I nuovi Statuti, approvati e promulgati dal Papa con un motu proprio, delle istituzioni che regolano tutta la finanza vaticana spiegano sostanzialmente una cosa e cioè che l’indirizzo politico è affidato al Consiglio per l’economia, a capo del quale c’è il cardinale di Monaco di Baviera Reinhard Marx, mentre il braccio operativo sarà la Segreteria per l’economia, a capo della quale c’è il cardinale australiano George Pell.
Al di là delle polemiche, dei veleni, veri o presunti, preventive e future, i nuovo statuti confermano che si è trovato l’equilibrio tra poteri finanziari vaticani e sono state scritte buone regole che lo garantiscono. Bergoglio tuttavia ha approvato gli Statuto ad experimentum, cioè ha previsto che possano modificati se in corso d’opera si vede che qualcosa non va. Arriva così quasi alla fine la prima delle riforme della Curia.
La nuova struttura prevede al vertice il card. Marx e appena sotto Pell, a capo di una istituzione divisa in due sezioni: la prima controlla e quindi se viene a conoscenza di eventuali danni al patrimonio perché l’amministrazione non ha funzionato o ha funzionato male, interviene, anche promuovendo azioni civili e penali; la seconda amministra, cioè dice come spendere i soldi, come procedere con gli appalti, come gestire il personale, come governare gli immobili.
Ma è il Consiglio dell’economia di Marx vigila sulle strutture e le amministrative e finanziarie e ha la responsabilità dei bilanci preventivi e consultivi annuali e consolidati. Per evitare problemi sia Marx che Pell rispondono direttamente al papa. C’è poi un’altra istituzione, che rafforza ancora di più il sistema di bilanciamento dei poteri in una materia delicatissima come quella delle finanze della Chiesa, e cioè l’istituto del Revisore.
Dovrebbe scomparire in questa architettura la Prefettura degli affari economici, attualmente retta dal cardinale Giuseppe Versaldi, che era una sorta di Corte dei Conti vaticana, i cui poteri sono stati assorbiti e rafforzati dalla Segreteria guidata da Pell e in particolare dalla prima sezione e dall’istituto del revisore.
Le nuove norme confermano le competenze esclusive della Segreteria di Stato sulle questioni internazionali e sui rapporti con soggetti di diritto pubblico internazionale con la quale dovrà collaborare la Segreteria per l’economia. Si tratta di una sottolineatura importante, anche qui nel senso dell’equilibrio e del bilanciamento. Significa che la Segreteria per l’economia non potrà, per esempio, discutere in modo autonomo con nessuna autorità finanziaria internazionale.