La cupola di Santa Maria in Fiore vista dalla Biblioteca delle Oblate
Firenze ricorda Marielle Franco nel giorno del suo 42esimo compleanno con un incontro pubblico, avvenuto lo scorso 27 Luglio nel salone della biblioteca delle Oblate, per rendere omaggio a Marielle e tenere viva la sua memoria.
Alla giovane brasiliana, attivista per i Diritti Umani e Consigliera Comunale di Rio di Janeiro, barbaramente assassinata in Brasile insieme al suo autista Anderson Gomes, il 14 marzo del 2018, era già stata intitolata l'Altana della Biblioteca delle Oblate. La terrazza panoramica dell’antico convento trecentesco che si affaccia sulla cupola di Brunelleschi porta il nome di Marielle Franco, dal 14 marzo scorso, a tre anni esatti dall’omicidio della giovane politica brasiliana. E’ il riconoscimento della città di Firenze e dei suoi cittadini a Marielle per il suo impegno e coraggio nel combattere le disuguaglianze e discriminazioni sociali in Brasile . Impegno che le è costata la vita, vittima di un crimine su commissione per il quale si cerca ancora giustizia.
“Io sono, perché noi siamo”, amava ribadire sempre Marielle con quel suo sorriso ampio, onesto, che raccoglieva in sé tutto il suo popolo, ma sopratutto quei 52 milioni di brasiliani che vivono oggi sotto la soglia della povertà. Lei, nata e cresciuta nella bidonville di Maré, aveva conosciuto sulla propria pelle i pregiudizi, il razzismo, la violenza istituzionale che ogni giorno uccide la sua gente.
Firenze come Rio di Janeiro
Un incontro carico di emozione, arricchito dalla presenza di Anielle Franco, sorella di Marielle e di Monica Benicio, compagna di vita e di impegno politico di Marielle, anche lei consigliera comunale di Rio di Janeiro del PSOL (Partito Socialismo e Libertà), lo stesso che aveva eletto Marielle Franco nel 2017 come la prima donna nera nel consiglio Comunale della città di Rio.
Firenze era rappresentata dall’assessore alla Memoria, Alessandro Martini, in fascia tricolore, e dagli assessori Tommaso Sacchi (alla cultura) e Benedetta Albanese (ai Diritti e Pari Opportunità), dalla Segretaria Generale della CGIL Toscana, Paola Galgani e dall’antropologa brasiliana, Heloisa Barbati, dell’associazione Casa do Brasil a Firenze.
Il volto bello e sorridente di Marielle faceva da cornice e l’atmosfera era quasi familiare, leggera, rallegrata dalle note di Ton Jobin, dalla poesia di Vinícius di Moraes, dal samba di Mestre Cartola e di tanti altri grandi nomi della musica brasiliana, interpretati dalla cantante brasiliana Bruna Condino e dai musicisti Ricardo da Silva e Pino Arborea. Un poco come in Brasile, gioia e dolore hanno condiviso lo stesso spazio.
“Vi ringrazio per questo gesto, per la vostra instancabile insistenza nel ricordare Marielle Franco. La giustizia per Marielle non si fa soltanto con la fine dell’inchiesta giudiziaria, che è un atto dovuto da parte dello Stato Brasiliano, ma riconoscendola nella sua lotta per i Diritti Umani fondamentali. La vita di Marielle aveva e ha un senso collettivo. Marielle era la collettività. Vi ringrazio per mantenere vivo il suo nome e la sua memoria, come un faro acceso, una lotta per la vita. Quello che oggi, la società brasiliana e quella internazionale stanno facendo, a nome di Marielle, ci fa sperare che la sua vita e la sua morte non siano state inutili”, dice con voce commossa Monica Benício.
Anielle Franco spiega la responsabilità sociale e politica che tutta la sua famiglia ha ereditato da Merielle e della necessità di rimanere al fianco delle donne e degli oppressi del Brasile e di come gli assassini di sua sorella, nel tentativo di eliminarla, l’abbiano trasformata in una cittadina del mondo. Ha gli stessi occhi vivaci e lo stesso sorriso della sorella che le illuminano il viso mentre viene applaudita del pubblico, in quello che avrebbe dovuto essere un giorno di festa per Marielle e per la sua famiglia.
L'Altana intitolata a Marielle Franco
Il Brasile di Marielle e quello di Bolsonaro
L’impegno di Marielle per la giustizia in Brasile era sofferto, quotidiano, collettivo, illimitato e legittimo, il che ha fatto di lei un personaggio politico creduto. L’assassinio dell’attivista brasiliana è stato un strappo definitivo alla democrazia, l’ultimo gradino dell’orrore prima dell’abisso in cui è caduto il paese, devastato dalla pandemia da Covid-19 che ha portato alla morte oltre 553 mila persone per l’irresponsabilità del presidente Jair Bolsonaro.
Un Brasile soffocato anche dalla povertà che si è triplicata negli ultimi sei mesi.
Il Brasile di Bolsonaro ha devastato l’ambiente e la foresta Amazzonica. Secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature, l’Amazzonia “non respira più” perché produce più anidride carbonica di quella che riesce ad assorbire a causa della deforestazione autorizzata dallo stesso Bolonaro per favorire i pascoli d’allevamento bovino, la vendita di legname pregiato, l’estrazione di minerali preziosi e la coltura intensiva della soja. Jair Bolsonaro, che si trova sotto inchiesta per corruzione e per negligenza, ha anche una denuncia alla Corte Penale Internazionale per genocidio e si moltiplicano in tutto il paese le manifestazione per chiedere la fine del suo governo.
Il Brasile che aveva sognato e per il quale aveva lottato Marielle, sino ad essere assassinata, era l’esatto opposto. Sarà forse per questo che a Firenze, alla fine dell’incontro, la voce di brasiliani e fiorentini si era unita in coro, in una sola certezza:
Marielle, Presente.