Ho un figlio di 11 anni decisamente provato da questo ultimo anno di emergenze continue. È spesso arrabbiato e sempre più dipendente da youtube e videogiochi, con attacchi verbali e fisici quando provo a mettergli uno stop. Settimana scorsa, durante il gioco, ha rotto letteralmente il piano della scrivania con un pugno «perché gli amici lo hanno fatto arrabbiare»: un danno serio, senza conseguenze per la sua salute. Dà a me la colpa di tutto, per non avergli mai insegnato come gestire la rabbia, motivo per cui non vede la necessità di scusarsi o provare a contenersi. Anche ascoltando le cose che mi dice, io non so più se è lui ad aver bisogno di aiuto o se sono io che devo farmi supportare per permettergli di evitare queste escalation di rabbia. Qual è la direzione da prendere? CINZIA
— Cara Cinzia, a 11 anni si è esplosivi per natura. Il cervello delle emozioni è molto potente, quello dei pensieri (che dovrebbe tenere sotto controllo le emozioni) è invece profondamente immaturo. Ecco spiegato perché i nostri figli, quando entrano in preadolescenza, sono difficili da gestire sul piano emotivo. Iperreattivi e contestatori, usano la loro potenza emotiva senza molte capacità autoregolatorie e spesso combinano un bel po’ di danni, come è successo a tuo figlio che è arrivato a rompere il piano della scrivania.
È tutta colpa della preadolescenza, allora? Basta aspettare che crescano e poi tutto si sistema? Assolutamente no. Occorre che, in questa età così tsunamica, gli adulti si preoccupino di mettere a disposizione esperienze e competenze di natura autoregolatoria, perché se non le acquisiscono in età evolutiva, poi rischiano di non saper gestire le loro emozioni per il resto della loro vita.
Considerata la violenza con cui tuo figlio ha reagito alla sconfitta videogiocando e la sua totale inconsapevolezza nel farsi carico delle proprie responsabilità a tale riguardo (sa solo dirti che è colpa tua), forse vale la pena supportarlo con un percorso psicologico finalizzato ad aiutarlo a gestire le emozioni, in particolare la rabbia.
Del resto, mi sembra che sia proprio quello che lui stesso dice di non aver imparato. Presumo poi che si debba mettere un argine sia quantitativo (numero ore) che qualitativo (tipologia di videogiochi usati) alla sua esperienza di videogiocatore. Ma tutti questi aspetti probabilmente verranno discussi con lo psicoterapeuta che lo seguirà e che, in questo caso, consiglio che sia a indirizzo cognitivo comportamentale. Infine, vi propongo di leggere due manuali di educazione emotiva: il primo, per adulti (e quindi riservato a te), è Accendere il buio, dominare il vulcano (Mondadori), il secondo, per ragazzi (perciò destinato a tuo figlio), intitolato La bussola delle emozioni (Mondadori).