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Per un’etica delle generazioni

03/06/2021  Dalle scelte di chi oggi dà forma alla vita sociale e all'economia dipenderanno le possibilità di vita di chi domani dovrà abitare un pianeta più o meno degradato

Chi legge le Scritture ebraicocristiane rimane stupito dalla loro forte attenzione per il tema delle generazioni – fin dal racconto di Abramo, così centrato sulla promessa di una discendenza. Anche due dei quattro Vangeli si aprono con due – diverse – genealogie di Gesù, ad accentuare componenti di­fferenti del suo profondo inserimento nella storia dell’umanità. Ma quasi onnipresente è pure l’invito a trasmettere alla generazione che viene saggezza e memoria; pervasivi sono i richiami a rapporti tra genitori e figli/e improntati da amore e reciproco rispetto. L’intera narrazione biblica potrebbe essere letta come una sorta di contemplazione di un flusso generazionale, delle sue vicende, delle sue contraddizioni. Il nostro tempo è segnato in tale ambito da dinamiche profondamente contraddittorie: da un lato l’aff­etto e la cura per i figli sono una componente importante del nostro immaginario, dall’altro viviamo dinamiche sociali di segno abbastanza ambivalente. Non a caso si torna a parlare di etica delle generazioni: un tema reso di nuovo attuale dal dibattito sulle diverse conseguenze della pandemia da Covid-19, al di là del diretto impatto sulla salute e sulla vita fisica. Molti hanno segnalato che esse sono state particolarmente pesanti per tanti giovani, trovatisi chiusi in casa, lontani da una vita di studio condiviso e tagliati fuori da tante reti di relazioni. Il disagio diffuso e la perdita – di apprendimenti, ma soprattutto di rapporti (quei rapporti che aiutano a crescere) – chiederanno tempo ed attenzione per essere sanati. Ma questione di etica delle generazioni è in buona parte anche la crisi socio-ambientale e l’idea di sostenibilità lo esprime con chiarezza: dalle scelte di chi oggi dà forma alla vita sociale e all’economia dipenderanno le possibilità di vita di chi domani – tra pochi decenni – si troverà ad abitare un pianeta più o meno degradato. Non a caso, prima del blocco di tante attività determinato dalla pandemia, erano stati i giovani di Fridays for future ispirati da Greta Thunberg a richiamare con forza che per loro non c’è un pianeta B da abitare: questa è l’unica terra di cui disponiamo e di essa dobbiamo avere cura. Per questo abbiamo bisogno di una rinnovata alleanza tra generazioni, capace di raccordare le esigenze formulate con tanta incisività dai più giovani con la progettualità competente che troviamo tra gli adulti, senza dimenticare la saggezza delle generazioni più esperte. Occorre ritrovare una capacità di futuro che talvolta sembra smarrita: occorre far sì che il tempo e il mondo tornino a essere ospitali per chi ad essi si aff­accia. In tal senso non si può che esprimere apprezzamento – al di là del dibattito politico sulla loro modulazione – anche per le proposte di ripensamento della fiscalità orientate in tale direzione. Il futuro non è realtà scontata, né semplice ripetizione del presente: esso va accolto nella sua novità e al contempo custodito nella sua possibilità di realizzazione.

 
 
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