L'età anziana, la saggezza di una vita
Autore prolifico di spiritualità, sacerdote paolino già missionario in Inghilterra e Irlanda, don Vito Spagnolo nella sua esperienza di pastore di anime ha incontrato molte persone anziane. Coppie, ma soprattutto consacrate laiche dell’Istituto Maria SS. Annunziata (dette “le Annunziatine”), un istituto secolare per donne nubili appartenente alla Famiglia Paolina, fondata dal beato Giacomo Alberione, di cui don Vito è stato per molti anni animatore. Facendo tesoro di tanto patrimonio, il sacerdote ha dato recentemente alle stampe un libro che parla della terza età dal titolo Il viaggio della vita. Terza età e l’arte della vita (Elledici, euro 9,90). Lo abbiamo intervistato in occasione della prima Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani (25 luglio), indetta da papa Francesco per costruire ponti tra gli estremi delle generazioni, i nonni e i nipoti.
Don Vito, un libro sulla terza età. Perché?
«Devo confessare che spesso in passato, ma qualche volta anche adesso, pensando all’età che avanza – già adesso con i miei 64 anni sono forse arrivato alla terza età, anche se ancora non si sentono per niente – veniva qualche ansia qua e là, tipo: “Mamma mia, come sarò quando sarò vecchio? Avrò qualche malattia? Starò allettato per tanti anni?...”, tutti pensieri che mettevano un po’ di angoscia e depressione, a dir la verità. Penso che questa piccola difficoltà personale abbia dato una piccola spinta a scrivere questo libro, in vista di trovare possibili soluzioni che portassero consolazione, e nel cercare esperienze di altre persone che hanno vissuto in modo sereno se non addirittura brillante la terza età. Ma un’altra forte motivazione, certo, è stato il fatto che ho lavorato per dodici anni con un Istituto di consacrate laiche, le Annunziatine, più di 300 persone in tutta Italia, la maggior parte delle quali non erano giovanissime, dove ho fatto esperienze molto belle, tante care sorelle piene di vitalità nonostante avevano i loro 70 o 80 anni e più, come pure altre però che facevano più fatica a vivere l’età anziana. Questa sicuramente è stata un’altra motivazione che mi ha spinto a leggere, studiare, documentarmi in modo approfondito per poter essere per loro un valido aiuto».
Nel libro lei parla dei doni, delle capacità e possibilità delle persone anziane. Quali sono?
«Tutta la vita è strapiena di doni. Da qualsiasi parte ci voltiamo vediamo dono di Dio, esterni e interni. Vengono in mente i versetti di Metastasio: “Dovunque guardo giro, immenso Dio, ti vedo: nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me”. E questo vale per tutta la vita, anche per la terza età. E anche quando alcuni doni cominciano a venir meno, ne rimangono sempre tantissimi e in questa nuova fase della vita si aprono spazi per ulteriori e doni speciali. Forse il dono più grande della terza età è avere più tempo per riflettere, per puntare gli occhi dall’esterno all’interno, rivedere la propria vita, riconciliarsi con eventuali storie difficili del passato, ringraziare per il dono della vita, spendere tempo nel donarsi agli altri in tutti quei servizi che ancora si possono fare, dare tempo alla preghiera, godersi la compagnia di Dio. La terza età ci chiede di rallentare i ritmi, gustare il presente, i mille dettagli di ogni giorno a cui magari non avevamo mai fatto caso prima, perché si è vissuto tutto con tanta fretta, raccogliere la saggezza di una vita, diventare una presenza di benedizione per gli altri, essere una parola di incoraggiamento e conforto per chiunque, uno che con la vita annuncia valori quali la gioia, la pace, la serenità, la pazienza, il coraggio…».
Da pastore di anime, quali sono le difficoltà maggiori che devono affrontare oggi gli anziani?
«Sono varie: la solitudine, l’emarginazione, la svalutazione, l’indifferenza, la non valorizzazione… Mentre nel passato l’anziano era visto come una figura centrale nell’ambito della famiglia patriarcale, oggi, nelle famiglie nucleari, dove gli spazi fisici si fanno sempre più ristretti e la cultura narcisistica ha il sopravvento, l’anziano e l’ammalato sono i primi a pagarne le conseguenze, spesso con l’allontanamento dalle proprie case. Non si riconosce la dignità della persona dell’anziano, in un tempo dell’“usa e getta”, anche l’anziano che non serve più, anzi che può essere visto come un problema e una seccatura, lo si “scarta”. E ricordiamo la “cultura dello scarto” di cui spesso parla papa Francesco. L’anziano si trova a dover affrontare, oltre ai limiti fisici che l’età impone, oltre eventuali malattie, oltre al diminuire di tutte le energie, anche queste difficoltà relazionali, che sono poi quelle più dolorose: non essere riconosciuti per quello che si è fatto, per il contributo che si è dato in famiglia e alla società… L’anziano deve quindi attrezzarsi per poter sopravvivere alla solitudine, spesso anche fisica ma soprattutto quella spirituale: imparare a trovare dentro di se forza e senso per andare avanti, per mantenersi positivo e pieno di energie, per continuare ad amare e a donarsi, perché solo così può mantenere viva la fiamma della vita e della speranza in lui».
Esiste una spiritualità particolare dell’età anziana? Come la definirebbe?
«La spiritualità dell’età anziana deve far riferimento alla grazia di Dio, all’umiltà, alla speranza, al vivere il presente, al ringraziare. La persona anziana diventa sempre più cosciente che tutto passa, che si son fatte tante cose belle, magari anche mezze inutili o a volte anche dannose, e che alla fin fine si devono tirare le fila e bisogna riconoscere che, come dice Teresa D’Avila, “tutto passa, Dio resta sempre lo stesso, chi possiede Dio non gli manca niente”. La terza età, dopo tanti anni di esperienza di vita, è il tempo per evidenziare le cose importanti della vita: Dio, l’amore, la gioia, l’onestà, la fedeltà, la bontà, la misericordia… È tempo speciale di verifica della vita, di unificare la propria vita, di concentrare il tempo che rimane sulle cose importanti ed essenziali della vita. Non c’è più tempo da perdere. Si è già perso troppo tempo in cose superficiali che non ci hanno fatto crescere. È tempo per le virtù, per le cose buone, belle, tempo per sé (per acquistare consapevolezza della propria identità) e per gli altri, e tempo soprattutto per Dio, la sorgente della vita e di ogni bene dell’uomo».
In tarda età si hanno più risorse per affrontare i problemi? Come Dio entra in gioco?
«La terza età è il tempo delle difficoltà di ogni tipo, come dicevamo. Ma è sempre vero che siamo sempre noi il capitano della nostra nave e sappiamo che la qualità della nostra vita dipende molto dai nostri pensieri e atteggiamenti. Se siamo persone sagge e mature, affrontiamo i problemi con un cuore grande, sappiamo quando chiudere un occhio su questioni cui non vale la pena discutere e creare tensioni, sappiamo avere quel “buon umore” che con una parola o battuta trasforma momenti difficili e tesi in una risata che fa ritornare i cuori in pace e sereni. Certo, però, tutto questo non è facile, non viene da sé. Ci vuole una vita vissuta bene, con amore alle persone e alla vita tutta, per ritrovarsi con un atteggiamento simile. Ma soprattutto bisogna aver fatto un incontro speciale, che ci ha aperto e toccato il cuore, che ci ha fatto vedere orizzonti immensi, che ci ha fatto gustare un amore e una stima immensi, che ci dona di vivere alla sua presenza come figli: è l’incontro con Dio.
Quando entra in gioco Dio in una vita, tutto cambia, si vedono le cose in modo diverso, una nuova speranza, vitalità e gioia entrano nella persona, il buio si illumina, i pessimismi si trasformano in ottimismi: possiamo avere acciacchi vari, malattie, non essere considerati o stimati dalle persone, emarginati, disprezzati, non capiti, derisi… ma dentro il cuore abbiamo ormai la forza di una verità che nessuno ci può togliere, abbiamo la coscienza di una potenza di amore senza fine, ci sentiamo di avere una dignità senza limiti, quella di figli di Dio, e allora “tutto posso in Colui che mi da forza”, come dice san Paolo, allora sentiamo Dio che ci dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo”, come scrive il profeta Isaia, e allora nonostante le mille difficoltà della terza età, l’anziano credente continua il suo cammino a testa alta e con il cuore acceso, seminando fiducia, generosità, servizio… sapendo che è “donando che si riceve”».