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mercoledì 16 ottobre 2024
 
 

Fiorucci: "No a leggi inutili, severità su alcol e droga"

29/06/2013  Non serve il proibizionismo, ha sempre fatto solo danni. Ma quando si scopre che un locale non rispetta le leggi, va chiuso immediatamente.

 «A New York nel 1986 hanno chiuso Lo Studio 54, che era considerata la discoteca più modaiola al mondo. C’era un giro di spaccio ed evadevano il fisco: via, sparita per sempre».

Chi racconta è uno che di epoche della movida e di locali alla moda ne ha visti nascere e chiudere tanti e in ogni parte del mondo, da Londra a New York a Madrid. Elio Fiorucci, 78 anni portati come un ragazzino, non sopporta che si parli di regole.

- E’ davvero convinto che non serva la severità rispetto agli orari di apertura dei locali e al consumo di alcol?

«Puoi mettere mille divieti e poi i ragazzini vanno al supermercato e comprano lì birre e superalcolici. Non sono così convinto che alle casse qualcuno gli chieda la carta d’identità. Siamo pieni di leggi inutili, mentre quelle veramente utili non vengono fatte rispettare. Così, si crea un pericoloso mischione tra malavita e locali pubblici».


- Quindi lei apprezza la movida?

«Occorre fare dei distinguo. Se la movida è fastidio, rumore, bottiglie rotte e cartacce dappertutto, da ripulire il giorno dopo da parte degli operatori ecologici, dico no. Ma bisogna rispettare le esigenze dei giovani. Non si può obbligare tutti ad andare a dormire a mezzanotte…».

- E l’alcol e i rischi per i giovanissimi?

«Sono loro da mettere in guardia e da salvaguardare, anche con forme di educazione mirate, che insegnino il valore delle loro giovani vite, i rischi collegati all’abuso dell’alcol e delle droghe. I ragazzi non sono un pericolo e un fastidio per gli altri, sono un pericolo per loro stessi. Per questo il rischio è che chiudendo i locali presto gli adolescenti, che sono i più vulnerabili e ingenui, trovino luoghi di aggregazione alternativi, magari defilati e quindi più pericolosi».

- Cosa si intende, secondo lei, per mala movida?

«La mala movida è quella che tutti cerchiamo di ignorare, perché in fondo siamo ipocriti. E’ quello di tante ragazze che arrivano dall’Est o dai Paesi del Sud del mondo e che sono sulle strade a prostituirsi. Lì i maleducati e gli sfruttatori non sono ragazzini. Sono adulti che non fanno male a se stessi ma al prossimo. A queste donne spesso giovanissime e magari madri. Le cronache raccontano di fatti che in seguito ci indignano. Ma il problema sembra così lontano da noi, che facciamo a finta di niente».

 
 
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