Fino al 13 agosto erano soltanto due i Paesi arabi ad aver firmato un accordo di pace con Israele: l’Egitto nel 1979 e la Giordania nel 1994. Ora l’accordo c’è anche con gli Emirati Arabi Uniti, prima nazione del Golfo a normalizzare i suoi rapporti con il governo israeliano. L’ evento è storico ed è stato annunciato con la fanfara dal presidente americano Trump, il quale ha rivendicato il suo ruolo di mediatore fra emiratini ed israeliani."Enorme svolta oggi! Storico accordo di pace tra due nostri grandi amici, Israele e Emirati Arabi": ha annunciato su Twitter Donald Trump.
Di fatto, già da tempo non c’era ostilità tra gli Emirati Arabi Uniti ed Israele. Entrambi hanno un nemico comune nella regione mediorientale: l’Iran. E gli sceicchi emiratini hanno sempre combattuto con forza il fondamentalismo jihadista. Quindi il principio che ha ispirato l’accordo è molto semplice: il nemico del mio nemico è mio amico.
Gli Emirati Arabi Uniti, inoltre, sono un paese dinamico, con un rilievo geopolitico che va ben oltre le piccole dimensioni territoriali. Gli emiratini nel corso degli anni hanno anche rafforzato il loro peso militare al punto che pochi anni fa il generale James Mattis, ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, definì gli Emirati Arabi Uniti “piccola Sparta”. Gli Emirati sono fra i primi cinque importatori di armi al mondo (sono il terzo cliente degli Stati Uniti), dal 2015 sono al fianco dell’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi nella guerra in Yemen, in Siria hanno sostenuto le milizie ribelli contro Assad, hanno dato il loro contributo nella lotta all’Isis, sono presenti con investimenti e anche con basi militari nel Corno d’Africa, zona strategica per il Golfo. È possibile che l’accordo annunciato il 13 agosto possa fare da apripista per un accordo fra Arabia Saudita e Israele, sempre all’insegna di una convergenza di interessi anti iraniana.
L’accordo tra i due Paesi per stabilire piene relazioni diplomatiche fa parte di una intesa per fermare l'annessione delle terre occupate, perseguita dai palestinesi per il loro futuro Stato. Israele ha accettato di sospendere l'annessione di parti della Cisgiordania, ma Netanyahu ha ribadito che si tratta solo di un “congelamento” dei piani di annessione.
Per i palestinesi, che per lungo tempo hanno fatto affidamento sul sostegno arabo nella loro lotta per l'indipendenza, questa può essere considerata una vittoria. Ma in realtà nel campo palestinese prevalgono rabbia e sconforto.L'Autorità nazionale palestinese del presidente Abu Mazen ha respinto "con forza" l'accordo tra Israele ed Emirati Arabi: "questi ultimi - ha spiegato - non hanno il diritto di parlare a nome dei palestinesi". "Questo passo - ha aggiunto- mina l'iniziativa per la pace araba, le decisioni dei vertici arabi e islamici, la legittimità internazionale e l'aggressione contro il popolo palestinese". Abu Mazen ha quindi chiesto "una immediata" riunione di emergenza della Lega Araba e dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica "per respingere questa dichiarazione”. Hamas parla apertamente di “tradimento” della causa palestinese. In passato i palestinesi hanno esortano ripetutamente i governi arabi a non normalizzare le relazioni con Israele fino a quando non sarà raggiunto un accordo di pace che istituisca uno Stato palestinese indipendente.
Le delegazioni di Israele ed Emirati si incontreranno nei prossimi giorni per siglare accordi bilaterali riguardanti molteplici settori, dalla sicurezza alle telecomunicazioni, dall'energia all'assistenza sanitaria (compresa la ricerca sui vaccini contro il COVI19). Saranno inoltri presi accordi per le rispettive ambasciate.