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giovedì 10 ottobre 2024
 
quirinale/giorno cinque
 

Casellati a vuoto, si punta su un'altra donna

28/01/2022  SI complicano i giochi. La presidente del Senato prende meno dei voti che avrebbe sulla carta. Tutto da rifare. E Toti dice: "Sbrighiamoci che ho da fare". Salvini e Conte annunciano "una seconda candidata di alto profilo"

Non solo non ce la fa, ma resta distante anche dai voti di cui sulla carta disponeva. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il nome che la coalizione di centro destra ha nesso sul tavolo per la quinta votazione si ferma a 382 voti su 453. Franchi tiratori anche tra Forza Italia. Una sconfitta soprattutto per Salvini che aveva presentato la candidatura come “super partes” e molto autorevole. Ritornano allora i nomi di Draghi e Casini (quest’ultimo indigesto sia a Fratelli d’Italia che a un pezzo importante della Lega).

Il risultato migliore lo ottiene la Meloni che spacca la maggioranza di Governo e indebolisce la leadership di Salvini. Non a caso alcuni attribuiscono i franchi tiratori a Fratelli d’Italia. Che però restituisce al mittente facendo notare che i voti a Berlusconi e a Tajani certo non possono provenire dalle loro fila. Ci sarà comunque modo di capire chi sono i franchi tiratori perché, seppur Fico ha deciso di leggere solo il cognome sulla scheda, i vari gruppi hanno dato indicazioni precise per capire come votano i propri elettori. Apponendo sulla scheda prima il nome e poi il cognome o solo il cognome o prima il cognome e poi il nome è possibile, infatti, attribuire le preferenze a ogni gruppo parlamentare. Sembrerebbe che Fratelli d'Italia abbia scritto Elisabetta Alberti Casellati, la Lega il solo cognome, i centristi Alberti Casellati e Forza Italia Elisabetta Casellati. I bene informati, analizzando queste schede, riferiscono che i voti siano mancati dai centristi e da Forza Italia.

Il centro sinistra, invece, si conta al contrario: astenendosi. E si astengono 406 elettori. Sui 405 di cui la coalizione dispone sulla carta. La quinta votazione dà molte indicazioni: i 46 voti a Mattarella (che quindi non possono ascriversi solo al Centrosinistra), i 38 a Di Matteo degli ex cinquestelle (che sulla carta hanno 65 voti, ma evidentemente hanno pensato di spacchettare le preferenze). Undici le schede bianche.

Le due coalizioni si riuniscono prima del secondo voto della giornata previsto per le 17. Il centrodestra si preparava alla spallata, se la Casellati fosse andata sopra i voti disponibili o se almeno avesse tenuto i suoi. Adesso invece si prospetta, ma è tutto da vedere, una spaccatura della coalizione.

Intanto si susseguono le frasi “dal sen fuggite”. Il presidente della Liguria Toti che, dopo aver lamentato ieri sera di dover fare stamattina «la levataccia delle otto e trenta per sdoganare il nome su cui votereno», ha giunto che «bisogna fare in fretta perché ho molte cose da fare». Mastella si presenta davanti a Montecitorio con un uovo «che non è quello di Colombo, ma quello di Mastella. E Colombo si confonde con il tenente Colombo. Perché è più facile che una chioccia faccia l’uovo che esca un uovo da qua». E sempre Mastella parla dell’operazione Casellati come quella di un «martirio politico». «Salvini sta ripetendo l’errore del Papeete», commenta lo “statista di Ceppaloni”.

Tutti i giochi sono aperti fino alle seconde votazioni del giorno. Qualcuno consiglia a Salvini di «prendere l’elenco telefonico e cominciare a chiamare in ordine alfabetico», scherzando sui tanti nomi e sui tanti incontri del leader della Lega. Altri contrappongono Draghi visto come estraneo dalla politica «tanto che in pochissimi hanno il suo numero di cellulare» a Casini, «di cui tutti hanno il numero».

E c’è ancora chi pensa alla carta Mattarella bis, invocandolo come «salvatore della patria» nel caos che, comunque, continua a regnare

Il centro destra si astiene. In tutto 445 grandi elettori della coalizione si presentano senza ritirare la scheda. Dopo la deludente prova della quinta votazione, per la sesta chiama la coalizione fa un passo indietro. E prova a ripartire dal dialogo con il centro sinistra. Dal canto loro, dopo aver nuovamente chiarito che un presidente della Repubblica non si può votare tentando spallate visto che entrambi gli schieramenti sono minoranza in Parlamento, Pd, Cinque Stelle e Leu  continuano a dirsi disponibili a cercare un nome condiviso. Il cerino acceso è ancora nelle mani di Salvini. Che insiste sul nome di una donna,  «ma in gamba, non vogliamo una donna solo in quanto donna», precisa.

Torna il nome di Elisabetta Belloni, gradita a Fratelli d’Italia, Lega, Movimento cinque stelle e che sembra non dispiacere troppo agli altri a eccezione di Renzi (che però la fece arrivare ai servizi), Leu e parte di Forza Italia. La notte è ancora lunga mentre Roberto Fico ufficializza i 336 voti a Sergio Mattarella, i 41 a Di Matteo e le 106 schede bianche.

 
 
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