Per la prima volta sfileranno anche i sindaci, 400, in
rappresentanza degli oltre 8.000 comuni italiani. Perché la festa della Repubblica,
come ha ribadito la stessa ministra della Difesa Roberta Pinotti, «è la festa
di tutti gli italiani». Privata dell’aggettivo militare la parata che si
svolgerà ai Fori imperiali ribadisce così che il 2 giugno è, in primo luogo,
festa dell’unità nazionale e della Repubblica. «Nella sfilata», ha dichiarato
la Pinotti, «sono le Forze armate e gli altri corpi dello Stato che fanno festa
alla Repubblica e non, come si è talvolta dato a intendere, la Repubblica che
esibisce, celebra e onora le Forza armate».
Intanto si fa spazio nell’opinione pubblica e in
Parlamento l’idea di consolidare il servizio civile universale come difesa non
armata della patria. Il servizio civile, appena sancito dalla legge delega sul
terzo settore, si apre, al momento, anche agli stranieri regolarmente residenti
e, nelle intenzioni di Mario Marazziti, presidente della Commissione affari
sociali, dovrebbe diventare obbligatorio per tutti. Marazziti, che ha già
depositato due anni fa una proposta di
legge che dovrà andare in discussione, spiega che «questo diventa un fattore di
cambiamento dell’Italia che introduce anche un patto tra generazioni, un’integrazione
e uno scambio tra giovani di diverse regioni, il principio di gratuità».
In
sette articoli la proposta di legge stabilisce che sono tenuti
obbligatoriamente a prestare sei mesi di servizio civile tutti i giovani e le
giovani dai 18 ai 25 anni, che alcuni mesi possono essere prestati presso un’altra
regione e istituisce due giornate consecutive nazionali di volontariato per
tutti i cittadini fino ai 50 anni. Sono esentati dall’obbligo i cittadini che
prestano servizio militare volontario.