Quando scende in campo ama stravincere Attilio Fontana, classe 1952, varesino, avvocato penalista, appassionato golfista e tifosissimo del Milan. Nel 2018, alle regionali, aveva battuto con il 49,8 per cento dei consensi l'attuale sindaco di Bergamo Giorgio Gori, staccandolo di 20 punti percentuali. Lo stesso “trattamento” è stato riservato all’avversario politico odierno, Pierfrancesco Majorino, stavolta affermandosi con il 54,7% dei voti, contro il 33,9% del quasi-Carneade candidato del centro-sinistra. Vittoria facile, ampiamente annunciata. Ma solo pochi mesi fa nessuno avrebbe scommesso qualcosa neanche sulla ricandidatura al Pirellone del presidente uscente. Pare che a convincerlo, più dell’insistenza di Matteo Salvini, sia stato paradossalmente lo “sgarro” di Letizia Moratti, sua vice-presidente, che ha corso per sé, sostenuta da una propria lista civica e dal Terzo Polo, racimolando solo un deludente 9,8 % dei consensi.
Sposato, padre di tre figli, Maria Cristina, Giovanni e Marzia, in politica da sempre, Fontana, si è avvicinato alla Lega Nord, fin dalla nascita del movimento del Carroccio, tramite l’amico e collega Bobo Maroni. Già sindaco del piccolo Comune di Induno Olona dal 1985 al 1999, l'anno dopo è entrato in Consiglio regionale dove è stato nominato presidente per due mandati. Quindi i due mandati da sindaco di della sua Varese. Nel frattempo è diventato pure presidente di Anci Lombardia. E con l'associazione dei Comuni ha portato avanti battaglie bipartisan fianco a fianco con il ministro Graziano Delrio, allora sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci nazionale, come la marcia dei sindaci organizzata a Milano nel 2012 contro i tagli al bilancio.
Nel 2018, quando non aveva incarichi istituzionali, è stato chiamato all'ultimo da Matteo Salvini a candidarsi a presidente della Lombardia, dopo l'annuncio inaspettato di Roberto Maroni che non avrebbe corso per un secondo mandato. Può vantare nel suo primo mandato la conquista delle Olimpiadi invernali, che sono state aggiudicate a Milano-Cortina il 24 giugno 2019. Ma famosa resta pure la sua imbarazzante gaffe in campagna elettorale, quando ai microfoni di Radio Padania Libera, commenta l’arrivo degli immigrati nel nostro Paese così: «L’Italia non può accettare. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma di essere logici o razionali». Arriveranno subito dopo le scuse: «È stata un’espressione infelice, un lapsus».
Poi è arrivato l’inferno del covid, la strage nelle Rsa, le polemiche al calor bianco sulle responsabilità di non aver dichiarato “zone rosse” Alzano e Nembro, l’emergenza sanitaria, le difficoltà a far partire la macchina dei vaccini. Sono i giorni decisamente più difficili per Fontana, che viene anche indagato per l’affidamento da parte della Regione di una fornitura da circa mezzo milione di euro di camici alla società di proprietà del cognato e in quota parte della moglie che, poi si trasforma in donazione. Il governatore, alla fine, viene prosciolto, perché il fatto non sussiste ed esce indenne dalla vicenda.
Il suo vanto? “Il Piano Lombardia”, programma di lavori da quattro miliardi e mezzo e 5.800 cantieri aperti, di cui la metà già chiusi.
Ora, uscito trionfante dalle elezioni, dovrà vedersela con gli alleati scomodi di Fratelli d’Italia, che da soli hanno portato a casa, e alla causa di Fontana, il 25% dei voti, affermandosi come primo partito in Lombardia. Facile prevedere risse per la redistribuzione degli assessorati. Il bacio ricevuto della Santanchè a vittoria acquisita non tragga troppo in inganno.
(fonte: Ansa)