Terzo giorno di lavoro, al quinto Convegno ecclesiale
nazionale in corso a Firenze; il primo dopo l'intervento di papa Francesco che ha scaldato i cuori e interpellato le menti. In programma, le due relazioni principali. Dopo gli anni della crisi, non solo economica, che hanno segnato
la vita del nostro Paese, si è chiesto il professor Mauro Magatti,
ordinario di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano, che senso ha interrogarsi sul
nuovo umanesimo? La crisi dell'Italia è in primo luogo crisi di identità, ha osservato, alla radice di quei
particolarismi che «come italiani conosciamo bene: localismi,
corporativismi, familismi, corruzione, mafiosità».
Citando Benedetto XVI, Magatti ha osservato che «si va verso una crescente a-strazione (‘astrarre’ etimologicamente significa ‘distaccare', 'separare’): tutto, cioè, viene separato da parte di un uomo che si sente di poter fare tutto. Se ci pensiamo bene, la nostra stessa vita rischia di diventare un'astrazione-sempre più frammentata e separata da ciò che la circonda; persino dagli affetti piùintimi. Per il modo in cui le nostre giornate sono organizzate, l'esistenza di ciascuno è costantemente a rischio di andare in frantumi o perdere, un po' alla volta,di consistenza. La pretesa di liberarsi dalle identità religiose e culturali, ha proseguito Magatti, porta a produrre un mondo piatto, indifferente rispetto alle domande di senso e di appartenenza, semplice palcoscenico per le infinite ed equivalenti possibilità d'azione individuali. Non più solo l'uomo al posto di Dio, ma persino la negazione del posto di Dio». «Al di là delle pretese del tempo che viviamo di saturare tutto, ha poi sottolienato il sociologo, l'uomo
contemporaneo si sente ancora attraversato da una mancanza. Da un vuoto
creativo.Da un’essenziale inquietudine che è anche un'apertura.Che non
lo abbandona e lorimette in movimento».
La chiave
individuata da Magatti per cercare una via d’uscita, sta nell’apertura
alla «logica della concretezza , intesa come pratica di affezione aperta
alla trascendenza». «"Concretezza", ha spiegato il professore, significa ‘cum crescere’, ‘crescere insieme’. Dunque, essa ha a che fare con ilrimettere insieme – cioè, in dialogo - ciò che abbiamo imparato a separare. In una visione integrale e integrante della realtà». Una concretezza “generativa” in cui il sociologo
riconosce anche quel tratto inconfondibile che «distingue l’Italia nel
mondo». L’Italia, ha concluso, «da secoli ha saputo esprimere, dal
basso, una straordinaria vitalità: il volontariato, le cento città,
l’artigianato, l’arte, la cura e la carità, la sussidiarietà e
l’economia civile. Creando un terreno favorevole alla fioritura di un
nuovo "umanesimo della concretezza" si può forse ridire la vocazione per
questo Paese nel tempo che stiamo vivendo».
All’intervento del
sociologo Magatti ha fatto seguito quello di monsignor Giuseppe Lorizio, ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università
Lateranense: “Non siamo qui come turisti, bensì per interrogarci a nome
delle nostre comunità ecclesiali sull’oggi del Vangelo e della storia,
per riscoprire le radici anche dell’umanesimo storico, ma soprattutto
del ‘nuovo’ umanesimo e rinvenirle nella fede in Cristo Gesù, che ci
unisce senza omologarci e ci interpella senza opprimerci”. Lorizio
ha sottolineato che spetta “a ciascuno di noi, ad ogni cellula della Chiesa il compito di svelare la novità assoluta dell’umano, che il
Vangelo attesta e Gesù di Nazareth incarna”.
“La fede in Cristo Gesù
intravede e professa l’umano e il divino in una profonda unità
personale che interpella e coinvolge oltre la storia, ma non fuori di
essa”, ha aggiunto, richiamando l’esperienza biblica dell’alleanza.
Proprio questa categoria diventa, quindi, “paradigma del ‘nuovo
umanesimo’, che ha da proporsi come tale a tutti e che coinvolge i
credenti in Cristo nella vigilanza e nella custodia di fronte ad ogni
tentativo di infrangere le alleanze, che possono assicurare una vita
degna di questo nome a chiunque oggi e domani sia chiamato
all’esistenza”.
Il nuovo umanesimo che si genera dalla fede è così
“l’umanesimo della nuova alleanza, realizzatasi in Cristo”, che “va
vissuta e attualizzata nelle alleanze, spesso infrante o compromesse”,
della vita di ciascuno e della storia di tutti: tra uomo e natura come
tra uomo e donna, spiega Lorizio; tra generazioni come tra popoli; tra
religioni come tra cittadino e istituzioni. Sono alleanze che – ha
concluso il teologo – “ciascuno di noi e le nostre comunità, con
sporgenza verso la società civile, è chiamato a porre in atto,
custodendo legami e vincoli autentici e chiedendo e offrendo
misericordia, perché avvenga ai diversi livelli una vera riconciliazione
sul piano individuale e su quello comunitario”.«Al di là delle pretese del tempo che viviamo di saturare tutto, l'uomo contemporaneo si sente ancora attraversato da una mancanza. Da un vuoto creativo.Da un’essenziale inquietudine che è anche un'apertura.Che non lo abbandona e lorimette in movimento».