San Giorgio a Venezia è molto di più di un’isola: straordinariamente bella e collocata nel posto più panoramico della città, proprio di fronte al bacino di San Marco, san Giorgio significa un monastero benedettino che ha oltre mille anni di vita, la maestosa Basilica di San Giorgio Maggiore, progettata da Andrea Palladio, con all’interno opere di Tintoretto, Carpaccio, Ricci, uno svettante campanile e altri insigni monumenti. Una storia lunga e complessa. Qui vi si celebrò perfino un conclave.
Ma da 70 anni quest’isola magica e silenziosa, significa soprattutto Fondazione Giorgio Cini, cioè una vera e propria istituzione culturale internazionalmente riconosciuta, qualcosa di unico in Italia, una sorta di “spazio extraterritoriale”, un “porto franco”, “punto d’incontro di diverse civiltà”, come l’ha definita con orgoglio il suo presidente, Giovanni Bazoli, in occasione della conclusione delle celebrazioni per l’anniversario del Centro veneziano.
Era infatti il 1951, quando, dopo 150 anni di drammatica decadenza delle sue strutture e del complesso monastico a causa dell’intervento napoleonico che aveva ridotto l’isola a presidio militare, il conte Vittorio Cini, volle creare la Fondazione, in memoria del figlio Giorgio, perito trentenne a causa di un incidente aereo.
L’ente è, per suo statuto, centro d’arte e di cultura nato per promuovere il ripristino dello straordinario complesso monumentale, gli studi umanisti, e quelli storici sulla città, il dialogo tra le culture. In 70 anni la Fondazione ha favorito inoltre lo sviluppo di istituzioni educative, sociali, culturali e artistiche in Venezia. Un intervento di grande impatto per la città e per l’educazione di intere generazioni, unito alla creazione di una realtà culturale e artistica d’eccellenza, ospitando personaggi, eventi, rassegne e simposi a livello mondiale. E’ stata anche sede di summit internazionali come i G7 svoltisi nel 1980 e nel 1987.
Negli anni sono sorti gli Istituti e i Centri di ricerca, diretti da illustri studiosi, dedicati al Teatro e Melodramma, alla Storia di Venezia, alla Storia dell’Arte, alla Musica Antica, ad Antonio Vivaldi, alla Musica Contemporanea, agli Studi Musicali Comparati, alle Civiltà e Spiritualità Comparate, agli studi sul Vetro e alla digitalizzazione nel centro ARCHiVe.
Oggi, grazie agli interventi restaurativi la Cini ha ridato vita e visibilità all’intero complesso monumentale che conta il chiostro e il cenacolo palladiani, il labirinto di Borges, recentemente riaperto al pubblico, il Bosco dei Cipressi oltre alla ricchissima biblioteca, una pinacoteca, un teatro musicale che si affaccia sulla laguna e un nuovo spazio espositivo permanente “Le stanze del vetro”, che ospita mostre dedicate. Nel parco dell’isola, inoltre, la fondazione ospita le Vatican Chapels, il primo Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia: uno spazio di circa un ettaro e mezzo che accoglie dieci cappelle realizzate da dieci architetti internazionali, iniziativa fortemente voluta dal cardinal Ravasi.
Ispirata, da sempre, dall’aforisma di Gustav Mahler, “tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco”, oggi la Fondazione Cini alimenta l’impegno nella conservazione e nella tutela con la ricerca e la restituzione del suo inestimabile patrimonio anche attraverso l’innovazione digitale. Un lavoro costante per rendere tutte le sue collezioni accessibili anche online, ampliando le sue biblioteche e promuovendo convegni, seminari, occasioni di formazione specialistica oltre a grandi esposizioni d’arte e concerti, sempre aperti al pubblico.
In occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario la Fondazione ha realizzato il volume La fondazione Giorgio Cini. Settant’anni di storia, curato da Pasquale Gagliardi e Egidio Ivetic.