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venerdì 13 dicembre 2024
 
 

Filippine, la macchina dei soccorsi

13/11/2013  Come s'è fin qui mossa la rete di solidarietà, a partire dalle comunità ecclesiali e dalle grandi agenzie umanitarie, in primo luogo quelle del sistema di pronto intervento delle Nazioni Unite. Ma anche Google...

La prima cosa da portare è l'acqua. Acqua pulita. Acqua da bere. Ed è paradossale che manchi l'acqua là dove  l'acqua è stata tanta. Eccessiva. Fino alla brutalità. Eppure accade proprio questo: la rete di distribuzione idrica è tra le prime a saltare o a essere contaminata da fango e detriti. Con il passare dei giorni si precisano i contorni della tragedia che ha colpito le Filippine,  l'8 novembre. Al di là del pesantissimo bilancio di vittime (almeno 10 mila i morti) si aggiunge quello degli sfollati e quello dei danni. John Ging, dell'Ocha, l'ufficio dell'Onu chiamato a coordinare gli interventi umanitari soprattutto nelle primissime fasi dell'emergenza,  calcola che siano a vario titolo coinvolte  9,8 milioni di persone. 

«Siamo rimasti isolati per giorni, in cerca di pane e acqua», afferma una volontaria dell'Organizzazione non governativa italiana Avsi, che era sul posto. «Il tifone è arrivato prima del tempo - racconta suor Margherita, che opera da più di 20 anni nella zona di Calabanga, raggiunta al telefono dalla organizzazione - doveva abbattersi sulle coste della provincia di Summar alle 9 del mattino ed è arrivato alle 4. A quel punto non si è saputo più nulla: le comunicazioni sono state interrotte fino a lunedì e 41 province sono rimaste totalmente isolate, raggiungibili solo con mezzi della protezione civile».

Chi si trova nel luogo colpito si  procura a fatica acqua e cibo. L'odore nelle strade  è stato ed è in parte tuttora insopportabile. Il  blackout delle comunicazioni ha a lungo complicato la ricerca degli scomparsi, nonostante un servizio organizzato sui social network dal Governo filippino. È il caso di una intera famiglia di pescatori, residenti in una zona colpita dal tifone e di cui si sono perse le tracce: erano stati evacuati giovedì scorso e solo il fratello, un uomo di 50 anni, e la mamma erano rimasti a casa. «Se devo morire, voglio morire a casa mia» aveva ribadito convinta. Nel primo pomeriggio di giovedì, il suo ultimo messaggio: «Non abbiamo più una casa, il mare ha portato via tutto, vado a scuola dove ci sono le persone evacuate». L'Avsi, come tante altre organizzazioni, ha lanciato una raccolta fondi per sostenere le vittime del tifone.

E sia pur con fatica, rallentati dalle difficoltà nel raggiungere i luoghi colpiti e dal maltempo che, con minore intensità, ovviamente, interessa ancora le Filippine, gli aiuti internazionali per le vittime del tifone Haiyan iniziano ad arrivare. Oltre a singoli Paesi, alle comunità della diaspora attivatesi subito, anche in Italia, alle comunità ecclesiali  e alle istituzioni come l'Unione europea, sono attive sul campo anche le grandi agenzie internazionali che fanno capo al complesso sistema delle Nazioni Unite, dall'Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità) al World Food Programme (Programma alimentare mondiale), stanno dando supporto, e persino Google è intervenuta mettendo a disposizione un motore di ricerca per trovare i dispersi.

L'Oms ha inviato in queste ore quattro kit di emergenza con il materiale per curare 120mila persone ed effettuare 400 interventi chirurgici, e a questa risposta immediata farà seguito anche l'invio di esperti e altro materiale. «Stiamo lavorando a stretto contatto con il governo locale per capire quali sono i bisogni primari - spiega Julie Hall, rappresentante dell'Oms per le Filippine, in un comunicato -. Abbiamo già un team a Bohol e ne stiamo mandando a Cebi e Tacloban. Inoltre stanno arrivando più di due dozzine di esperti e i kit di emergenza per la risposta iniziale».

Anche il World Food Programme (Wfp) si è già mobilitato. «La sfida principale in questo momento è rappresentata dalla logistica - spiega Praveen Agrawal, rappresentante per le Filippine -. Le strade sono interrotte e gli aeroporti distrutti». Dall'agenzia stanno arrivando 44 tonnellate di biscotti ad alto contenuto energetico, oltre a materiale logistico per il ripristino delle comunicazione a Taclobnan e Cebu, le città più colpite. L'agenzia ha già attivato con l'Unicef un numero per le donazioni, mentre l'Oms lancerà una campagna ufficiale in questo senso nei prossimi giorni con l'Onu.

A soccorritori e aiuti che iniziano ad arrivare in massa nelle Filippine per fronteggiare l'emergenza umanitaria si uniscono anche le forze di Google nelle ricerche dei dispersi. Come già successo in occasione di disastri naturali, dal sisma di Haiti allo tsunami in Giappone, Google ha attivato un motore di ricerca accessibile a tutti coloro che hanno o che cercano notizie su persone scomparse e una mappa aggiornata con la segnalazione di rifugi e centri di comando. Collegandosi a ww.google.org/crisisresponse/2013-yolanda.html è possibile digitare il nome della persona da cercare oppure inserire informazioni su qualcuno. Lo strumento è disponibile anche sui telefoni cellulari.

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