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Abbandonare la benzina?

08/04/2021  L’auspicabile passaggio ai veicoli elettrici pone problemi per la loro alimentazione ma mette in discussione anche i nostri modelli culturali e la nostra idea di libertà

La notizia è di qualche settimana fa, ma non per questo perde il suo impatto: General Motors intende sospendere dal 2035 la produzione di auto mosse da combustibili fossili, per passare integralmente a veicoli elettrici. Una delle maggiori aziende produttrici di macchine, con una varietà di marchi sparsi in gran parte del mondo ha annunciato una scelta che apre prospettive importanti per il contrasto al mutamento climatico: un passaggio epocale. Il trasporto su gomma – prevalentemente alimentato da derivati del petrolio – è, infatti, uno dei principali ambiti in cui si producono gas climalteranti come l’anidride carbonica. Un’auto più silenziosa e al contempo meno inquinante attrae e fa ben sperare. E tuttavia… E tuttavia anche in quest’ambito restano problemi, a partire da quello delle reti di distribuzione, su cui peraltro la stessa General Motors annuncia interventi. Soprattutto poi si pone la questione della produzione dell’elettricità necessaria ad alimentare i nuovi modelli; se lo si farà ancora con centrali a combustione, la riduzione dell’inquinamento sarà poca cosa (a meno che non si usino sofisticate tecniche di cattura dell’anidride carbonica). L’elemento chiave diviene, allora, piuttosto quello di un deciso passaggio alla produzione da fonti rinnovabili, di una valorizzazione su vasta scala del solare, dell’eolico, del geotermico, dell’idroelettrico… di un’uscita effettiva dall’economia fossile anche in quest’ambito. Solo così potremo davvero sperare di contenere il riscaldamento globale entro limiti ritenuti accettabili dalla comunità scientifica, salvando dal degrado vaste aree del pianeta e le popolazioni che vi abitano... C’è, però, anche un altro livello su cui interrogarsi: quello del modello di mobilità. Gli Usa sono ancora focalizzati sulla mobilità individuale su gomma (dell’auto personale), mentre assai meno attenzione viene dedicata ai trasporti pubblici su rotaia, assai meno impattanti. L’auto e la moto sono viste come simboli che esprimono e realizzano un ideale di libertà individuale, mentre treni e autobus sono spesso percepiti come realtà obsolete e coartanti. Forse in quest’ambito vi sono in altre parti del mondo esperienze che potrebbero offrire spunti per una diversa mobilità, sia urbana che extraurbana; forse la stessa immagine di libertà sottesa a tale immaginario potrebbe essere ripensata. Accanto alla dimensione tecnica ce n’è, insomma, anche una sociale e culturale, a ricordarci che in campo ambientale si intrecciano sempre una varietà di fattori. L’approccio non può quindi che essere orientato alla complessità, per realizzare quella che papa Francesco ci ha insegnato a chiamare ecologia integrale. L’azione della ricerca e del mondo dell’impresa va accompagnata e sostenuta da quella dei soggetti pubblici, ma anche da una rimodulazione del nostro sentire, orientandoci alla sostenibilità e al bene comune – incluso quello delle future generazioni – oltre l’individualismo.

 
 
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