La fumata bianca è arrivata alle 19,06. Al quinto scrutinio è stato eletto il nuovo Pontefice, il 266esimo successore di Pietro alla guida della Chiesa. Un Conclave durato un giorno.
L’elezione lampo di Pio XII – Nel 1939 a Eugenio Pacelli bastarono tre votazioni per essere eletto Papa col nome di Pio XII.
Si trattò del Conclave più rapido del XX secolo ed anche quello dall’esito più scontato: un aneddoto vuole che, durante la processione che porta i cardinali dalla Sala clementina del Palazzo apostolico alla Cappella Sistina, il cardinale Eugenio Pacelli sia inciampato, cadendo a terra. Aiutandolo ad alzarsi, il prelato che gli stava al fianco scherzando avrebbe allora detto: «Ecco il Vicario di Cristo in terra!».
Testa a testa nel 1958 – Molto più incerta nell’ottobre del 1958 fu l'elezione del suo successore, Giovanni XXIII.
Furono necessari, infatti, 14 scrutini con i due candidati principali, Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, e Gregorio Pietro Aghagianian, patriarca di Cilicia degli Armeni, a sfidarsi fino all’ultimo. Sarà lo stesso Roncalli, ormai divenuto Papa, il 1° febbraio 1959, in un discorso al Collegio armeno di Roma a confermare il testa a testa nella Sistina: «Sapete che il vostro cardinale ed io eravamo come appaiati nel Conclave dello scorso ottobre? I nostri nomi si avvicendavano or su, or giù, come i ceci nell’acqua bollente».
Sei scrutini per Paolo VI – Nel 1963 bastarono sei scrutini al cardinale di Milano Giovanni Battista Montini per diventare Papa con il nome di Paolo VI.
La sera del 19 giugno gli 80 cardinali elettori entrarono nel Conclave più numeroso fino ad allora mai convocato. Rimasero dentro tre giorni. Per essere eletti erano necessari 54 voti. Sin dall’inizio la candidatura di Montini, largamente pronosticata alla vigilia e di fatto senza un reale contendente, trovò però una forte opposizione da parte dei cardinali Alfredo Ottaviani, curiale, e Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova. I due blocchi si affrontarono a lungo, poi la mattina del 21 giugno con 57 voti arrivò la fumata bianca.
Conclave breve per Luciani – Preceduto da 14 Congregazioni generali, le riunioni preparatorie dei cardinali prima di entrare nella Sistina, e caratterizzato dal caldo torrido dell’estate romana,
il primo conclave del 1978 fu abbastanza fulmineo. Dopo quattro scrutini venne scelto il cardinale Albino Luciani, patriarca di Venezia, che assunse il nome di Giovanni Paolo I, in omaggio ai suoi due immediati predecessori. Questo fu il primo conclave al quale non poterono partecipare i cardinali ultraottantenni in applicazione della nuova regola voluta da Paolo VI.
L’outsider Wojtyla – Dopo soli 33 giorni di pontificato, Papa Luciani, il “Papa del sorriso”, muore improvvisamente. Il Collegio cardinalizio torna di nuovo a Roma per eleggerne il successore. Alle 18.18 del 16 ottobre arriva la fumata bianca dalla Sistina. Il cardinale protodiacono Pericle Felici pronuncia in latino, come da tradizione, la formula dell’elezione. Quando arrivò al nome del neoeletto alcuni tra la folla pensarono si trattasse di un Papa africano. Era invece il cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, che scelse il nome di Giovanni Paolo II. Secondo alcune ricostruzioni,
Wojtyła sconfisse il cardinale Siri e il progressista Giovanni Benelli all'ottavo scrutinio del secondo giorno di conclave con 99 voti su 111. Giovanni Paolo II apparve al balcone alle 19.15, e, rompendo la tradizione che voleva il papa in silenzio, fece un breve discorso prima della benedizione Urbi et Orbi in cui pronunciò il famoso «Se sbaglio, mi corrigerete…». Fu un conclave di svolta per la Chiesa. Giovanni Paolo II, infatti, è stato il primo papa non italiano dai tempi dell'olandese Adriano VI, che regnò dal 1522 al 1523.
Meno di 24 ore per Benedetto XVI – Nell’aprile 2005 Joseph Ratzinger fu eletto Papa in meno di 24 ore e dopo soli quattro scrutini.
Nel pomeriggio del 18 aprile il collegio entrò nella Sistina, al tramonto del giorno successico arrivò la fumata bianca. I cardinali elettori erano 115, come oggi, con la soglia dei due terzi a 77 voti. Già alla vigilia Ratzinger apparve il candidato forte. Secondo indiscrezioni, dopo la prima votazione all’ex prefetto del Sant’Uffizio andarono 47 voti, 10 all’argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e considerato esponente di punta dell’ala progressista vicina al cardinale Martini. Nel terzo scrutinio la polarizzazione tra i due aumentò. Ratzinger ebbe 72 voti, Bergoglio 40. Alla quarta votazione con 84 voti Benedetto XVI fu eletto Papa.
Antonio Sanfrancesco
«Papa lascia Pontificato dal 28/2». Sono le 11.46 di lunedì 11
febbraio quando queste parole, diffuse dalla vaticanista dell’Ansa
Giovanna Chirri, fanno il giro del mondo. Dalla Sala Stampa
vaticana, durante il Concistoro dedicato alla canonizzazione dei martiri
di Otranto, Benedetto XVI dà in latino l'annuncio della decisione di
lasciare il Pontificato dal 28 febbraio: «Dopo aver ripetutamente
esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza
che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare
in modo adeguato il ministero petrino». Ecco, giorno dopo giorno, gli avvenimenti più importanti che si sono susseguiti da quella storica giornata.
Martedì 12 febbraio. Il Papa conferma tutti gli impegni fino al
28 febbraio: il 13 celebra le Ceneri; l' ultima udienza generale è
prevista per il 27 in piazza S.Pietro. Non sara' invece pubblicata
l'Enciclica sulla fede. Quando Benedetto XVI lascerà, sarà distrutto
l'anello del Pescatore, simbolo del suo essere successore di Pietro,
come accade quando il pontefice muore.
Mercoledì 13 febbraio. Benedetto XVI svolge la penultima udienza
generale. E’ l’occasione per ribadire i motivi che lo hanno portato a
dimettersi: «In piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver
pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben
consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di
non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella
forza che esso richiede». Nel pomeriggio il Santo Padre, recita l’ultima
messa alla Basilica di San Pietro, per celebrare il mercoledì delle
Ceneri, giorno che precede l’inizio della Quaresima.
Giovedì 14 febbraio. Benedetto XVI incontra in mattinata i preti
della diocesi di Roma riuniti nell'Aula Paolo VI in Vaticano, come
avviene ogni anno nel primo giovedì di Quaresima. In un discorso durato
circa un’ora, si rivolge a loro con queste parole: «Sono grato della
vostra preghiera. Anche se mi ritiro continuerò a pregare per voi e
continuerò ad esservi vicino. E sono sicuro che voi lo sarete, anche se
per il mondo rimango nascosto».
Sabato 16 febbraio. Padre Federico Lombardi, direttore della sala
stampa della Santa Sede, ha commentato le dimissioni di Papa Benedetto
XVI in una nota editoriale di Radio Vaticana. «Per essere sinceri, è una
decisione che ha stupito più chi non lo conosceva, che chi lo conosceva
bene e lo seguiva con attenzione». Secondo padre Lombardi, infatti, il
Papa avrebbe palesato l’eventualità delle dimissioni qualche mese fa,
nel libro-intervista “Luce del mondo”, in cui era risultato
«assolutamente chiaro che stava svolgendo una missione ricevuta
piuttosto che esercitare un potere posseduto».
Giovedì 21 febbraio. Il 78enne cardinale indonesiano Julius
Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo emerito di Jakarta, annuncia che non
sarà presente al Conclave a causa dei suoi problemi di salute fisica.
«Le difficoltà maggiori sono alla vista» ha spiegato, sottolineando che
il problema finirebbe per costituire un «serio ostacolo» ai lavori in
seno al Conclave, dove non è permesso usufruire della presenza di
assistenti durante le giornate dell'elezione.
Sabato 23 febbraio. «Pregherò per l’Italia»: con queste parole
Benedetto XVI si è congedato dal presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, al termine di un’udienza privata di circa venti minuti in
Vaticano. L’incontro era iniziato con uno scambio di battute che
testimonia il grande affetto reciproco tra i due: «Signor Presidente, ha
trovato il tempo di venire a salutarmi», ha esordito il Papa vedendo
Napolitano sulla soglia della porta. «No, ha replicato il capo dello
Stato, è lei che mi ha dato l’opportunità di rivederla». Il presidente
della Repubblica ha raccontato a Benedetto XVI della sua prossima visita
in Germania e gli ha donato un’edizione rara dei “Promessi Sposi”. Il
Papa ha ricambiato regalando al capo dello Stato una stampa.
Lunedì 25 febbraio. Il Papa emana il Motu Proprio che
introduce alcune modifiche nelle procedure che regolano il Conclave.
Viene concessa ai cardinali la facoltà di anticiparne l'inizio se sono
presenti tutti i cardinali, come pure resta la facoltà di prolungare
fino a venti giorni questo lasso di tempo prima di aprire il Conclave. In
mattinata Benedetto XVI ha riceve in udienza i tre cardinali della
commissione d'inchiesta incaricata di fare luce sul caso Vatileaks,
lo spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano
Salvatore De Giorgi. I risultati delle indagini condotte dalla
Commissione sulla vicenda delle fughe di notizie e documenti riservati,
con decine di colloqui con personalità della Curia romana, sono
contenuti in due dossier consegnati al Papa lo scorso luglio e lo scorso
dicembre. I dossier restano riservati, ma, come ha detto padre
Lombardi, «le persone responsabili, compresi i tre cardinali membri del
collegio d'inchiesta, sapranno in che misura possono e devono dare a chi
li richiede», nel corso degli incontri dei cardinali pre-conclave,
«elementi utili per valutare la situazione e scegliere il nuovo Papa».
Mercoledì 27 febbraio. Una folla di oltre 200mila persone
accoglie Benedetto XVI che ha voluto percorrere con la "Papa mobile"
piazza S. Pietro gremita prima dell'udienza di commiato, l'ultima del
suo pontificato. «Non ritorno alla vita privata», spiega papa
Ratzinger, «a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze. Non
abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore
Crocifisso». «Ho voluto bene a tutti, ogni giorno ho portato ciascuno di
voi nella preghiera. Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento
giunga a tutti. Il cuore del Papa si allarga al mondo intero».
Giovedì 28 febbraio. Alle 11 i cardinali salutano il Papa nella
Sala Clementina. Benedetto XVI si rivolge a loro con queste parole: «La
vostra vicinanza e il vostro consiglio sono stati di grande aiuto nel
mio ministero. Tra di voi c'è anche il futuro Papa a cui prometto la mia
incondizionata riverenza e obbedienza. Il collegio dei cardinali sia
come un'orchestra in cui le diversità possano portare a "una concorde
armonia”». Nel pomeriggio verso le ore 17 si trasferisce in elicottero a
Castel Gandolfo. Nel suo ultimo discorso da Papa, Ratzinger ha detto:
«Non sono più Pontefice Sommo della Chiesa cattolica: fino alle otto di
sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che
inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra. Ma vorrei
ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la
mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene
comune e il bene della Chiesa e dell'umanità. E mi sento molto
appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti con il Signore per il
bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi impartisco adesso con tutto il
cuore la mia benedizione. Sia benedetto Dio onnipotente, Padre e Figlio
e Spirito Santo. Grazie, buona notte. Grazie a voi tutti». Dalle
20 comincia la sede vacante, il periodo di interregno durante il quale
si svolge il Conclave per eleggere il successore di Benedetto XVI.
Ratzinger, che risiederà a Castel Gandolfo per poi ritirarsi in
preghiera nel convento Mater Ecclesiae in Vaticano, assume il titolo
(inedito nella millenaria storia della Chiesa) di «Papa emerito».
Benedetto XVI lancia il suo ultimo messaggio su Twitter: «Grazie per il
vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la
gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita». In attesa del
nuovo Papa, l'ordinaria amministrazione fa capo al cardinale Camerlengo,
Tarcisio Bertone, mentre per eventuali emergenze decide il Collegio dei
cardinali presieduto dal Decano, Angelo Sodano.
Venerdì 1 marzo. La prima notte da Papa emerito di Benedetto XVI
trascorre tranquilla, come riferisce padre Federico Lombardi, direttore
della sala stampa vaticana. «Ho fatto una bella telefonata con don
Georg, era molto disteso, mi ha detto di aver dormito benissimo sia lui,
sia il Santo Padre». Ratzinger ha portato con sé molti libri e
"registrazioni musicali". Il direttore delle Ville Pontificie, Saverio
Petrillo, ha detto: «Il Papa resterà a Castel Gandolfo forse due o tre
mesi. Ma chi può dirlo? Certo è che qui è a casa sua, nel senso che i
luoghi sono familiari. Si è trovato sempre tanto bene qui con noi e
abbiamo fatto di tutto, e faremo di tutto, per farlo stare ancora bene».
Petrillo ha anche fatto accordare lo Steinway & Sons, il pianoforte
a mezza coda nero spesso suonato da Benedetto XVI nei momenti di relax
trascorsi a Castel Gandolfo. Intanto vengono apposti i sigilli
all'appartamento papale nel Palazzo del Laterano dopo l'avvio della Sede
Vacante. L'operazione è stata eseguita dal vice Camerlengo, Pier Luigi
Celata.
Sabato 2 marzo . Il cardinale scozzese Keith O'Brien annuncia di
non partecipare al Conclave. «Non voglio che l’attenzione dei media a
Roma sia concentrata su di me, ma piuttosto su papa Benedetto XVI e il
suo successore», ha spiegato il porporato in un comunicato diffuso dalla
Conferenza Episcopale Scozzese. «Guardando indietro ai miei anni di
ministero per qualsiasi bene che ho potuto fare, ringrazio Dio. Per
eventuali errori, mi scuso con tutti coloro che ho offeso», ha aggiunto
il cardinale O'Brien in un messaggio di congedo. Negli ultimi giorni, il
cardinale è stato bersaglio dell'accusa, da lui negata, di
“comportamento inappropriato” risalente a trent'anni fa nei confronti
tre sacerdoti e di un quarto che ha abbandonato il sacerdozio quando
O'Brien è stato creato cardinale nel 2003. I fatti risalgono a quando
era direttore spirituale del St.Andrews College e in seguito rettore del
St. Mary's College.
Domenica 3 marzo. Iniziano le congregazioni generali dei
cardinali in Vaticano, primo passo verso il Conclave. La prima
convocazione è stata aperta alle 9.30 dal cardinale decano Angelo Sodano
nell'aula Paolo VI. Al primo incontro sono stati presenti 142 cardinali
su 207, di cui 103 gli elettori. Le congregazioni generali, ha
comunicato il Vaticano, «continueranno fino a quando non si raggiunga il
numero completo dei cardinali elettori e il collegio cardinalizio
decida poi la data dell'ingresso in conclave dei cardinali elettori».
Parecchi porporati hanno chiesto di avere a disposizione biografie e
foto degli altri cardinali perché tanti non si conoscono.
Martedì 5 marzo. Dalle 13.00 la Cappella Sistina è stata chiusa
fino a data da destinarsi, per volere del cardinale camerlengo Tarcisio
Bertone, in modo da consentire tutti i lavori necessari per preparare il
Conclave, dagli arredi alla predisposizione della stufa collegata al
comignolo da cui usciranno le fumate.
Giovedì 7 marzo. Cardinali nuovamente riuniti in Vaticano per le
Congregazioni generali. Giornata segnata delle parole di suor Mary Ann
Walsh, responsabile della comunicazione per la Conferenza episcopale
statunitense, che così ha spiegato la sospensione dei quotidiani
briefing dei cardinali con la stampa: «Preoccupazione è stata espressa
dalla Congregazione generale riguardo la fuga di notizie di procedure
riservate pubblicate sui giornali italiani. Per precauzione i cardinali
americani hanno deciso di non rilasciare interviste». «È del tutto
naturale», ha commentato padre Federico Lombardi, «che il collegio dei
cardinali si dia una linea di riservatezza crescente man mano che ci si
avvicina al Conclave. Il Conclave non è un convegno o un sinodo, ma un
cammino che il collegio fa e che va tutelato».
Venerdì 8 marzo. Al termine dell'ottava Congregazione generale
del Collegio dei cardinali, è arrivato il comunicato della sala stampa
della Santa sede tanto atteso: il Conclave per l'elezione del Papa inizierà martedì 12 marzo 2013.
Al mattino nella Basilica di San Pietro sarà celebrata la Messa «pro
eligendo Pontifice». Nel pomeriggio l'ingresso dei cardinali in
Conclave. Negli oltre cento discorsi pronunciati nelle Congregazioni
pre-Conclave, sono stati affrontati i problemi legati alla bioetica,
alla giustizia nel mondo, al dialogo interreligioso, alla collegialità,
all’importanza di un annuncio positivo della fede.
Sabato 9 marzo. Durante la nona congregazione generale, svoltasi
in mattinata, è stato stabilito che i cardinali prenderanno possesso
delle stanze loro assegnate per estrazione nella residenza Domus Sanctae
Marthae, in Vaticano, a partire dalle 7 di martedì 12. Alle 10 dovranno
poi trovarsi nella basilica di San Pietro per la celebrazione della
Messa.
Lunedì 11 marzo. Vigilia del Conclave. Sull'unica votazione
prevista alle 19 di domani, padre Lombardi nota che «difficilmente ha
esito positivo. Nel 2005 la fumata arrivò tardi, alle 20,04, ed era
nera. Come tutti ricordiamo». Sono circa 90 le persone che collaborano
ai lavori del Conclave, compresi gli infermieri e gli autisti che
accompagnano i cardinali in Vaticano. Tutti oggi prestano il giuramento
di riservatezza. Sarà il cardinale americano James Harvey, ex prefetto
della Casa Pontificia, il porporato che chiuderà la porta della Cappella
Sistina al momento della votazione, quando gli elettori dovranno
rimanere soli.
Martedì 12 marzo. Come previsto, la prima fumata uscita dal
Conclave alle 19.41 è nera. In mattinata, il cardinale decano Angelo
Sodano ha celebrato la messa "Pro eligendo" nella basilica di San
Pietro, a cui hanno preso parte 180 porporati. Nel pomeriggio, i 115
cardinali elettori hanno giurato sul Vangelo di attenersi alle regole
per la scelta del nuovo Papa. Nonostante la pioggia, oltre 30 mila
persone hanno atteso la fumata.
Eugenio Arcidiacono
«Avevo sperato di trovare finalmente pace e tranquillità. Il fatto di trovarmi all’improvviso di fronte a questo compito immenso, quello di essere eletto Papa, è stato per me, come tutti sanno, un shock. La responsabilità, infatti, è enorme». Come si sente un cardinale nel momento in cui viene scelto come Papa? Forse tra le descrizioni più toccanti c’è quella che Benedetto XVI aveva fatto per i bambini rivolgendosi a loro in Perché credo, l’album illustrato pubblicato dalla San Paolo nella collana “Se non diventerete come bambini”.
«Ero sicurissimo», ha rivelato Ratzinger, «che questo incarico non sarebbe stato destinato a me, ma che Dio, dopo tanti anni faticosi, mi avrebbe concesso un po’ di pace di tranquillità. L’unica cosa che sono riuscito a dire, a chiarire a me stesso è stata: “Evidentemente, la volontà di Dio è diversa, e per me inizia qualcosa di completamente diverso, una cosa nuova. Ma Lui sarà con me”». Il tono delle parole usato da Benedetto XVI era confidente e caldo, quasi che con i bambini si potesse permettere una sincerità disarmata: «Dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: «Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!”».
La trepidazione e anche il timore nascono dal grande compito che si accoglie perché, ha confessato il Papa emerito, «da un lato il Papa è una persona assolutamente impotente. Dall’altro ha una grande responsabilità. Egli è, in un certo senso, il capo, il rappresentante e allo stesso tempo il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identità». Ma attenzione: «Unicamente», ha aggiunto Ratzinger, «il Signore ha il potere di conservare gli uomini nella fede. Nell’annuncio della fede e nell’amministrazione dei sacramenti, ogni sacerdote parla su mandato di Gesù Cristo, per Gesù Cristo. Cristo ha affidato la sua Parola alla Chiesa. Questa Parola vive nella Chiesa. E se nel mio intimo accolgo e vivo la fede di questa Chiesa, se parlo e penso a partire da questa fede, allora quando annuncio Lui parlo per Lui».
Renata Maderna
Dopo l'occupazione di Roma da parte dell'Esercito italiano il 20 settembre 1870, Pio IX si ritirò dichiarandosi "prigioniero" nei Palazzi apostolici vaticani. I suoi successori, Leone XIII, Pio X e Benedetto XV mantennero lo stesso atteggiamento e dopo la loro elezione decisero di affacciarsi solo all'interno della Basilica di San Pietro e non dal balcone della Loggia centrale. Il primo Papa a interrompere questa tradizione e ad affacciarsi invece sulla Piazza e non in basilica per benedire la folla di fedeli fu Achille Ratti, eletto papa Pio XI il 6 febbraio 1922. Il suo fu un gesto quasi clamoroso all’epoca e che lasciava intravvedere la sua volontà di chiudere la Questione romana con una riconciliazione con lo Stato italiano che sarebbe poi stata siglata l'11 febbraio 1929 con la firma dei Patti Lateranensi.
La tradizione di affacciarsi alla Loggia esterna della Basilica vaticana per impartire la prima benedizione Urbi et Orbi alla folla assiepata in Piazza San Pietro è stata mantenuta da tutti i successori di Papa Ratti: Pio XII (1939), Giovanni XXIII (1958), Paolo VI (1963) Giovanni Paolo I (1978) , Giovanni Paolo II (1978) e Benedetto XVI (2005).
Fu Karol Wojtyla a infrangere il protocollo tradizionale, non limitandosi alla benedizione, ma pronunciando un breve indirizzo di saluto rimasto celebre. Era lunedì 16 ottobre 1978 quando Giovanni Paolo II si rivolse così alla folla: «Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli eminentissimi cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un Paese lontano, lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima. Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete».
Martedì 19 aprile 2005 è stato quindi Benedetto XVI a pronunciare un breve discorso prima di impartire la benedizione solenne: «Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie».
Maurizio De Paoli
Fu Karol Wojtyla a infrangere il protocollo tradizionale, non
limitandosi alla benedizione, ma pronunciando un breve indirizzo di
saluto rimasto celebre. Era lunedì 16 ottobre 1978 quando Giovanni
Paolo II si rivolse così alla folla: «Carissimi fratelli e sorelle,
siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo papa
Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli eminentissimi cardinali hanno chiamato
un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un Paese lontano,
lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella
tradizione cristiana. Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho
fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e
nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima. Non so
se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi
sbaglio mi corrigerete».
Martedì 19 aprile 2005 è stato quindi Benedetto XVI a pronunciare un breve discorso prima di impartire la benedizione solenne:
«Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i
signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella
vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed
agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle
vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo
aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua
Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie».
Maurizio De Paoli