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mercoledì 07 giugno 2023
 
Fondazione Adecco
 

Carcerati: il ritorno al lavoro

04/12/2017  Alcune aziende hanno già aderito al nuovo progetto con il carcere di Bollate di Milano, per aiutare i detenuti a rientrare nel mondo del lavoro

«Fare del bene fa bene. Anche alle aziende». Parola di Giovanni Rossi, segretario generale della Fondazione Adecco per le pari opportunità. Continua: «Quando si svolge attività d’impresa, si ha una responsabilità economica ma anche sociale. Se una società si impegna in programmi solidali, migliora la reputazione e il proprio prestigio presso i clienti». Lo confermano diverse ricerche americane e della Bocconi. Proprio agli Usa si è ispirata la Fondazione Adecco per ideare #RipartoDaMe, il progetto pilota con cui 14 detenuti di Bollate (Mi) saranno avviati al lavoro nelle prossime settimane. «È una prassi comune negli Stati Uniti» spiega Rossi, «perché, quando il fine pena si avvicina, un impiego è decisivo per il reinserimento e per abbattere la recidiva». È il tasso di chi torna a delinquere una volta uscito dal carcere la spia del fallimento del sistema giustizia italiano a cui la Costituzione affida la funzione rieducativa della reclusione. Tutte le statistiche confermano che abbatte la recidiva compiere attività non dietro le sbarre: eppure soltanto il 27% dei detenuti svolge un’esperienza di lavoro durante la permanenza in carcere e di questi un’esigua minoranza (il 19%) fuori dalla prigione.

Il progetto di Adecco è promosso in collaborazione con la Fondazione Alberto e Franca Riva e l’Università Cattolica: «Per chi, magari da un decennio, non lavora o non ha avuto contatti con l’esterno», dice Rossi, «occorre acquisire gli strumenti per reinserirsi sul mercato». Le attività prevedono colloqui individuali, redazione di un progetto professionale, orientamento e monitoraggio durante il percorso.

Nonostante lo stigma che talvolta colpisce i carcerati, alcune aziende hanno espresso la loro disponibilità. Si tratta di imprese grandi e piccole, di diversi settori, dalla ristorazione all’ingegneristica. Uno dei 14 detenuti è già stato inserito come metalmeccanico. Spiega ancora Rossi: «Vogliamo allargare la rete, attività complessa poiché significa affrontare gli stereotipi e sconfiggere i pregiudizi».

 
 
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