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mercoledì 26 marzo 2025
 
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Firenze 2015: adesso tocca ai laici

10/11/2015  Papa Francesco ha tracciato una linea: è ora di smettere di avere paura, di essere clericali, di alzare ponti levatoi per andare incontro al mondo. I commenti di Matteo Truffelli (Azione Cattolica), Andrea Riccardi (Comunità di Sant'Egidio), Gianni Bottalico (Acli).

E adesso tocca ai laici, all’intero popolo di Dio che papa Francesco ha chiamato a collaborare, in sinodalità, per costruire una Chiesa in dialogo con il mondo. «Un discorso storico per la Chiesa italiana», ha definito le parole di Bergoglio Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione cattolica. «Richiamandoci alla centralità del Vangelo, richiamando i sentimenti di Gesù verso ogni uomo in ogni tempo, ci riconduce all’essenziale della nostra testimonianza: immergerci pienamente nel mondo per ascoltarlo e accudirlo, testimoniando così una fede che si fa compagnia delle persone», prosegue il presidente. E dunque adesso, «spronati da Francesco, e ricchi dei tanti segni di bene che ci sono nelle nostre comunità cristiane, liberiamoci senza indugi dei timori che non ci fanno aprire al dialogo fecondo, delle certezze ridotte a ponti levatoi e delle abitudini che ci impediscono di osare, di aprirci, di uscire». E rispondendo all’invito di studiare e mettere in pratica l’Evangelii Gaudium, Truffelli aggiunge: «L’abbiamo tra le mani, pronti a declinarla in strade nuove per incontrare, con umiltà, disinteresse e beatitudine, questa umanità che Dio ama profondamente. Siamo pronti ad essere Azione cattolica in una Chiesa impegnata ad affermare radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, facendo nostra l'opzione per i più fragili, i più poveri, i più bisognosi. Siamo pronti a impegnarci ancora di più nel dialogo e nell'incontro con tutti. Senza pregiudizi e senza paura. Per costruire ponti e abbattere muri».

Dal canto suo Andrea Riccardi fondatore della comunità di Sant’Egidio, ha sottolineato che «Papa Francesco ha indicato un cammino, una Chiesa che esplora l’umanità andando in mare aperto. Senza forza, arroganza, calcolo. Ma nemmeno spaventata e nascosta nelle strutture. Il mare aperto è quello di un cambiamento di un’epoca che traccia scenari umani e sociali differenti. Di fronte a questo la Chiesa di Francesco in Italia domanda ai cristiani italiani di essere autentici discepoli del Vangelo e protagonisti delle riforme della comunità ecclesiale». «Non per stare chiusi dentro le istituzioni», ha aggiunto, «ma per uscire. Francesco ha aperto la porta alla vita della gente comune, non ha dettato un progetto. È l’ora di abbandonare biechi clericalismi purtroppo così diffusi, preoccupazioni avare, calcoli. Ci sono riserve umane e religiose anche dove non lo si crede, soprattutto i poveri non sono un peso ma una risorsa per la Chiesa. Questo vuol dire far sgorgare un umanesimo cristiano e popolare».

Una profonda sintonia è espressa anche dalle Acli che, per bocca del suo presidente Gianni Bottalico sottolinea che «papa Francesco ha indicato alla Chiesa italiana l’inclusione sociale dei poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo. Il Pontefice invita i cattolici italiani a riflettere sul fatto che i tratti qualificanti dell’umanesimo cristiano – umiltà, disinteresse, beatitudine – si ritrovano specialmente nei poveri e raccomanda alla Chiesa di essere fermento di dialogo, di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Una prospettiva nella quale le Acli si ritrovano pienamente, che sosteniamo e che soprattutto cerchiamo di realizzare negli ambiti e sui territori cui si sviluppano le nostre azioni e i nostri progetti».

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