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Dinanzi alla morte, il bene comune

13/05/2021  La nuova ondata di Covid in India ci richiama tragicamente a come «tutto è connesso». Solo con uno sforzo comune e solo insieme si può uscire da una simile crisi

Tra le immagini più crude che ci hanno colpito in queste settimane ci sono certo quelle provenienti dall’India, dove la nuova ondata pandemica di Covid-19 ha accresciuto drammaticamente i contagi, portando a migliaia il numero di vittime ogni giorno. Immagini di uomini e donne che non trovano soccorso neppure in ospedale (manca l’ossigeno anche nelle terapie intensive); immagini di cadaveri così numerosi che non c’è più neppure la legna per bruciarli. Ci si può certo interrogare sulle scelte politiche infelici che – allentando le restrizioni sanitarie – hanno contribuito a tale drammatica situazione, ma la prima reazione è quella della pietà per tante esistenze spezzate così brutalmente, senza senso; la preghiera, perché il Dio di tutti accolga nella sua pace tante povere vite. Ma c’è anche un’altra riflessione che – a mente fredda – si aggiunge alle precedenti. Quello che vediamo in India – così come in Brasile, che vive una situazione abbastanza analoga – è anche uno spazio preoccupante da un punto di vista scientifico: una diffusione così ampia del virus accresce la probabilità di mutazioni, aumentando quindi la possibilità che tra di esse ne emerga qualcuna dall’impatto più letale. Gli stessi vaccini che oggi ci fanno guardare con speranza a un’estate più serena potrebbero essere spiazzati, costringendo a nuove cautele. In questo senso la storia della pandemia in India, in Brasile o in Africa è davvero anche storia nostra; alla pietà per le loro vite si intreccia la preoccupazione per le nostre. Viviamo una fase storica in cui si fa drammaticamente chiaro il senso di quel «Tutto è connesso» di cui è intessuta l’enciclica Laudato si’; in cui è impossibile non comprendere il senso di un bene comune che si gioca ormai su scala planetaria. Davvero potremo dire di essere usciti da questa crisi solo quando tutti ne saranno usciti; quando la vaccinazione sarà diffusa su scala planetaria; quando in ogni luogo ci saranno terapie bastanti a curare i contagiati, impedendo tante morti e focolai di così vasta portata. In questo senso c’è davvero da chiedersi se – almeno per questa fase e per questi prodotti – non sia tempo di pensare a una sospensiva dei brevetti sui vaccini, come ora il governo degli Usa sembra disposto a fare; non certo per svilire aziende che su di essi hanno investito denaro ed energie, ma perché il primato va comunque alle vite di uomini e donne. Solo con uno sforzo comune possiamo uscire da una crisi così vasta; solo insieme. Solo il bene comune è alternativo alla pandemia. Non è meno grave – forse soltanto meno visibile – la portata della crisi socio-ambientale che viviamo. Non è meno ampia la preoccupazione per il futuro. Non è meno forte l’esigenza di uno sforzo condiviso per contrastare il progressivo degrado dell’ecosistema terrestre. Questa pandemia ci mostra anche che il sogno di una terra buona, di un rapporto rinnovato con essa esige un impegno a tutto campo, in una inedita unità d’intenti della famiglia umana.

 
 
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