Se invece di misurare lo stato di salute del nostro Paese solo attraverso i parametri dell’economia, il Pil o lo spread, provassimo a tenere conto anche di altri valori come la qualità della vita e la felicità delle persone forse le cose in Italia andrebbero meglio. Qualcosa del genere propone la città di Firenze e le sue istituzioni civili e religiose attraverso la Biennale dei beni culturali e ambientali Florens 2012 giunta quest’anno alla sua seconda edizione.
La grande kermesse apre il 3 novembre e si concluderà l’11, offrendo una settimana ricca di incontri, un carnet di convegni e relazioni ad alto livello, mostre, concerti, eventi teatrali e rassegne cinematografiche e installazioni artistiche nelle piazze che regaleranno un volto nuovo a Firenze. Per alcuni giorni nella città del giglio, l’antica Florentia, economia e profitto proveranno ad andare a braccetto con cultura e qualità della vita.
Alla ribalta le eccellenze del made in Italy. Saranno presenti, a livello nazionale e internazionale, istituzioni culturali, fondazioni bancarie, operatori turistici, ricercatori scientifici. Si parlerà di editoria, moda, design, difesa dell’ambiente, cura del paesaggio.
Si cercherà di immaginare un nuovo modello di sviluppo, concreto e
sostenibile, partendo delle nostre radici. Così in un momento
particolarmente difficile per l’Italia, Florens tenterà di dare un
risposta “alta” ma concreta alle aspettative di un Paese che, nonostante
la crisi, nasconde nei suoi cassetti un “tesoretto” inestimabile e
inesauribili di risorse umane, artistiche, imprenditoriali.
Due installazioni in particolare segneranno il volto della città. La
piazza di Santa Maria del Fiore sarà trasformata in prato e uliveto non
solo per ricordare la nostra eccellenza nella coltivazione e produzione
d’olio d’oliva. L’uliveto accanto al Battistero avrà anche la funzione
di ricordare al visitatore che entrerà in San Giovanni per ammirare i
tre crocifissi di Michelangelo, Donatello e Brunelleschi che quell’”orto
degli ulivi” fa memoria del luogo in cui Gesù pianse e sudò sangue
prima di affrontare il supplizio della croce.
Proprio l’immagine del crocifisso e della croce assume un ruolo centrale
in Florens 2012. All’ostensione dei tre crocifissi-capolavoro del
Rinascimento fiorentino darà eco la grande scultura che emergerà da un blocco di
marmo di 80 per 50 metri. Un richiamo forte alla
contemporaneità: attraverso quella croce Paladino consegna intatta alle
generazione del terzo millennio il simbolo per eccellenza della
sacralità della vita e del dolore umano.
Grazie ai nuovi media, Florens sarà un evento globale seguibile 24 ore
su 24 dal computer di casa in diretta streaming. Si potrà anche
intervenire attraverso i vari social network gestiti da un piccolo
esercito di 57 blogger sparso in tutto il mondo. Il programma è in www.fondazioneflorens.it
Alla vigilia della seconda edizione di Florens 2012, la Biennale internazionale dei Beni culturali e ambientali che si tiene a Firenze dal 3 all’11 novembre, abbiamo chiesto a monsignor Timothy Verdon, membro del comitato Scientifico e direttore del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore di portarci nel cuore del significato di questo incontro.
Monsignor Verdon, la vocazione dell’Italia alla bellezza nella cura del paesaggio, nella produzione artistica, nell’artigianato e nella buona tavola trova in Florens 2012 un punto di sintesi e di rilancio. Cosa significa Firenze per l’Italia?
«Firenze, che fu per un breve periodo anche capitale politica del Regno italico, rappresenta il cuore culturale dell’Italia e anche un passaporto verso il mondo. Giotto, Donatello, Botticelli, Leonardo da Vinci, Michelangelo sono tra i più grandi nomi della storia dell’arte occidentale e sono tra le ragioni determinanti di ogni pellegrinaggio verso il Bel Paese. Oggi che gli stessi italiani cercano nuove strade verso un futuro percorribile, grazie a Firenze sanno d’avere alle spalle un grande passato».
Di quali valori culturali il paesaggio rurale toscano e quello cittadino parlano al mondo globalizzato?
«Queste due realtà sempre in continuità tra loro parlano di ordine e fantasia, di inventiva e di un’infinita pazienza, di passione per il nuovo e d’intelligente amore per l’antico. Dalla Val d’Orcia alle Foreste Casentinesi, da Firenze a Lucca, Siena, Arezzo, cattedrali, palazzi pubblici, dimore storiche e casolari rurali parlano di una civiltà “alta” anche nelle sue espressioni più popolari.
La bellezza è fattore che unisce arte, urbanistica, coltivazione dei campi, gastronomia».
Ma cos’è la bellezza, in particolare nel pensiero cristiano?
«Per il cristiano, la bellezza è il riflesso del volto di Dio, è l’attrazione di Cristo – di Colui a cui la Chiesa applica le parole di un antico canto sponsale: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo" (Salmo 45,3). L’arte così come la natura e ogni forma di artigianato, inclusa la buona cucina, sono espressioni di un’attenzione al valore trascendentale intuibile nelle cose materiali. Un quadro, un campo coltivato, un piatto preparato bene: queste sono gioie spirituali da condividere con gli altri e che elevano e favoriscono il senso stesso dell’amicizia e della convivialità».
Nella società post-industrializzata e nella cornice di Firenze, culla
del Rinascimento, questo convegno internazionale quale immagine di uomo
ci comunica e quali possibilità di unire in un nuovo umanesimo le
capacità intellettuali e quelle manuali?
«Florens 2012 rilancia l’immagine e la realtà dell’essere umano sensibile
alla bellezza, aperto al passato come all’avvenire, capace di fermarsi a
contemplare l’arte così com’è capace di impegnarsi nel lavoro.
Un’immagine dinamica, una realtà entusiasmante, una forte dose di luce
in un frangente storico immerso nel buio.
La bellezza passa attraverso la croce e il grande romanziere russo
Dostoevskij, afftontando il tema della “bellezza che salverà il mondo”
ci parla di una “bellezza crocifissa”».
A tale proposito cosa ci
insegnano i tre grandi crocifissi esposti contemporaneamente nel
Battistero di Firenze sotto la cupola mosaicata da Coppo di Marcovaldo, dove al centro delle storie bibliche sta il grande volto di Cristo re dell’universo? La follia della croce come viene interpretata
nell’Umanesimo e nel Rinascimento?
«Donatello, Brunelleschi, il giovane Michelangelo ci sfidano, attraverso
le loro diversissime letture della figura di Cristo, a tentare anche noi
una nostra lettura. I tre celebri crocifissi quattrocenteschi sono
visibili poi sotto il colossale mosaico medievale del Battistero
raffigurante Cristo risorto, ma con le braccia sempre estese in forma di
croce. L’abbinamento del realismo dei crocifissi rinascimentali con
l’idealismo ancora bizantino di questo mosaico compendia il mistero di
Cristo, la sua Pasqua di sofferenza e di gloria».
Quali sono le tre visioni di fede che ci comunicano i crocifissi di
Michelangelo, Brunelleschi e Donatello; in cosa si differenziano e come
dialogano tra di loro?
«Donatello ci fa vedere il Figlio di Dio come un uomo comune, nello
spirito dell’inno della Lettera di San Paolo ai Filippesi; Brunelleschi
ci presenta un Re crocifisso, superiore anche nell’umiliazione;
Michelangelo enfatizza il pathos di un uomo giovane – poco più d’un
ragazzo – che dona la vita per gli altri. Messi uno accanto all’altro,
questi tre crocifissi-capolavoro offrono tre aspetti complementari
dell’inesauribile mistero della Persona divina che si è fatta persona
pienamente umana per noi».
Come la tecnologia si inserisce nel paniere dell’offerta culturale e
artistica di Florens 2012?
«Per l’ostensione dei crocifissi in Battistero, così come per gli altri
eventi della settimana di Florens, eccellenti application digitali
potenziano il coinvolgimento attivo e intelligente del pubblico,
offrendo una straordinaria gamma di approcci e spunti di riflessione».
Nella recessione in cui ci troviamo quali prospettive potrebbe aprire
questa biennale per il rilancio della nostra economia italiana?
«Uno degli obiettivi di Florens è quello di offrire un’alternativa
credibile al fallimentare turismo di massa e della cultura usa e getta
che caratterizza i nostri giorni. Il potenziale economico della
ri-presentazione creativa del senso della cultura antica e contemporanea
è illimitato. Oggi le persone sono stanche del comune denominatore più
basso – cercano nuove forme di eccellenza e sono pronti anche a spendere
pur di raggiungerla».
Perché per la grande istallazione in piazza Santa Croce è stata scelta
un’opera di Mimmo Paladino? La sua grande croce inserita nella
scenografia della piazza e dell’antica chiesa fuiorentina qual messaggio
lancia alla città?
«Due anni fa Paladino ha avuto una parte importante anche nella prima
edizione di Florens 2010, ingaggiando un dibattito sull’arte con
l’Arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori. Paladino è tra i grandi
artisti contemporanei che s’interessano del sacro cristiano e la sua
titanica installation cruciforme davanti alla basilica francescana
dedicata alla Santa Croce parlerà di continuità e di discontinuità, del
nuovo che riplasma l’antico, della capacità in un’era non più cristiana
di sollevare le domande fondamentali di cui la croce di Cristo rimane
l’emblema».
Stiamo per celebrare il 17mo anniversario dell’editto di Costantino e
proprio la visione di Costantino e le storie della Vera Croce appaiono
sulle lunette dei portali di Santa Croce.
Come la tolleranza religiosa proclamata dal grande imperatore romano nel
313 dopo Cristo è ancora lontana dall’essere praticata come conquista e
valore comune di civiltà in tante parti del mondo?
«Costantino apriva un mondo ancora pagano ad accogliere la fede dei
cristiani. L’Italia, con il suo glorioso patrimonio di arte cristiana,
può aiutare oggi il nuovo paganesimo che caratterizza il nostro tempo a
riscoprire il senso e la bellezza del cristianesimo. “Tolleranza” non
significa solo sopportazione dell’altro; la tolleranza spesso è il primo
passo verso la conversione».
La croce di Mimmo Paladino evoca anche un simbolo universale
pre-cristiano: in che modo la sua opera si inserisce nella bi-milennaria
storia dell’iconografia del crocifisso?
«La croce è un segno universale d’incontro, il crocifisso è il patibolo
storico di Gesù. I grandi sassi di Paladino ci ricordano che gli uomini
devono prima incontrarsi – il senso di una città è proprio questo – e
poi insieme decidere quale leader seguire. Per i credenti Cristo è un
Re-architetto, che con pietre vive costruisce la casa di Dio tra gli
uomini. A tutti la grande scultura racconterà e testimonierà come, nello spazio di
un piazza cittadina, ognuno può mettere insieme i detriti insieme ai
pezzi belli, raggiungendo una sintesi, un forma artistica significativa
dominata dalla bellezza».