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venerdì 13 settembre 2024
 
Ambiente ed ecomafie
 

Finalmente varata la legge contro gli “ecoreati”

21/05/2015  Approvata in via definitiva la norma che punisce – severamente – chi provoca inquinamento, disastro ambientale, chi traffica o smaltisce illegalmente materiale radioattivo. Il testo prevede cinque nuovi “delitti contro l’ambiente”. È finita l’epoca dell’impunità per inquinatori ed ecomafie. Ecco cosa dice la nuova legge.

È una svolta. Attesa da 18 anni. Finalmente gli ecoreati, i reati contro l’ambiente sono entrati nel codice penale. Non sono più “sanzionabili con una contravvenzione”, com’è stato finora. Chi inquina, chi provoca disastri ambientali, chi traffica o abbandona materiale radioattivo d‘ora in poi verrà perseguito sulla base dei nuovi “delitti” ambientali introdotti nel codice penale con la legge approvata in via definitiva al Senato: si preparano tempi più difficili per le ecomafie, come pure per gli imprenditori senza scrupoli.

«Non c'è sete di giustizialismo nella richiesta di tante realtà della società civile ambientalista, come Libera e Legambiente, e che finalmente ieri è diventata legge», commenta don Tonio Dell’Olio, responsabile del settore internazionale di Libera. «Semplicemente vi è il riconoscimento che chi inquina commette un crimine. Contro la terra, l'acqua e l'aria e, per questo, contro la vita e la vita umana. Anche quando si trattava di compromettere intere aree per i decenni a venire e di provocare malattie fatali per i suoi abitanti. Da oggi non è più così».

Tante le reazioni di soddisfazione. «Dopo anni di attese e ritardi il Ddl  sugli ecoreati è finalmente legge», ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso». E il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha sottolineato che «è un grande passo avanti  nell'affermazione della legalità: ora avremo finalmente gli strumenti giusti per punire chi distrugge l'ambiente». «La legge che introduce i reati ambientali nel nostro codice penale è un provvedimento che alza l'asticella della legalità e aiuta l'economia pulita», ha aggiunto Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera.

Nelle legislature degli ultimi vent’anni erano stati presentati diversi disegni di legge, ma nessuno era arrivato al traguardo dell’approvazione finale. Così, fin dagli anni ’90, tante inchieste e processi su episodi di inquinamento o di traffico illegale, su sotterramento di materiali pericolosi o su smaltimenti illeciti di rifiuti erano finiti in archiviazioni o prescrizioni per l’inadeguatezza delle leggi a tutela dell’ambiente. Il ritornello era sempre lo stesso: "Non ci sono gli strumenti di legge per perseguire gli inquinatori, dicevano magistrati e investigatori, per cui l’ecoreato è altamente remunerativo e a basso rischio". Ora non è più così.

Cosa dice la nuova norma?

Introduce nel codice penale cinque nuovi delitti: il disastro ambientale, l’inquinamento ambientale, il traffico e abbandono di materiale altamente radioattivo, l’impedimento del controllo e la mancata bonifica.

Il disastro ambientale

È imputabile a chi provoca un'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema oppure un danno che preveda interventi particolarmente costosi e complessi per essere riparato. È prevista la reclusione da 5 a 15 anni, con l’aggravante se il disastro ambientale è commesso in un'area protetta o vincolata.

L'inquinamento ambientale

Riguarda chi comprometta o danneggi in modo «significativo e misurabile» lo stato «delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo». La pena è il carcere da 2 a 6 anni e multe da 10 a 100 mila euro. Ma se l’inquinamento comporta lesioni personali le aggravanti sono pesanti, fino a 12 anni in caso di morte della persona. Se il reato è commesso in forma associativa o se danneggia più persone si può arrivare a 20 anni di reclusione.

Il traffico e smaltimento illecito di materiale altamente radioattivo

Chi «cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene», oppure «abbandona materiale di alta radioattività» è punibile con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10 a 50 mila euro.

Impedimento del controllo e omessa bonifica

C’è il carcere, fino a 3 anni, anche per chi impedisce i controlli, ostacola l'accesso ai luoghi, oppure cerca di mutare e mascherarne lo stato. Ottiene riduzioni di pena, invece, chi collabora con la giustizia, evitando che il reato sia portato a ulteriori conseguenze o provvede alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito inquinato, purché avvenga prima dell’inizio del processo di primo grado. Pene ridotte anche per chi collabora all’individuazione di altri responsabili o nella ricostruzione delle azioni illecite.

Confisca dei beni per la bonifica

Con la condanna interviene, sempre, la confisca dei beni e dei profitti derivanti dall’ecoreato o che sono serviti a realizzarlo (tranne nel caso che appartengano a persone estranee al fatto illecito), oppure – se non è possibile il blocco dei beni ‒ è prevista la confisca di valori equivalenti, che vengono utilizzati per la bonifica dei luoghi. La confisca non avviene se l’autore del reato ha già provveduto a ripristinare il sito e a bonificarlo.

 
 
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