A Milano si sono ritrovati di buon mattino al Velodromo Vigorelli: i musulmani sono ritornati nel tempio del ciclismo, che già li
ospitò nel 2009. Sempre a Milano ha fatto notizia il caso di un bar, in via Lomellina, che ha deciso di tenere chiuso a pranzo per permettere ai suoi collaboratori di pregare e far festa. A Torino l'appuntamento, sul presto, è stato al Parco Dora: per la prima volta è intervenuto anche il sindaco, Piero Fassino, che ha detto: «Questa è la città di tutti. Lavoriamo ogni
giorno per far sentire torinesi tutti coloro che vivono qui». A Venezia le comunità islamiche si sono ritrovate nella Palestra Edison e in alcune aree all'interno del Parco Catene. Ma iniziative simili si sono registrate in un po' tutta Italia, da Roma a Napoli, da Palermo a Bari.
Oggi, venerdì 17 luglio, termina il Ramadan, il mese che l'Islam dedica a Dio e al prossimo attraverso un cammino di purificazione da percorrere attraverso precise pratiche religiose e sociali
come il digiuno, la preghiera, l’elemosina, l’aiuto ai poveri, le visite a parenti
ed amici. Quella che si celebra dalle prime luci dell'alba è, in particolare, la festa di 'Id al-Fitr, la fine del Ramadan, appunto.
Alcuni vescovi hanno voluto inviare messaggi di vicinanza e di affetto ai musulmani che vivono nelle diocesi a loro affidate: in questo dossier segnaliamo le lettere scritte dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. Diamo anche conto di un parroco di Como che ha invitato i suoi fedeli a digiunare insieme ai musulmani per la fine del Ramadan, cosa che ha portato la Lega Nord a scatenare l'ennesima polemica.
Prevale ovunque il desiderio di dialogo. Che non tace i problemi, specialmente in quest'anno funestato da attacchi sanguinari dell'Isis. Ma che richiama il dovere, per chi crede in Dio, a costruire - insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà - un mondo più pacificato e più giusto. E proprio Cristiani e musulmani: insieme per contrastare la violenza perpetrata in nome della religione è il titolo del Messaggio per il mese di Ramadan e 'Id al-Fitr firmato dal cardinale Jean-Louis Tauran e da padre Miguel Ángel Ayuso
Guixot, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. La violenza non è solo descritta e condannata. È
ricondotta alle sue origini religiose, culturali, educative: «C’è pure la responsabilità di coloro che hanno il compito
dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide
religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo
nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono
perpetrate sul campo».
«Secondo san Giovanni Paolo II», prosegue il messaggio, «cristiani e musulmani hanno “il
privilegio della preghiera” (si veda il suo discorso ai capi religiosi musulmani,
Kaduna, Nigeria, 14 febbraio 1982). C’è grande bisogno della nostra
preghiera: per la giustizia, per la pace e la sicurezza nel mondo; per
coloro che si sono allontanati dal retto cammino della vita e commettono
violenza in nome della religione, affinché possano ritornare a Dio e
cambiare vita; per i poveri e gli ammalati. Le nostre feste, tra l’altro, nutrono in noi la speranza per il
presente e per il futuro. È con speranza che guardiamo al futuro
dell’umanità, in particolare quando facciamo del nostro meglio affinché i
nostri legittimi sogni diventino realtà. Con papa Francesco - termina lo scritto -, vi auguriamo che i frutti del Ramadan e la gioia
di ‘Id al-Fitr possano portare pace e prosperità, favorendo la vostra
crescita umana e spirituale».
E' dal 1967 che il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso invia messaggi analoghi. Due eccezioni si sono avute il 3 aprile 1991 (s'era da poco conclusa la prima guerra del Golfo) e il 10 luglio 2013 (Jorge Mario Bergoglio era Papa da pochi mesi), quando Giovanni Paolo II e Francesco decisero di rivolgere
personalmente un messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan.