Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 11 settembre 2024
 
rassegna
 

Poetesse, pittrici, musiciste: le donne arabe oltre gli stereotipi

27/03/2019  All'Università Cattolica di Milano dal 28 al 30 marzo si svolge il Festival della lingua araba. "In questa edizione" spiega il professor Wael Farouq, promotore dell'evento, "ricordiamo il centenario della rivoluzione egiziana del 1919: allora, per la prima volta, la popolazione femminile nel Paese è scesa per le strade e ha conquistato lo spazio pubblico".

La locandina del Festival della lingua araba.
La locandina del Festival della lingua araba.

(Sopra: il professor Wael Farouq, docente egiziano di Lingua araba all'Università Cattolica di Milano)

Arrivano da Egitto, Bahrain, Kuwait, Iraq, Emirati arabi uniti, Libano, Marocco. Sono scrittrici, artiste delle arti figurative, musiciste, docenti. Donne arabe che, attraverso le espressioni della cultura, rompono gli stereotipi  e i preconcetti europei e occidentali sul mondo femminile in Medio Oriente e, in generale, nei Paesi arabi. Sono loro, per l’appunto, le protagoniste della quarta edizione del Festival della lingua araba, che si svolge all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dal 28 al 30 marzo. «Gli stereotipi sulla donna araba si riconducono essenzialmente a due filoni: da un lato c’è l’orientalismo, che dipinge la donna araba tipicamente velata, chiusa in casa, legandola magari all’idea dell’harem o della danza del ventre. Dall’altro lato c’è l’ideologia femminista che cerca di imporre forme chiuse, fisse, preconfezionate sulla realtà delle donne». A parlare è il professor Wael Farouq, egiziano, 45 anni, docente di Lingua araba all’Università Cattolica e promotore del Festival.  «Quello che cerchiamo di fare con la rassegna è proporre una terza via: mostrare la realtà concreta attraverso le testimonianze di donne che, nonostante gli innegabili ostacoli da superare, sono riuscite ad affermarsi e ad avere successo in diversi settori e hanno offerto alla cultura araba intera un contributo essenziale. Donne meravigliose che arrivano qui per raccontarci la loro storia e la loro esperienza».  

Nei due giorni del festival, intitolato “Shahrazad fuori dal palazzo”, saranno presenti oltre 50 relatori, più della metà donne. «Ma il numero di quelle invitate era ancora più elevato», sottolinea il professor Farouq, «purtroppo però molte di loro, ad esempio dalla Siria, dall’Iraq, dallo Yemen, non sono riuscite ad ottenere il visto per venire in Italia». Si parlerà di letteratura di viaggio, di poesia, di moda e costume nel Mediterrano (con una mostra), di editoria e traduzione. Per quanto riguarda il cinema, il programma prevede un film egiziano, Rose avvelenate: «Il regista, Ahmad Fawzi Saleh, è un uomo, ma il film è molto interessante perché indaga il rapporto tra fratello e sorella e lancia unop sguardo sul mondo femminile mostrando quanto le donne siano importanti nella società». Il concerto finale vedrà l’esibizione al flauto di Ines Abd al-Dayem, ministra della Cultura in Egitto dal 2018, musicista e docente, direttrice dell’Opera del Cairo, in precedenza direttrice dell’Orchestra sinfonica del la capitale egiziana. “Un esempio di donna che si è affermata prima come artista e poi come amministratrice”.

Il festival è arrivato alla quarta edizione grazie all’interesse crescente del pubblico. «La scorsa edizione è stata seguita da tremila persone, gli studenti in Cattolica sono arrivati in totale a 700, tra le lezioni regolari e corsi serali». Una curiosità interessante: il 90% di chi studia arabo sono ragazze. La rassegna della lingua araba di Milano, spiega ancora Farouq, è diventato un evento importante anche per il mondo arabo: molti giornali arabi, a partire dal prestigioso Asharq al-Awsat, hanno scritto articoli su questa rassegna milanese e italiana.

«In questi ultimi anni dal percorso con i nostri studenti della Cattolica sono uscite tante domande sul mondo femminile arabo. Questo è il momento perfetto per approfondire il tema delle donne: quest'anno ricorre il centenario della rivoluzione egiziana del 1919 che oppose il popolo alla dominazione britannica, potenza colonizzatrice.  In quell'evento rivoluzionario per la prima volta le donne nel mondo arabo sono uscite per la strada per manifestare, al fianco degli uomini,  e per la prima volta hanno conquistato lo spazio pubblico, cambiando la cultura e la mentalità».  

Non solo le donne: la rivoluzione del 1919 ha portato per le strade anche anche le classi sociali più marginali e le minoranze religiose: allora i cristiani si sono uniti ai musulmani nella lotta comune contro i colonizzatori.  «Quando gli uomini sentono la mancanza  della libertà e sono motivati dal desiderio di conquistarla è più facile riconoscere i diritti degli altri a questa libertà.  Allora, gli egiziani, in maggioranza musulmani, hanno capito l’importanza di riconoscere i diritti dei cristiani e delle donne. Per questo, dopo cento anni, è importante celebrare questa rivoluzione: il momento in cui donne e cristiani in Egitto, e nel mondo arabo, hanno conquistato lo spazio pubblico per la loro libertà». 

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo