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venerdì 18 aprile 2025
 
OMS
 

Fine emergenza internazionale Covid, le cose da sapere

05/05/2023  Covid, dopo tre anni e 20 milioni di morti, l'Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato la fine dello Stato di Emergenza internazionale deciso il 30 gennaio del 2020. Ecco che cosa significa

Sono passati tre anni e tre mesi dal 30 gennaio 2020 quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato lo Stato di Emergenza internazionale per il rischio epidemico da Sars Cov2, il virus che causa la Covid-19. Il 5 maggio 2023 quello Stato viene dichiarato ufficialmente terminato.  Cerchiamo di capire con esattezza che cosa significa.

«Il Comitato tecnico dell'Oms ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l'indicazione», ha detto il direttore generale Tedros Ghrebreyesus nel corso di una conferenza stampa convocata per l'occasione. «Questo è un momento da celebrare», ha spiegato, «ma è anche un momento per riflettere. Deve restare l'idea della potenziale minaccia di altre pandemie. Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci a pandemie meglio e riconoscerle prima, ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori».

Un dovere morale dopo una pandemia costata al mondo milioni di morti, circa 180mila, all’Italia il primo Paese a diagnosticare un caso di Covid-19 autoctono fuori dalla Cina: «All'inizio fuori dalla Cina - ha detto - Ghrebreyesus c'erano circa 100 casi di Covid-19 e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da qual momento il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportato dall'Oms, ma noi sappiano che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti».

Ghebreyesus ha tenuto a spiegare con grande chiarezza che «la fine dell’emergenza sanitaria globale, non significa che il Covid sia finito in termini di minaccia alla salute globale. Resta il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare nuove ondate di casi e morti. La cosa peggiore che i Paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Sars-Cov2 non è più qualcosa di cui preoccuparsi».

Che cos’è la Dichiarazione di Emergenza internazionale di salute pubblica

La Dichiarazione di Emergenza internazionale di salute pubblica (Pheic) è uno strumento tecnico che viene usato dall'Oms per far scattare una sorta di allerta internazionale per una risposta coordinata a un problema sanitario che può diventare pandemia ossia un’epidemia in grado di diffondersi e interessare più o meno simultaneamente tutto il mondo. La dichiarazione implica dei precisi criteri e una procedura che è stata definita al tempo dell’epidemia di Sars.

IN QUALI CASI LA SI PREVEDE

  

Secondo il sito dell’Oms perché si attivi la dichiarazione serve una situazione: «seria, improvvisa, inusuale o inattesa», che abbia «implicazioni per la salute pubblica al di là dei confini dello Stato affetto» e che «richieda immediata azione internazionale». La dichiarazione di per sé non vincola legalmente gli Stati, ma ha lo scopo di alzare il livello di attenzione e il coordinamento internazionale.

CHI LA DECIDE

A decidere dell'eventuale dichiarazione è un comitato di esperti nominato dal direttore generale dell'Oms, che deve contenere almeno un membro dello Stato da cui si origina l'emergenza. Nel caso del coronavirus cinese del comitato hanno fatto parte 20 esperti, 17 come membri effettivi e 11 'advisors', con presidente Didier Houssin dell'Agence Nationale de Securitè Sanitaire, de l'alimentation, de l'environnement et du travail francese. Il comitato, oltre a decidere se un evento merita lo status di Pheic, formula le raccomandazioni per lo Stato colpito e tutti gli altri, comprese eventuali restrizioni ai viaggi o ai commerci.

I CASI PRECEDENTI ALLA COVID-19

  

La prima dichiarazione di Pheic è stata fatta nel 2009 durante la pandemia di influenza 'suinà. Nel 2014 hanno ricevuto lo status l'epidemia di polio e quella di Ebola, nel 2016 l'epidemia di Zika e nel giugno 2019 l'epidemia di Ebola in corso in Congo, dopo la scoperta di casi in Uganda. Quest'ultima insieme a quella di polio è l'unica emergenza ancora attiva.

BONANNI, PROFESSORE DI IGIENE A FIRENZE: "MALATTIA ENDEMICA NON È FINE DEL PERICOLO"

Del significato della dichiarazione di fine emergenza internazionale ha parlato Paolo Bonanni, professore di Igiene presso l'Università di Firenze e coordinatore scientifico dell'alleanza «Il Calendario per la Vita», a margine della tavola rotonda «The Future of Covid Vaccination» organizzata con il supporto incondizionato di Novavax nell'ambito della 17a edizione del World Congress on Public Health in corso a Roma: «Non cambierà molto», ha spiegato, «nella percezione della popolazione la pandemia era già finita. Quello che dovremo rendere chiaro, però, è che non è finita la circolazione del virus, non è finito il danno che può fare il virus».

E ha spiegato con molta chiarezza che non basta che una malattia sia endemica per sentirsi fuori pericolo: «Oggi è stato sottolineato che una malattia endemica come la malaria fa centinaia di migliaia di vittime ogni anno. Quello che dobbiamo fare è prepararci per una possibile circolazione endemica di questo virus che potrebbe fare ancora molti danni. Come ogni anno ci proteggiamo contro l'influenza, è probabile che ogni anno ci dovremo proteggere contro il coronavirus. Dobbiamo far capire, specie alla popolazione più anziana e più fragile, che dovrà continuare a fare i richiami del vaccino anti-Covid. E questo potremmo farlo unendo le due occasioni: vaccinando in simultanea contro il coronavirus».

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