardegna.
Dentro, oltre ai dolcetti preparati
per il Natale, vi erano tutte le statuine
per fare il presepe». Ma Basilio non sapeva
cosa volesse dire. Così la madre gli
spiegò perché si preparava la grotta e si
collocavano la Natività e i pastori.
«Rimasi entusiasta, quando, al ritorno
da scuola, lo vidi allestito. Era meraviglioso:
tutte le figure erano rivolte verso
la grotta e lì, tra il bue e l’asino e Maria
e Giuseppe, una piccola culla ancora
vuota. Rimasi rapito dalla scena. Ancora
oggi conservo quelle statuine con
cui faccio ogni anno il presepe a casa e,
se ci ripenso, rivivo quell’emozione.
Grazie all’ingegno di zio Angelo continuo
questa antichissima tradizione».
A 12 anni imparò le tecniche presepiali
da padre Sergio Merlo: «Seguivo
tutti gli accorgimenti e i particolari che
rendevano le scene suggestive, ammirare
il suo presepe era come leggere le pagine
dell’evangelista Luca».
Negli anni Ottanta studiò le tecniche
di meccanica per il movimento di
statue. Dopo 44 anni passati tra Bussoleno
e Susa, Basilio è tornato a vivere in
Sardegna a Portoscuso (Carbonia Iglesias)
dove realizza presepi monumentali
con l’amico Ignazio Albero Cerchi. E
ha dato vita all’Associazione culturale
Sardinian Events per valorizzare il patrimonio
storico, artistico e delle tradizioni
locali.
Perché proprio i presepi? «Perché la
presenza del presepe unisce la famiglia,
esalta i valori della pace e della solidarietà.
È una tradizione che parla al cuore,
perché il Natale è festa d’amore. Il
mio contributo nella realizzazione dei
presepi vuole essere un modo per continuare
a “stupire” con la speranza che il
presepe possa essere motivo di riflessione
per un mondo migliore dove tutti,
come le statuine, riflettano sul proprio
volto la luce e la pace di Cristo.»