«Esulti la terra», cantiamo a Pasqua – in quello splendido inno che prende il nome di Exsultet – con un invito che precede persino quello analogo rivolto alla Chiesa. «Esulti la terra», perché lo splendore del Risorto la illumina e la trasfigura, coinvolgendola nel suo dinamismo di novità. È un tema caro alla tradizione cristiana fin dagli inizi, ma al quale le diverse confessioni hanno prestato una particolare attenzione in questi ultimi decenni, rileggendolo nel contesto della crisi ecologica. Alla sua luce, infatti, comprendiamo bene il grande valore del mondo che abitiamo, dono di Dio per ogni vivente, ma anche realtà preziosa, destinata essa stessa a salvezza, oltre la negatività. Così la teologia ortodossa ha sottolineato come il dinamismo della theosis (divinizzazione) operato dallo Spirito non coinvolga soltanto gli esseri umani, ma l’intera creazione, condotta verso il tempo in cui la presenza di Dio sarà pienamente trasparente in tutte le cose. Anche il teologo evangelico Jürgen Moltmann – già più volte ricordato su queste pagine per la qualità della sua riflessione ecoteologica – richiama la relazione del mistero pasquale con la creazione. Da un lato, infatti, egli sottolinea come la morte di Gesù Cristo non sia solo in solidarietà con l’umanità – in particolare gli oppressi ed i sofferenti – ma con tutti i viventi: egli sperimenta la morte violenta della storia umana, ma anche la morte tragica della natura. Proprio per questo, d’altra parte, cantiamo la Pasqua anche come primavera del creato, risurrezione della natura, riconciliazione cosmica, tesa al futuro. Una bella ripresa di tale prospettiva è pure presente nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco (nel II capitolo, il più teologico): «Il Nuovo Testamento non solo ci parla del Gesù terreno e della sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo. Lo mostra anche risorto e glorioso, presente in tutto il creato con la sua signoria universale: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Colossesi 1,19-20). Questo ci proietta alla fine dei tempi, quando il Figlio consegnerà al Padre tutte le cose, così che «Dio sia tutto in tutti» (1Corinzi 15,28). Così, prosegue papa Francesco, cambia il nostro stesso sguardo sul mondo: «Le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa». La terra ci appare così come realtà santa, gravida della presenza del Signore, destinata a un compimento luminoso, oltre la negatività. Il tempo di Pasqua doni energia nuova per prendercene cura e speranza per tempi difficili.