Il professore Giorgio Calabrese
La notizia dell’inchiesta sul falso olio extravergine d’oliva condotta dal pm di Torino Raffaele Guariniello arriva mentre siamo a colloquio con il professore Giorgio Calabrese, nutrizionista, dietologo, presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del ministero della Salute. «Per la sicurezza alimentare», dice subito Calabrese mentre legge la notizia sul cellulare, «non ci vogliono più leggi ma più controlli da parte dei Nas, delle Asl e dei vigili sanitari. I controlli, peraltro, già ci sono e funzionano come dimostra questo caso».
L’olio extravergine d’oliva, si sa, è uno degli alimenti principali della dieta mediterranea ma anche quello più contraffatto e meno tutelato dalla normativa europea. Guariniello ha iscritto nel registro degli indagati per frode in commercio i nomi dei responsabili legali di sette aziende: Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (nella versione confezionata per la Lidl), e Antica Badia (per Eurospin). I carabinieri del Nas hanno prelevato dei campioni fra i prodotti in vendita, i laboratori dell'Agenzia delle Dogane li hanno analizzati e il responso è che, in alcuni casi, l' olio non è extravergine ma di categoria inferiore. Meno pregiato, meno costoso, ma proposto agli acquirenti come se fosse il vero “oro verde”. A un prezzo però superiore anche in media del 30-40 per cento.
«Quest’inchiesta», riprende Calabrese, «dimostra che in Italia abbiamo controlli seri e rigorosi. E che puoi anche bluffare ma alla fine ti prendono». L’ipotesi di reato è frode in commercio. Ma per la salute dei consumatori che rischi ci sono? «L’olio extravergine deve avere almeno il 12,8 per cento di acido oleico. La domanda è: l’altro 88 per cento che c’è in questi oli che cos’è?», spiega il professore. «È naturale che c’è differenza sia salutista che di digeribilità tra il vero extravergine e quello falso o di categoria inferiore. Sono sicuro che i Nas e il pm Guariniello abbiano fatto un ottimo lavoro». Al supermercato, però, non di rado ci si imbatte in bottiglie di extravergine venduto a meno di 5 euro al litro. «In questo caso dovrebbero mettere indicare che si tratta di olio vergine magari e non extravergine», ragiona Calabrese, «anche perché non si può compare l’extravergine a 2,90 euro al litro. A un produttore un olio extravergine d’oliva costa minimo 6-7 euro al litro. Il prezzo è un buon test per comprare un olio di qualità».
Vedremo dove approderà l’inchiesta della Procura di Torino. «Chissà che tipi di olio ci hanno messo, magari si tratta di oli normali ma non certamente salutisti», conclude Calabrese, «bene ha fatto la magistratura ad aprire l’inchiesta e vederci chiaro».