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Credere

Non evento ma processo

10/06/2021  L’anno speciale Laudato si’ è finito, ma aprendo un settennio dedicato alla stessa enciclica. Perché la buone pratiche possano avviare un processo di vasta portata

Chi ha seguito questa rubrica fin dal suo inizio ricorderà che essa è nata in primo luogo per accompagnare l’anno speciale Laudato si’ proclamato da papa Francesco. Nel momento in cui esso si avvicinava alla sua conclusione, chi scrive si interrogava se anche la rubrica non fosse al termine. Lo stesso Francesco, nel videomessaggio dello scorso 25 maggio, al termine dell’anno speciale, ha, però, evidenziato come il suo scopo – la cura della casa comune, in un tempo in cui essa è minacciata – fosse tutt’altro che raggiunto. Al contrario, proprio il tempo della pandemia «ha portato alla luce in modo ancora più forte il grido della natura e quello dei poveri che ne subiscono maggiormente le conseguenze, evidenziando che tutto è interconnesso e interdipendente e che la nostra salute non è separata dalla salute dell’ambiente in cui viviamo». Cresce così la coscienza della «grande responsabilità, specialmente nei confronti delle future generazioni. Che mondo vogliamo lasciare ai nostri bambini e ai nostri giovani? Il nostro egoismo, la nostra indifferenza e i nostri stili irresponsabili stanno minacciando il futuro dei nostri ragazzi!». L’appello, dunque, si rinnova: «Prendiamoci cura della nostra madre Terra, vinciamo la tentazione dell’egoismo che ci rende predatori delle risorse, coltiviamo il rispetto per i doni della Terra e della creazione, inauguriamo uno stile di vita e una società finalmente ecosostenibili: abbiamo l’opportunità di preparare un domani migliore per tutti. Dalle mani di Dio abbiamo ricevuto un giardino, ai nostri figli non possiamo lasciare un deserto». Allora, però, la cura non è pratica settoriale e limitata, cui basterebbe dedicare un tempo parimenti limitato, ma processo esigente e duraturo, che interessa l’arco delle nostre esistenze personali e comunitarie. Di più, si tratta di una componente della stessa vocazione cristiana: siamo chiamati a «coltivare e custodire» il giardino affidatoci, a dar forma alle nostre vite in modo da renderlo migliore e non degradarlo. Così l’anno Laudato si’ si chiude aprendo un settennio dedicato alla stessa enciclica, centrato su una piattaforma informatica, destinata a raccogliere e connettere le buone pratiche ecologiche promosse dai diversi soggetti. Ne emerge un invito anche per la Chiesa italiana, che nel prossimo autunno rifletterà sulla sostenibilità e il futuro della terra nella Settimana Sociale di Taranto: portare gli spunti e le indicazioni che da tale appuntamento emergeranno anche all’interno del cammino sinodale cui essa si avvia per i prossimi anni. Annunciare una buona novella che sia per l’intera creazione; educare a rinnovati stili di vita sostenibili; dare una forma orientata alla giustizia e alla sostenibilità alla stessa vita delle comunità; contribuire alla transizione ecologica: non è compito che si esaurisce in un momento – pur significativo – ma processo trasformativo di vasta portata, cui ognuno/a è chiamato a contribuire.

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