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domenica 15 settembre 2024
 
Filippo Ciantia
 
Credere

Cure per tutti, un impegno cristiano

11/02/2021  Nel tempo della pandemia è urgente globalizzare la difesa della salute. Per fare questo, «occorre costruire una cultura del dono», spiega il direttore del Banco Farmaceutico, autore del libro "La montagna del vento. Lettere di amicizia dall'Uganda" (Itaca), che ogni anno distribuisce quintali di medicinali ai più poveri (foto Ugo Zamborlini)

Passione per l’uomo, passione per Cristo. Due passioni cresciute insieme nella vita di Filippo Ciantia, Pippo per gli amici. Originario di Venegono (Varese), medico, padre di otto figli, di cui due adottivi, tutti nati in Africa dove ha lavorato per trent’anni, diventando poi personaggio di spicco di Expo 2015 a Milano e da tre anni direttore del Banco Farmaceutico, l’ente che raccoglie medicinali da consumatori e aziende per consegnarli gratuitamente agli enti assistenziali che si prendono cura della salute dei poveri.

IL BANCO FARMACEUTICO

Dopo tre decenni vissuti a contatto diretto con le persone e le loro necessità - negli ospedali dell’Uganda o come protagonista di progetti di sviluppo nel continente africano - Ciantia si trova ora a lavorare in un ruolo di coordinamento e direzione. «Non c’è più l’adrenalina derivante dall’operare in prima linea», osserva, «ma essere fisicamente lontano dal bisogno richiede la consapevolezza del compito di una realtà come il Banco Farmaceutico, al servizio dei “terminali della solidarietà” che arrivano fino alla singola persona». Prosegue Ciantia: «In un tempo segnato dalla pandemia e dalla povertà che ha generato o incrementato, con tante persone impossibilitate ad acquistare le medicine necessarie per curarsi, lavoriamo per costruire la cultura del dono, ingrediente primario di una società più solidale dove chi fa fatica non resti solo». Lo ha ricordato anche papa Francesco ricevendo in udienza responsabili e volontari del Banco nel settembre dell’anno scorso, quando ha auspicato che in un’epoca di globalizzazione dell’indifferenza si possa costruire una «globalizzazione della cura», e ha sollecitato un impegno comune perché tutti possano avere accesso ai farmaci. Il Banco Farmaceutico è il perno di una vasta rete in cui sono all’opera le aziende produttrici, quelle della logistica, farmacisti, volontari e oltre 1.800 enti che aiutano i poveri: «Un’alleanza per il bene comune», osserva Ciantia, «di cui c’è grande bisogno. È una dinamica che ci educa alla gratuità, a considerare il farmaco come uno strumento al servizio della persona, qualcosa che non è nostro e che dobbiamo amministrare con saggezza e lungimiranza». In questi giorni la gratuità diventa una proposta per tutti gli italiani: dal 9 al 15 febbraio si svolge la Giornata di raccolta del farmaco, un gigantesco appello alla solidarietà con cui si chiede di comprare e donare un medicinale da banco in una delle farmacie aderenti all’iniziativa, che poi provvederanno a consegnarlo alle realtà assistenziali convenzionate con il Banco. L’esistenza di Ciantia è segnata dall’impegno per la cura delle persone e dall’amore per l’Africa, nato dal fascino dei racconti di amici medici italiani che da anni lavoravano in Uganda. È lì che si trasferisce tre mesi dopo il matrimonio insieme alla moglie Luciana, medico pure lei, e dove resterà dal 1980 al 2009 lavorando in diversi ospedali e impegnandosi in progetti di cooperazione.

TRENT'ANNI IN AFRICA

  

Quando i due sposini arrivano in Uganda è da poco caduto il dittatore Amin Dada, che lascia in eredità una nazione da ricostruire e una povertà diffusa. «Andavamo in Kenya, un viaggio di 600 chilometri su pista sterrata, per comprare farina, sale, zucchero, introvabili in Uganda. Spesso mancava l’energia elettrica, niente frigoriferi né acqua corrente in casa. È stata un’esperienza di servizio in cui abbiamo imparato a vedere il volto di Gesù nel volto dell’altro e in cui ci siamo sentiti a casa. Testimoni di una fede che cambia la vita, mai estranei o in cerca di conversioni. Aver condiviso le difficili situazioni di conflitto e di malattia ci ha permesso di superare differenze culturali e educative. Eravamo lì per quella gente, senza nessuna pretesa, perché il risultato della nostra opera era nelle mani di Dio». Fondamentale, per vivere in questa prospettiva, l’amicizia con i medici varesini che lavorano in Uganda e con la piccola comunità locale di Comunione e liberazione, con cui si tempra l’educazione cristiana ricevuta in famiglia e cresciuta negli anni del liceo e dell’università, segnati dall’incontro con don Fabio Baroncini, guida dei ciellini di Varese, e con don Luigi Giussani. Più volte, in quegli anni africani, mogli e bambini del personale medico devono essere evacuati nei momenti di pericolo. «Ma siamo sempre stati “con” la gente. Dio ci ha dato l’energia per non fuggire mai. E la gente si è legata a noi e ci sentiva parte del loro popolo». C’è un segno eloquente di questo sentirsi parte di una stessa storia: tutti i figli di Filippo e Luciana, al momento del Battesimo, hanno ricevuto un nome italiano e uno ugandese, legato a qualcosa che ha caratterizzato il periodo in cui sono nati, come vuole la tradizione africana. E la stessa scelta hanno fatto i figli con i loro figli. Oltre a svolgere il suo lavoro negli ospedali ugandesi, Ciantia si impegna in progetti di cooperazione in Burundi, Ruanda, Kenya, Sud Sudan con le ong italiane Cuamm e Avsi. E proprio questa attività diventa un inatteso link per un nuovo lavoro in Italia.

A MILANO E DI NUOVO IN AFRICA

Letizia Moratti, sindaco di Milano e impegnata nella campagna per la candidatura della città come sede dell’Esposizione universale 2015, durante un colloquio in Uganda con il presidente Yoweri Museveni rimane colpita dal lavoro di Avsi e al suo rientro propone a Ciantia un incarico in Expo come responsabile dei “cluster” tematici, dove ogni Paese avrebbe mostrato al mondo i suoi prodotti più rappresentativi. «In quel periodo avevo maturato la decisione di tornare in Italia con la famiglia e quella proposta arrivò al momento giusto, permettendomi di vivere un’esperienza come Expo che mi ha riconfermato nella convinzione che l’incontro tra popoli e culture è una ricchezza per l’umanità». Nel 2016 il destino lo riporta in Uganda per gestire l’ospedale di Kalongo fondato dal missionario comboniano Giuseppe Ambrosoli, che il 21 novembre di quest’anno verrà proclamato beato. Un anno vissuto intensamente che ha raccontato nel libro La montagna del vento (Itaca), in cui rivive l’amicizia con la gente del posto e la preziosa eredità lasciata dai missionari. «Kalongo si trova nella savana interminabile e interrotta improvvisamente dal monte Oret, noto come la montagna del vento. Lì arrivavano le carovane dei mercanti che commerciavano zanne d’avorio ed esseri umani, e proprio lì i comboniani vollero la missione e l’ospedale come luoghi-simbolo della liberazione dalla schiavitù e dalla malattia, per testimoniare la passione per il popolo africano nata dalla passione per Cristo. La stessa passione che ha accompagnato i miei trent’anni in Africa e che nutre oggi il mio lavoro con il Banco Farmaceutico».

Chi è

  

Età 67 anni

Professione Medico, direttore del Banco farmaceutico

Famiglia Sposato con Luciana, padre di 8 figli

Fede Cattolico

Filippo Ciantia, laureato in medicina e chirurgia, è direttore generale della Fondazione Banco Farmaceutico. Ha vissuto in Uganda con la moglie e i suoi otto figli (due dei quali adottati) dal 1980 al 2009, lavorando in diversi ospedali e in progetti di cooperazione con l’organizzazione non governativa Avsi. In Africa ha lavorato anche in Burundi, Ruanda, Kenya, Sud Sudan. Dal 2009 al 2016 è stato direttore del progetto Cluster tematici di Expo Milano 2015. Da maggio 2016 a marzo 2017 ha diretto il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital, a Kalongo, in Uganda. Appartiene al movimento ecclesiale di Comunione e liberazione.

L’INIZIATIVA: LA RACCOLTA DEL FARMACO

Come ogni anno, il Banco Farmaceutico organizza la Giornata della raccolta del farmaco, in programma dal 9 al 15 febbraio. Viene proposto di acquistare almeno un medicinale che verrà consegnato agli enti che assistono gli indigenti, in particolare sabato 13 davanti alle farmacie aderenti all’iniziativa (5 mila l’anno scorso) sarà presente un volontario che inviterà i clienti a donare. Con l’avvento del Covid-19 la povertà sanitaria ha assunto dimensioni ancora più drammatiche: almeno 434 mila persone non possono curarsi per ragioni economiche. Con questa iniziativa, dal 2000 Banco Farmaceutico ha raccolto e distribuito gratuitamente 5 milioni 600 mila medicinali, pari a un valore di 34 milioni di euro, che si aggiungono a quelli derivanti dalle donazioni delle aziende e dal recupero di farmaci validi non scaduti.

La montagna del vento. Lettere di amicizia dall'Uganda

€ 15,00 Editore: Itaca (Castel Bolognese) Collana: Storie di vita Pubblicazione: 20/08/2018 Pagine: 216 Formato: Libro ISBN: 9788852605604 L'amicizia è qualcosa di cui non possiamo fare a meno. L'amicizia apre e riempie. Ancor più nella nostalgia e nella tristezza. Ne abbiamo proprio bisogno. L'amicizia non si perde. Per undici mesi, ogni domenica sotto la veranda del suo alloggio alla ricerca della linea internet, l'autore ha scritto queste lettere per mantenere fede a una promessa fatta ai colleghi-amici di Expo. Ne nasce un affresco ironico e poetico di un remoto angolo d'Uganda, ai piedi del monte Oret, la montagna del vento che si impone sull'ospedale di Kalongo. La fatica, le preoccupazioni economiche, la difficoltà di continuare un'eredità importante come quella di padre Ambrosoli sono affrontate con umanità e semplicità, con gli occhi sempre aperti alla bellezza, sapendo che non si è soli. Sono infatti le persone e le loro storie i veri protagonisti di questo libro: dai padri missionari ai pazienti dell'ospedale, dai colleghi alle grandi personalità ugandesi. In ogni lettera emerge l'affetto per un popolo al quale l'autore ha dedicato trent'anni di vita.

 
 
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