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venerdì 20 settembre 2024
 
Mode e Manie
 

Fidget spinner: antistress, gioco innocuo o fastidio?

18/07/2017 

Cara prof, mio figlio di tredici anni mi chiede di comprargli uno strano tipo di trottola. Si chiama fidget spinner e sta spopolando tra i suoi amici. Ce l’hanno tutti, dice, se ne possono trovare anche a pochi euro ed è un aggeggio che si fa girare tra le dita: ha un cuscinetto centrale e due o più piccole pale che gli stanno attorno. Basta bloccarlo al centro, dare una spinta e il gioco è fatto. L’obiettivo è far girare la trottola il più a lungo possibile, colpendola ripetutamente. Pare funga da antistress, o così si legge sui siti che le vendono. Qualcuno dice che può essere utile anche per chi ha disturbi dell’attenzione. Mi racconta che i suoi amici la usano anche a scuola ma che i professori in realtà non sono molto favorevoli. Lei che cosa ne pensa?

CARLA

— Cara Carla, se negli ultimi mesi tu fossi entrata in una qualsiasi classe delle medie durante l’intervallo avresti trovato uno stuolo di preadolescenti con le dita intente a far girare le strane trottoline di cui parli. A Milano, in classe mia, i ragazzi già da fine aprile hanno cominciato a fare a gara per acquistarle on line, per sceglierne i modelli più particolari e colorati per poi scambiarle con gli altri e farle ruotare all’impazzata. «Carine, innocue», ho pensato io all’inizio. E me ne sono fatta dare una in mano. Confesso: ho rimpianto un po’ il mio cubo di Rubik, mi sono considerata antica pensando al fatto che il movimento lì non fosse pura meccanica, ma anche logica. «Tempi che cambiano», mi sono detta, e sono passata oltre senza dare troppo peso. Fino a quando non ho visto mani sotto i banchi in continuazione, occhi di compagni fissi sulle acrobazie di pollici e indici altrui, ho pensato ad aggeggi che per sbaglio potevano diventare volanti. Ho poi letto di casi di incidenti in Australia e America, di scuole che ne hanno proibito l’uso. Lo ha fatto anche qualche preside nostrano. In fondo è di trottole che si parla: da dito, da usare per gioco, nei modelli non taglienti e con attenzione a non farsi male, non occorre ammantarli di proprietà terapeutiche utili forse al marketing. Che qualche ragazzo con disturbi dell’attenzione possa dire, on line, di trarne beneficio ci sta; che vent’anni fa lo strumento sia nato per far giocare insieme una bimba e sua madre malata pure. Ma ho dubbi sul fatto che servano per aumentare la concentrazione in classe, dove l’uso poi diventa collettivo con effetti esattamente opposti. Che si giochi, dunque. Che si facciano le gare, che le trottole continuino a passare da un dito all’altro o da una mano all’altra se ce la si fa. Ma rigorosamente fuori dalla scuola. Altrimenti il rimedio antistress, poi, lo si dovrà trovare, efficace, per i malcapitati professori.

 
 
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