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mercoledì 16 ottobre 2024
 
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Filippine, ora occorre ricostruire

14/01/2014  Il tifone è arrivato proprio all’inizio della stagione della semina. Ora bisogna intervenire per garantire i raccolti di marzo-aprile per il 2014. La Fao ha già investito 7 milioni di dollari per agricoltura e acquacoltura. Ma ne servono altri 11.

Foto Fao/J. Villamora.
Foto Fao/J. Villamora.

Dopo le raffiche di vento a 300 chilometri orari che la mattina dell’8 novembre 2013 hanno devastato l’isola di Samar e le altre dell’arcipelago, una seconda tragedia rischia di colpire le Filippine. Il tifone Haiyan è arrivato proprio all’inizio della stagione della semina e pertanto bisogna intervenire con urgenza per garantire i raccolti di marzo-aprile per il 2014.

Secondo la Fao, che ha lanciato un appello sia alla comunità internazionale che ai donatori privati, servono 11 milioni di dollari per aiutare gli agricoltori a bonificare il terreno e pulire i canali dal fango; solo per riadattare un ettaro di terreno, ci vogliono 10 giorni di lavoro di una persona.

«Siamo in una corsa contro il tempo», dice Rodrigue Vinet, responsabile della Fao nelle Filippine. «Dobbiamo intervenire adesso, fare gli acquisti necessari e fornire le risorse direttamente agli agricoltori per aiutarli a superare questo difficilissimo periodo». Il Dipartimento dell’Agricoltura filippino ha chiesto all’Organizzazione delle Nazioni Unite di acquistare 1.400 pompe di irrigazione e di sostenere un programma di cash-for-work (soldi per lavoro) che copre più di 150.000 ettari di terreno e circa 80 chilometri di canali di irrigazione comunali. 

Foto Fao/J. Villamora.
Foto Fao/J. Villamora.

Occorrono ingenti fondi per agricoltura e acquacoltura

Questa richiesta si aggiunge ai 20 milioni di dollari necessari per aiutare gli agricoltori a concimare, irrigare e mantenere la produzione agricola per garantire i prossimi raccolti del 2014.

Finora, la Fao ha già avviato interventi di emergenza per 7 milioni e, dopo circa un mese di distanza da Haiyan, gli agricoltori che hanno perso raccolti e attrezzi hanno cominciato a ricevere le prime sementi di mais e riso. Sono la speranza del cibo per il prossimo anno, come spiega Merlyn Fagtanac, una contadina di Barangay Santa Cruz in Dumalag, la cui azienda e abitazione sono state distrutte: «Nulla potrebbe essere più vantaggioso delle sementi di cui abbiamo così disperatamente bisogno per piantare in tempo per questa stagione di semina. Abbiamo perso tutto, ma almeno ora possiamo guardare avanti per il prossimo raccolto di riso».

Merlyn è una dei 1.040 coltivatori delle comunità rurali dell’arcipelago di Visayan, tra i più poveri delle Filippine, che nel corso dell’ultimo mese hanno ricevuto sacchi con 40 kg di semi, insieme al concime, agli attrezzi e a piccole pompe per l’irrigazione. Ciascuno di loro sarà in grado di produrre 2 tonnellate di riso col raccolto di primavera, abbastanza per sfamare una famiglia di cinque persone per un anno e generare un surplus di reddito.

Foto Fao/Freeby Maimone.
Foto Fao/Freeby Maimone.

I più colpiti sono i piccoli pescatori

  

Un altro settore devastato dal tifone è quello della pesca e dell’acquacoltura, con danni a tutta la filiera, dalla produzione al mercato. Il tifone ha raso al suolo infrastrutture importantissime come pontili, banchine, impianti di refrigerazione e stoccaggio, officine per la riparazione delle imbarcazioni, mercati e impianti di lavorazione del pesce.

Circa 16.500 coltivatrici di alghe, soprattutto donne, hanno perso i loro mezzi di sostentamento. Interi impianti fondamentali per l’acquacoltura sono andati distrutti: zattere per la raccolta delle ostriche, allevamenti di granchi, gamberetti e cozze, mentre a terra sono andate perdute gabbie per l’allevamento della tilapia (un pesce diffuso in acque tropicali), vivai e impianti di allevamento ittico. Ovviamente i più colpiti sono i piccoli pescatori, mentre le più robuste imbarcazioni commerciali hanno subito danni minori.

Foto Fao/Freeby Maimone.
Foto Fao/Freeby Maimone.

E' importante una ricostruzione "sostenibile"

La Fao, che sta affiancando il governo filippino, ha sottolineato l’importanza di una ricostruzione sostenibile: «L’esperienza dello tsunami che colpì l’India nel 2004», spiega Rodrigue Vinet, «ha dimostrato che una fornitura esagerata di barche per la pesca e di equipaggiamenti durante la ricostruzione può portare all’esaurimento degli stock ittici, a ridurre le catture, danneggiare l’ecosistema e influire negativamente sui mezzi di sussistenza dei pescatori supersiti. È necessario rimpiazzare le barche, ma senza superare la soglia ottimale. Dobbiamo assicurarci che non ci si trovi con più barche che pesci».

Per questo la Fao vuole che le attrezzature per la pesca siano legali e non distruttive e che le barche siano riparate con materiale di qualità, senza scorciatoie. Inoltre, il piano per la ripresa prevede strumenti di lavoro per le donne, la demarcazione di aree protette contro la pesca gestite dalle comunità, programmi cash-for-work per la rimozione delle macerie, il recupero delle coltivazioni di alghe e la ricostituzione delle foreste di mangrovie, che agiscono come cuscinetto contro le mareggiate e sono rifugio e habitat per molte specie animali.

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