Va nel giorno dei morti, 2 novembre, memoria straziante senza altri aggettivi. Va a negare ogni retorica e sbaragliare ogni mito che a volte s’appunta attorno ai caduti per tutte le patrie, perché non c’è luogo dove la nostalgia per la pace è così forte come un cimitero di guerra. E va nell’anno centenario dell’appello più inascoltato di un Papa, quello di Benedetto XV sull’«inutile strage»: «Come può l’Europa civile ridursi a un campo di morte?».
Jorge Mario Bergoglio celebra la Messa per i defunti al cimitero americano militare di Nettuno, scelta simbolica e niente affatto evocativa di alcuna predilezione. I cimiteri militari sono tutti uguali nella loro gelida geometria di croci. E quello di Nettuno sta al centro di un reticolo di memorie sulla crudeltà della guerra, che non ammette distinzioni politiche né oblio selettivo. In una manciata di chilometri sulla piana che guarda il mare di Anzio, oltre cinquantamila tombe inchiodano sofferenze personali e fissano per sempre la follia della storia.
Sono tombe americane, inglesi, italiane, tedesche, trama razionale di un sudario che ha un capo a Pomezia e uno a Nettuno, con da una parte i tedeschi e dall’altra gli americani; in mezzo inglesi e soldati dell’Impero britannico. C’è anche un piccolo cimitero per i caduti della Repubblica sociale, con 72 tombe, aperto nel 1993, per il quale ci sono state polemiche e sono state denunciate profanazioni, perché sui morti di guerra è più facile elaborare strategie di culto che non il lutto...
Leggi l’articolo completo sul numero 45 di Famiglia Cristiana in edicola da giovedì 2 novembre oppure acquista subito la tua copia in formato digitale cliccando qui.