Ho appreso, con un certo stupore, che il videogioco che mio figlio usa con passione, e che io cerco di contenere e controllare il più possibile, è stato oggetto di una gara mondiale con ricchi premi per i vincitori. L’ho visto nei servizi del telegiornale e ho letto un lungo articolo su un quotidiano. E io che pensavo che fosse un giochino elettronico, per quanto con una bella grafica! Forse sono un ingenuo…
FEDERICO
Caro Federico, penso che tu faccia riferimento a Fortnite. Quando incontri un ragazzo dai 12 ai 15 anni, se vuoi che si illumini, nove volte su dieci devi parlare di questo fortunatissimo videogioco. Uno sparatutto con molta strategia in cui 100 giocatori scelti a caso, da soli o in gruppi di 4, si trovano su un’isola in cui devono trovare armi, costruire strutture ed eleminarsi reciprocamente finché uno solo rimane, vincendo la partita. Un gioco con numeri da capogiro: in meno di due anni di vita, ha raccolto oltre 250 milioni di giocatori nel mondo, con punte di 7,6 milioni di giocatori attivi in contemporanea, come è avvenuto lo scorso 16 febbraio, in un normale giorno senza eventi particolari. Un gioco che si scarica gratuitamente: come sai, tutto ciò che è gratuito in rete ha un prezzo. Per esempio, quello che i ragazzi pagano perché i loro personaggi acquisiscano nuove dotazioni o un aspetto migliore, come costumi e accessori che si possono acquistare con i punti accumulati nelle partite, o più velocemente con pochi euro. Questo ha consentito alla Epic Games, l’azienda che ha prodotto Fortnite, di organizzare un campionato mondiale, alle cui eliminatorie hanno partecipato 40 milioni di giocatori, che si è concluso domenica 28 luglio con un montepremi record di 30 milioni di dollari. Al vincitore assoluto della gara individuale, un 16enne statunitense, sono andati tre milioni di dollari, pari a circa 2.700.000 €, che dividerà con i membri del suo team. Tanto per intenderci, un po’ di più di quanto abbia vinto Djokovic a Wimbledon! Altri premi milionari agli altri vincitori, soli o in coppia. Non dobbiamo dimenticare questi numeri se vogliamo capire, in modo non ingenuo, la reale entità del potere dei videogiochi. Non semplici passatempi, ma intrattenimenti ad alta capacità di penetrazione nel mercato e di coinvolgimento degli utenti. Tanto che alcune voci si sono levate a segnalare il rischio di una possibile dipendenza dei più giovani. Non voglio entrare nel merito di questa complicata questione. La potenza del mercato è grande e dobbiamo sempre esserne consapevoli, vigilando che i nostri ragazzi possano godere di una pienezza di vita che, senza rinunciare a questi sofisticati divertimenti, li alternino ad attività di movimento e di relazione diretta con gli amici. Imparando a vivere e gestire un sano spirito di competizione non solo nel mondo virtuale, ma anche in quello reale.