Nonostante le restrizioni e i timori per la diffusione del virus, l’estate è comunque tempo di viaggi e di movimento. È come se il viaggio fosse un’esigenza fondamentale dello spirito. In effetti, una lunga tradizione spirituale ci ha consegnato l’immagine del pellegrinaggio, del cammino, della strada come metafora della vita.
Al di là del numero di kilometri che percorreremo, al di là delle mete che raggiungeremo, questa esperienza, molto frequente nel tempo estivo, può diventare occasione di riflessione per prendere consapevolezza di alcuni aspetti importanti della nostra vita.
La prima cosa di cui ci accorgiamo per esempio è che il viaggio implica una separazione: per mettersi in viaggio dobbiamo lasciare il luogo in cui ci troviamo, quei luoghi che a volte con le loro sicurezze ci intrappolano e ci impediscono di crescere o di ampliare i nostri orizzonti. Questa separazione è possibile però se c’è un desiderio autentico e forte. Come nella vita, infatti, possiamo a volte avere un desiderio, ma non riusciamo a partire.
Occorre chiedersi se quel desiderio è autentico o se magari c’è un guadagno sottile nel rimanere là dove siamo. Il viaggio generalmente ha una meta. Questo elemento distingueva anche nel mondo antico il pellegrino dal vagabondo: il pellegrino avanza verso un obiettivo, il vagabondo si muove senza avere una meta precisa. Anche in questo caso possiamo rileggere il nostro modo di camminare sulle strade della nostra vita.
Il viaggio ci trasforma: attraversiamo il tempo, incrociamo le storie di altri pellegrini. Ma il viaggio è anche un’occasione per scomodarsi e per riconoscere l’essenziale: quando ci mettiamo in viaggio non possiamo portare con noi tutto quello che vogliamo, dobbiamo scegliere, decidere quello che è importante.
Nel viaggio, soprattutto quando diventa pellegrinaggio, bisogna portare uno zaino leggero, proprio come nella vita: meglio liberarsi dai pesi inutili che ci impediscono di affrontare il cammino.
Il viaggio, infine, non è esente da pericoli e da rischi. Possiamo restare delusi, possiamo sperimentare il rifiuto, possiamo essere trattati male. Ma anche in questo caso il viaggio non è altro che un’immagine di quello che può accadere nella nostra vita.