E adesso tocca ai laici, all’intero
popolo di Dio che papa Francesco ha chiamato a collaborare, in sinodalità, per costruire
una Chiesa in dialogo con il mondo. «Un discorso storico per la Chiesa
italiana», ha definito le parole di Bergoglio Matteo Truffelli, presidente
nazionale dell’Azione cattolica. «Richiamandoci alla centralità del Vangelo,
richiamando i sentimenti di Gesù verso ogni uomo in ogni tempo, ci riconduce
all’essenziale della nostra testimonianza: immergerci pienamente nel mondo per
ascoltarlo e accudirlo, testimoniando così una fede che si fa compagnia delle
persone», prosegue il presidente. E dunque adesso, «spronati da Francesco, e
ricchi dei tanti segni di bene che ci sono nelle nostre comunità cristiane,
liberiamoci senza indugi dei timori che non ci fanno aprire al dialogo fecondo,
delle certezze ridotte a ponti levatoi e delle abitudini che ci impediscono di
osare, di aprirci, di uscire».
E rispondendo all’invito di studiare e mettere in pratica
l’Evangelii Gaudium, Truffelli aggiunge: «L’abbiamo tra le mani, pronti a
declinarla in strade nuove per incontrare, con umiltà, disinteresse e
beatitudine, questa umanità che Dio ama profondamente. Siamo pronti ad essere
Azione cattolica in una Chiesa impegnata ad affermare radicalmente la dignità
di ogni persona come figlio di Dio, facendo nostra l'opzione per i più fragili,
i più poveri, i più bisognosi. Siamo pronti a impegnarci ancora di più nel
dialogo e nell'incontro con tutti. Senza pregiudizi e senza paura. Per
costruire ponti e abbattere muri».
Dal canto suo Andrea Riccardi fondatore della comunità di
Sant’Egidio, ha sottolineato che «Papa
Francesco ha indicato un cammino, una Chiesa che esplora l’umanità andando in
mare aperto. Senza forza, arroganza, calcolo. Ma nemmeno spaventata e nascosta
nelle strutture. Il mare aperto è quello di un cambiamento di un’epoca che
traccia scenari umani e sociali differenti. Di fronte a questo la Chiesa di
Francesco in Italia domanda ai cristiani italiani di essere autentici discepoli
del Vangelo e protagonisti delle riforme della comunità ecclesiale». «Non per
stare chiusi dentro le istituzioni», ha aggiunto, «ma per uscire. Francesco ha
aperto la porta alla vita della gente comune, non ha dettato un progetto. È l’ora
di abbandonare biechi clericalismi purtroppo così diffusi, preoccupazioni
avare, calcoli. Ci sono riserve umane e religiose anche dove non lo si crede,
soprattutto i poveri non sono un peso ma una risorsa per la Chiesa. Questo vuol
dire far sgorgare un umanesimo cristiano e popolare».
Una
profonda sintonia è espressa anche dalle Acli che,
per bocca del suo presidente Gianni Bottalico sottolinea che «papa Francesco ha indicato alla Chiesa italiana l’inclusione sociale dei
poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo. Il Pontefice invita i
cattolici italiani a riflettere sul fatto che i tratti qualificanti
dell’umanesimo cristiano – umiltà, disinteresse, beatitudine – si ritrovano
specialmente nei poveri e raccomanda alla Chiesa di essere fermento di dialogo,
di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Una prospettiva nella quale
le Acli si ritrovano pienamente, che sosteniamo e che soprattutto cerchiamo di
realizzare negli ambiti e sui territori cui si sviluppano le nostre azioni e i
nostri progetti».