“Siamo qui per tre motivi: uno per aderire all’appello di papa Francesco fisicamente, con la mente e con il cuore perché è un appello che abbiamo apprezzato. Due per dire no alla guerra. E terzo per non far cadere i suoi sforzi”. Foad Aodi, presidente del Co-mai (Comunità del mondo arabo in Italia) e dell’Amsi (associazione medici di origine straniera in Italia) è in piazza San Pietro già dalle prime ore del pomeriggio. “Siamo qui per la preghiera e l’invocazione per la pace e per promuovere il dialogo. Da quando papa Francesco è stato eletto, in pochi mesi, è diventato per noi un “idolo”. Personalmente sogno un papa Francesco anche tra noi , nel mondo islamico e arabo. Perché lui è riuscito in pochi mesi ad aggregare tantissime persone e a portare avanti il dialogo interculturale e interreligioso. I suoi messaggi sono molto semplici e umani e arrivano direttamente al cuore”. Il Co-Mai ha fatto proprio l’appello del papa. Sono 66 le comunità arabe che hanno aderito in varie città italiane”, dice ancora Aoudi “e 52 associazioni mediche e professionali dell’Amsi hanno dato la loro adesione. Alle 19.30 anche noi saremo in preghiera e invocazione per sostenere papa Francesco”.
Secondo Aodi “le parole di papa Francesco sono arrivate dove dovevano e sono state molto apprezzate dal mondo arabo. Noi vorremmo ricordare a Obama le sue parole e le sue dichiarazioni al mondo islamico subito dopo la sua elezione con una apertura molto forte e importante. Con tutte le differenze, possiamo dire che anche papa Francesco, appena eletto, ha fatto un’apertura al mondo arabo. E lui sta mantenendo la parola. Non vorrei paragonare papa Francesco a Obama perché hanno due ruoli diversi, uno politico e l’altro religioso, ma almeno Obama non deve seguire la politica che deve dividere, ma quella che unisce. Non vogliamo un’altra Libia, un altro Iraq, un’altra azione militare che divide. Le azioni militari non hanno prodotto niente. La primavera araba sta diventando l’inverno del mondo arabo, con una notte che non fa vedere luce. Questo appello è per noi un segnale, una speranza di poter vedere una luce”.