Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 14 gennaio 2025
 
 

Strauss-Khan, finanza e scandalo

15/05/2011  Strauss-Khan, il direttore generale del Fondo monetario, è stato arrestato per violenza sessuale. Compromessa la corsa all'Eliseo. Ne risentono gli equilibri della finanza mondiale.

In attesa che le autorità giudiziari di New York appurino se l’attuale direttore generale del Fondo Monetario Internazionale sia o no un violentatore, qualche considerazione politica ed economica sulla scena mondiale si può già fare.

Primo: Dominique Strauss-Khan esce definitivamente dalla scena, non solo come capo dell’organizzazione monetaria, ma anche come principale candidato dell’opposizione a Sarkozy nella corsa all’Eliseo. Secondo: il Fondo Monetario Internazionale, questa gigantesca istituzione finanziaria nata con i celeberrimi accordi di Bretton Woods (cui partecipò, con una certa influenza, anche John Maynard Keynes, divenendone a posteriori il protagonista assoluto) ne risentirà inevitabilmente sul piano dell’immagine, anche se per fatti che nulla hanno a che vedere con la sua politica finanziaria.

Bretton Woods, la conferenza che ripristinava il “gold standard” e fissava cambi fissi agganciati al dollaro a sua volta agganciato all’oro, doveva evitare per sempre crisi devastanti come quella del ’29. In particolare il Fondo Monetario doveva occuparsi di economia monetara e la Banca Mondiale di ricostruzione e sviluppo. In realtà oggi l’Fmi si occupa più di concedere prestiti agli Stati membri in caso di squilibrio nella bilancia dei pagamenti (la differenza tra import ed export) e di gravi dissesto finanziario.

Come funziona? In modo apparentemente semplice. Il Fondo è un’organizzazione di 186 Paesi che dal Dopoguerra (1946) concede i mega-prestiti in cambio di un piano di aggiustamento strutturale (che di solito comporta lacrime e sangue, a cominciare dai dipendenti pubblici, con un taglio delle spese correnti, una svalutazione della moneta, una revisione dei bilanci). E qui arrivano le critiche. I piani sono basati su una convinzione liberista, molto americana, che sarà il mercato a garantire i prestiti e favorire i rientri.

Tra i principali prestiti concessi quello al Brasile nel 1998 (42 miliardi di dollari) e al’Argentina (22 miliardi). Il Fondo ha contribuito anche al finanziamento del governo greco dopo l’esplosione della crisi, in accordo con l’Unione europea e la Banca centrale europea. Ma il Fondo è ampiamente criticato non soltanto per aver attribuito ai mercati virtù quasi taumaturgiche.

I movimenti non global e importanti Nobel (come Joseph Stiglitz) lo accusano di essere sostanzialmente al servizio di potentati economici americani, di effettuare le politiche finanziarie in maniera poco trasparente e di peggiorare le condizioni dei Paesi del Sud del Mondo, facendo sostanzialmente gli interessi dell’Occidente ricco e industrializzato (il sistema di voto privilegia il Nord del mondo). A giudicare dalla ripresa del Brasile negli ultimi anni queste critiche non sono per nulla dimostrate.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
10

Stai visualizzando  dei 10 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo