Ha addolorato l’intera comunità d’Irsina e non solo ciò che è avvenuto nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata. Nella notte dell’Epifania sono entrati “ladri sacrileghi”. È stato forzato il tabernacolo, portata via la pisside e un ostensorio. Per “fortuna” le ostie consacrate sono state trovate buttate per terra ma “non sappiamo se alcune siano state portate via per utilizzarle per altri scopi”, ha detto l’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Giuseppe Caiazzo che ieri sera ha presieduto una celebrazione Eucaristia di “riparazione” nella stessa parrocchia.
“Se da una parte chiediamo a Dio perdono per il sacrilegio, dall’altra esprimiamo con forza il nostro impegno a valorizzare la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita (messa domenicale, comunione eucaristica, adorazione eucaristica) sperando di non dover più ritrovarci per celebrazioni riparatrici come questa”, ha detto nell’omelia alla quale hanno partecipato i sacerdoti della città. Una liturgia chiamata di riparazione che vuole da una parte esprimere “la gravità” del gesto che è stato compiuto e dall’altra “pregare per chi si è macchiato di un tale delitto” nella “speranza che chi ha compiuto tale danno, possa rendersi conto della gravità del gesto e chiedere perdono”. Il gesto che è stato compiuto, “ignobile” e “inqualificabile”, ha detto il presule, indipendentemente dalle finalità di chi l’ha compiuto che “non conosciamo, offende la fede di questa comunità parrocchiale e la dignità dell’intera e nobile città di Irsina, incredula e sconcertata per quanto accaduto”: “ci sentiamo feriti tutti: vediamo lesi i principi più sacri della nostra comunità che vive la sua fede e trova forza proprio nel mistero eucaristico. Non conosco i protagonisti dell’inqualificabile gesto. Di una cosa sono certo: è da ieri che li porto dentro di me in un modo particolare, come porto nel cuore ognuno di voi”. E rivolgendosi a chi si è macchiato di un tale atto mons. Caiazzo li ha invitati a “chiedere perdono a Dio” e poi a cercarlo: “Chiederò alla Sede Apostolica, com’è previsto in questi casi, che vi sia tolta la scomunica. Se mi darete l’opportunità di incontrarvi, vorrei ascoltarvi e, parlarvi di quel Dio che in Gesù incarnato stiamo adorando in questi giorni. Sono certo che chi lo conosce non potrebbe mai compiere un gesto così dissacrante”. Non si conoscono le motivazioni di un tale gesto ma “posso dire che dietro a gesti come questo c’è sempre il diavolo”, ha detto ancora mons. Caiazzo che ha ribadito il valore alto dell’Eucarestia per ogni cristiano: “l’Eucaristia vale molto di più di qualsiasi bene terreno! Anzi ha un valore inestimabile. Non esiste ricchezza più preziosa dell’Eucaristia. Noi che abbiamo ricevuto il Sacramento dell’Ordine, soprattutto sacerdoti e vescovo, sappiamo come il nostro ministero sacerdotale ha senso nella misura in cui celebriamo l’Eucaristia. Diciamo meglio: dove c’è l’Eucaristia c’è il sacerdozio, e dove c’è il sacerdozio c’è, di conseguenza, l’Eucaristia”. E ha spiegato che l’amore che ogni presbitero ha verso l’Eucaristia è manifestato “non solo nella celebrazione presiedendo l’Eucaristia, ma anche mostrando concretamente con la propria vita quanto ne sia innamorato, sostando davanti al tabernacolo, vivendo l’adorazione eucaristica, distribuendola e portandola, con ogni onore e profonda adorazione, agli ammalati”. Da qui anche l’invito ai sacerdoti dell’intera diocesi - che nei prossimi giorni celebreranno messe riparatrice in tutte le parrocchie – ad intensificare la formazione dei fedeli sulla centralità dell’Eucaristia, sul rispetto dei luoghi liturgici e in particolare dell’altare e del tabernacolo.