Il 19 marzo ricordiamo San Giuseppe ma sono pochi i Paesi che come l’Italia, la Spagna e il Portogallo, hanno scelto questa data per festeggiare l’importanza del padre nella famiglia. Chi ha l'età ricorderà sicuramente che fino al 1977, in Italia, il 19 marzo era una festa nazionale (introdotta nel 1968) e non si andava a scuola.
Ma forse non tutti sanno che l’idea di questa ricorrenza è nata in America, a Spokane - Washington, e risale al 1910 quando una giovane donna Sonora Smart Dodd dopo aver ascoltato un sermone dedicato alla festa della Mamma per "par condicio" chiese ed ottenne di dedicare un giorno speciale anche ai papà. Scelse allora il 19 giugno, giorno del compleanno di suo padre, un veterano della guerra di secessione americana.
Per questo nella maggior parte dei Paesi stranieri, tra cui gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Cina, la Grecia, si festeggia il papà la terza domenica di giugno.
Una maggior condivisione nelle decisioni familiari
I papà italiani si sentono poco considerati da partner e figli, tanto da sentirsi affetti dalla Sindrome da Calimero. Sono i dati emersi da un'inchiesta voluta da Nescafé Dolce Gusto, in occasione della Festa del Papà, che ha effettuato 1000 interviste attraverso i principali social network.
In particolare i padri che hanno risposto alle interviste si reputano messi in secondo piano nel rapporto madre-figlio (39%) e talvolta persino ignorati (32%). Molti di loro hanno spesso l’impressione di essere visti come dei “bancomat” (41%) o come valvola di sfogo dallo stress quotidiano (45%).
Che cosa desiderano quindi? La maggior parte vorrebbe una maggiore condivisione nella decisioni importanti che riguardano la famiglia (54%), e sentirsi, di tanto in tanto, al centro dell’attenzione (43%).
Sentirsi come un Bancomat
Nonostante quindi per la maggior parte di loro (57%) la scoperta di diventare padri è indissolubilmente legata ad una enorme gioia, la paternità molto spesso porta anche dolori e insoddisfazioni.
La poca considerazione da parte della prole e della partner è, infatti, capace di generare un senso di frustrazione e tristezza. Crea disagio, ai papà intervistati, il rapporto più intenso che nasce tra i figli e la madre: il 39% lamenta di sentirsi spesso escluso, a causa del maggior tempo trascorso assieme mentre lui è al lavoro, e di non essere coinvolto quando si tratta di prendere una decisione importante per tutta la famiglia (54%). Il 35% segnala, inoltre, che il proprio “ruolo” di autorità e di modello comportamentale non è più riconosciuto.
Una situazione che non sembra migliorare con il trascorrere degli anni, tanto che il 28% ammette di incappare in un rapporto poco stimolante con i figli, soprattutto maschi (39%), i quali spesso manifestano insofferenza e soggezione.
Ma i problemi maggiori sono sicuramente legati al fatto che si sentono ignorati nelle loro esigenze e necessità (32%), oppure che spesso vengano vissuti come valvola di sfogo dallo stress quotidiano (45%). Al contrario, a creare amarezza è il fatto che ci si ricordi molto più facilmente di loro solo in caso di sostanziose ‘mance’, considerandoli solamente come Bancomat umani (41%).
I papà italiani, infine, se potessero scegliere per la loro festa eviterebbero regali seriali e gli oggetti “utili”. Preferirebbero dei doni dedicati ai loro hobby e passioni (sport, modellismo, cucina) o qualcosa che possano “godersi” assieme a tutta la famiglia
I papà francesi dedicano ai propri figli 11 minuti al giorno, ma la buona notizia è che rispetto a quanto ne dedicavano nel 1975 c'è stato un aumento del 37,5%. Chiaramente si tratta di un tempo ancora tre volte e mezzo inferiore rispetto alle mamme, che sono a disposizione dei figli 38 minuti.
Lo rivelano i risultati di uno studio dell'Istituto nazionale di statistica e studi economici (Insee), secondo il quale quasi la metà dei maschi ritiene che procreare sia indispensabie per la propria realizzazione.
I papà - rileva lo studio - sono meglio valorizzati nella coppia, soprattutto tra i più giovani: «Gli uomini sono sempre più coinvolti nell'educazione dei loro figli e nel quotidiano». Il divorzio è considerato «possibile» se la coppia non è più felice e in questa eventualità quasi la metà degli intervistati crede che la mamma non sia «nè meglio nè peggio» del padre per quanto riguarda l'affidamento.
Inoltre, per il 50% dei francesi le donne possono avere e allevare da sole un bambino se lo vogliono. Tuttavia la maggioranza (90%) continua a credere che, per crescere felici, i bambini abbiano bisogno di entrambi i genitori.
I libri del papà di Alberto Pellai
Guidati dalla mano ferma di Alberto Pellai, uno psicologo di grande esperienza, i futuri padri potranno trovare, nei tre volumi di questa collana San Paolo dedicata ai papà, una vera mappa delle proprie emozioni per imparare ad accoglierle e comprenderle.
Sul monte della tua pancia. Come in un diario, un uomo che sta per diventare padre, osserva la moglie addormentata di fianco a lui e comincia a scriverle. Per la prima volta fa chiarezza sulle tante e contrastanti emozioni che hanno accompagnato questi mesi di attesa.
Le mie mani sono le tue ali : Il primo anno di vita di un figlio visto con le mani del suo papà. Dialogo “immaginario” tra padre e figlio appena nato seguito da una riflessione più approfondita sulla paternità come si disvela nel primo anno, quando il figlio sembra dipendere ancora in toto dalla madre: i valori, le fasi, le incertezze da superare e le aspettative da colmare.
Da padre a figlia: la lettera che ogni padre vorrebbe scrivere, le parole che ogni figlia dovrebbe leggere. Un uomo vede crescere la figlia adolescente. Di fronte agli interrogativi che questo cambiamento gli pone, decide di comunicare con lei attraverso una lettera. Attraverso questo strumento, per la prima volta fa chiarezza sulle tante e contrastanti emozioni che lo accompagnano, riuscendo così a rafforzare il legame genitoriale con la figlia.
Ecco invece due volumi dedicati ai più piccoli.
Il mio super papà, il cui autore Antonio Vincenti è fondatore del gruppo Sicomoro, specializzato in editoria religiosa per ragazzi ed esperto di editoria scolastica religiosa. Con una buona dose di autoironia offre una visione affettuosa della vita della famiglia e della figura del papà.
Il papà si allunga per arrivare al telecomando, conosce lingue strane quando canta facendosi la barba, diventa invisibile per non rispondere alla mamma che ha un lavoretto per lui: voce narrante è il bambino che descrive le azioni del padre vedendolo come un supereroe dai superpoteri.
Ne Il mio papà di Lila Prap, una apprezzata autrice slovena, si racconta dei cuccioli di uomo per i quali, come per i cuccioli di animale, il papà è un modello e un esempio. Attraverso il fantastico mondo degli animali, il bambino assorbe quante cose si possono fare con il proprio papà… Il risultato è un albo magnificamente illustrato capace di trasportare il piccolo lettore in un mondo ricco di affetto e di poesia.
Santo molto amato, Giuseppe, il falegname di Nazareth, è una delle figure più schive del Vangelo: neppure una sola parola gli viene attribuita. Rappresentante, in questo, di tanti e tanti padri che nella storia hanno accudito con amore e scarni discorsi le loro famiglie e i loro figli, con una premura inversamente proporzionale all'eloquio.
Quasi per contrappasso, la giornalista e scrittrice Giovanna Ferrante lo fa parlare in prima persona nel libro Giuseppe. Il falegname di Nazareth, edito in questi giorni da Ancora (euro 10,50; pagine 144). Benché sia stata scritta rivisitando i Vangeli dell'infanzia, i Vangeli apocrifi, la tradizione della Chiesa e la devozione di generazioni di credenti, questa singolare "autobiografia" unisce realtà e fantasia con la libertà propria dei romanzi.
San Giuseppe è rappresentato sul letto di morte, mentre si prepara all'ultimo passaggio che lo metterà in comunione con quel mistero di Dio che ha governato tutta la sua vita, e che per lui è stato il mistero di vivere accanto al Figlio di Dio e a Maria, padre e non genitore, sposo e non marito. In quei momenti scorrono nella sua mente gli anni e gli episodi che ha vissuto con loro, con amore, impegno quotidiano e fede profonda.
Non a caso l'autrice ha dedicato il libro al proprio padre: il Giuseppe falegname operoso e onesto, sposo innamorato e rispettoso, padre amorevole e responsabile, che emerge dalle pagine, ha molto di quella paternità ideale fatta di semplicità e quotidianità serena che ognuno di noi amerebbe.
La lettura scorre veloce e serena grazie a una scrittura intensa e volutamente facile. Perchè essenziali come la verità dovevano essere i pensieri di Giuseppe, i suoi sentimenti sempre delicati, la fede umile e grande. O almeno, così possiamo immaginarli attraverso le pagine di questo libro, e ci appaiono del tutto verosimili in un santo autentico e solido come il legno che lavorava.
Rosanna Biffi
La Festa del Papà quest’anno potrebbe segnare l’inizio di un forte cambiamento culturale per il nostro Paese. E' in discussione, infatti, una proposta di legge bipartisan a supporto degli uomini per valorizzare la figura del padre nella famiglia, il suo diritto a restare vicino ai figli e a condividere con la mamma le responsabilità e l’impegno genitoriale.
Si tratta di un testo «che mette sullo stesso piano il ruolo di entrambi i genitori nella crescita dei figli e riconosce nello stesso tempo il diritto di entrambi a perseguire con pari possibilità le opportunità professionali». Queste le parole dell'onorevole Alessia Mosca, deputato del Pd che insieme a Barbara Saltamartini del Pdl sta lavorando all’introduzione in Italia dei congedi di paternità obbligatori (in discussione alla Camera in Commissione lavoro nella settimana del 21 marzo).
Oggi la legge italiana prevede la possibilità per i padri di assentarsi dal lavoro nei tre mesi successivi alla nascita del figlio solo in caso di morte o infermità della madre, abbandono del figlio o affidamento esclusivo al padre.
La proposta di legge prevede, invece, quattro giorni consecutivi di astensione dal lavoro per il padre, nell’arco dei primi tre mesi di nascita del bambino, con retribuzione al 100%; possibilità di congedi orizzontali oltre che verticali, cioè di mezza giornata da suddividere tra papà e mamme; congedi anche per le adozioni.