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lunedì 07 ottobre 2024
 
Un calcio all'esclusione
 

In campo la squadra del Papa: "non sono i cardinali" scherza Francesco

21/11/2021  Domenica alle 15 a Formello, si gioca l'amichevole: World Rom Organization - Fratelli tutti. Andiamo a scoprire chi gioca nella squadra del Papa e il senso di un incontro in cui "si vince insieme"

«La “squadra del Papa” non sono i cardinaliÌ», ha spiegato scherzando Papa Francesco durante l’udienza in cui il 20 novembre ha ricevuto i partecipanti alla partita amichevole di calcio “Fratelli tutti”, prevista per domenica 21 novembre e trasmessa online da Vatican News, tra la “World Rom Organization” e la “Squadra del Papa – Fratelli tutti”, organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura. «In effetti, la squadra con la quale – e non “contro” la quale – giocherete, rappresenta uno stile di passione sportiva vissuta con solidarietà e gratuità, con spirito amatoriale e inclusivo. Giocherete insieme a qualche Guardia Svizzera, a sacerdoti che lavorano in uffici della Curia romana, a dipendenti vaticani e ad alcuni loro figli. In campo – con la maglietta che porta la scritta “Fratelli tutti” – ci sarà anche un giovane calciatore con la sindrome di Down, appartenente a “Special Olympics”, e anche tre migranti» che «dopo un percorso segnato da soprusi e violenze, che li ha visti passare dal campo greco di Lesbo e poi in Italia, sono stati accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e stanno vivendo un’esperienza di integrazione. Grazie a tutti per aver accettato di far parte della “squadra del Papa”! È una squadra dove non ci sono barriere e che fa dell’inclusione la semplice normalità».

Dopo aver ringraziato il Cardinale Ravasi e la il Pontificio Consiglio della Cultura, il papa si è rivolto agli “avversari”: «cari amici Rom, conosco bene la vostra storia, la vostra realtà, le vostre paure e le vostre speranze. Per questa ragione incoraggio con particolare affetto il progetto “Un calcio all’esclusione”, avviato dalla Diocesi di Roma, affinché questa partita non resti solo un momento isolato. Saluto Monsignor Ambarus, Vescovo ausiliare che si occupa proprio della pastorale tra i Rom, accompagnato dai ragazzi dell’oratorio della parrocchia di San Gregorio Magno alla Magliana. Grazie anche a voi, ragazzi, e auguri perché so che domani sarete i primi a scendere in campo in una partita preparatoria con i vostri coetanei della Lazio. E grazie alla società della Lazio che, gentilmente e generosamente, ospita e sostiene questa iniziativa. Lo scorso 14 settembre a Košice, in Slovacchia, ho visitato la comunità Rom. Ho invitato a passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione. Dopo aver ascoltato le testimonianze di alcuni membri della comunità – storie di dolore, di riscatto e di speranza –, ho ricordato a tutti che “essere Chiesa è vivere da convocati di Dio, è sentirsi titolari nella vita, far parte della stessa squadra”. Avevo usato proprio queste espressioni, riprese dal linguaggio calcistico, che si intonano benissimo anche al senso della vostra partita. Troppe volte, dicevo al popolo Rom di Košice, i Rom sono “stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò tutti siamo diventati più poveri di umanità”. Per questo, l’evento sportivo a cui voi darete vita ha un grande significato: indica che la via per la convivenza pacifica è l’integrazione. E la base è l’educazione dei bambini. (...) Perché i grandi sogni dei bambini non possono infrangersi contro le nostre barriere. I bambini, tutti i bambini, hanno il diritto di crescere insieme, senza ostacoli e senza discriminazioni. E lo sport è un luogo d’incontro e di uguaglianza, e può costruire comunità attraverso ponti di amicizia. Vi ringrazio di questa visita! Vi auguro una buona partita. Non importa chi farà più gol, perché il gol decisivo lo fate insieme, il gol che fa vincere la speranza e che dà un calcio all’esclusione».

 
 
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