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venerdì 20 settembre 2024
 
 

Francescani: un carisma, tre "famiglie"

03/10/2013 

Francesco organizza una forma di vita religiosa assolutamente inedita, che va oltre il chiostro cioè la vita monastica come era fin ad allora intesa. I cardini sono due: la vita comunitaria e la povertà quasi assoluta, in contrapposizione alle ricchezze degli ecclesiastici e anche, in molti caso, dei monaci. I concetti che si vengono elaborati sono dunque due e cioè la fraternità e l’essere assolutamente minori, nel senso di non possedere nulla, nemmeno i vestiti normali dell’epoca.
Il senso di minorità. Ecco perché quei giovani che si raduna attorno a Francesco si danno il nome di “frati minori”, cioè meno di tutti gli altri frati. Nessuno insomma era come loro. Rinunciano a tutti, si vestono di sacco, danno tutto ai poveri.
Lo dice Tommaso da Celano, l’autore della prima cronaca dell’esperienza francescana: “E siano minori”. Ma c’è di più perché la povertà non è solo privazione di qualsiasi bene materiale, ma anche totale insicurezza e abbandono solo nelle mani di Dio. I primi vanno ad abitare in un tugurio, dove si ricoveravano animali. Sono in tre con Francesco, ma immediatamente l’esperienza attira molti giovani.

Dopo il viaggio che Francesco compie in Oriente nel 1219 e ottiene benevolenza dal sultano e avvia l’esperienza di quella che si chiama oggi Custodia di Terra Santa, i frati sono già tre mila. Così nasce una prima organizzazione con divisione in  province.
E cominciano anche i problemi, perché tenere insieme tanta gente non è facile e qualcosa si incrina nell’ideale dell’inizio.
Francesco designa come primo ministro generale Pietro Cattani, suo compagno dall’inizio, giurista, che tenta di far restare le cose come stanno. C’erano discussioni sul ruolo e sullo status, con alcuni che ritenevano di dover organizzare missioni più sistematiche anche dal punti di vista delle strutture.
E dunque abbandono dei tuguri alle periferie delle città e ritorno nelle mura dei conventi dai quali partire per l’evangelizzazione.
Così i frati entrano in discussione, se non in rotta, con il clero secolare. E questo sarà un problema costante, un contrappunto che segna da sempre la storia del francescanesimo. Alla morte di Francesco nel 1226 il dibattito tra i sostenitori della purezza dell’ispirazione e chi invece propende per comunità più organizzate è profondo e a volte polemico. La questione gira attorno alla Regola:la fedeltà va allo spirito o alla lettera? La regola approvata da Innocenzo III, viene confermata e scritta con Bolla papale da Onorio III il 29 novembre 1223.

Ma i problemi restano. E nel 1517 Papa Leone X convoca un Capitolo speciale, che stabilisce la rottura e la separazione e nasce l’Ordine dei frati minori e quello dei conventuali. Il primo è gerarchicamente al posto e il loro generale avrebbe dovuto essere confermato da quello dei Frati minori, cosa che in realtà mai avvenne.
I frati erano moltissimi: 30 mila circa Minori e intorno ai 20 mila i conventuali.
Le tensioni però non sparirono e le contese andarono avanti sull’osservanza più o meno stretta. Fino alla Riforma di Lutero, quando i francescani insieme ai gesuiti diventarono la punta avanzata dell’azione del Papato nelle terre luterane. E qui c’è l’ultima scissione, la riforma dei cappuccini, i frati della lotta al luteranesimo.
Il nome deriva dall’importanza data all’abito con un cappuccio lungo e a punta. E’ Clemente VII che autorizza il nuovo Ordine con la Bolla Religionis zelus. I frati possono condurre vita eremitica e predicare al popolo. I tre Ordini ancora oggi rappresentano l’intuizione di Francesco. Francescani sono stati padre Agostino Gemelli, frate minore, e padre Pio, cappuccino, che in vita non hanno avuto un rapporto facile. In totale i francescani sono oggi quasi 29 mila: 14 mila Minori, 10 mila Cappuccini e il resto Conventuali.

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