«Portare in classe un testo come questo consente a un insegnante anche di introdurre temi di grande attualità e di riuscire a farlo passando dalla parte dello sguardo dei ragazzi con la musica che loro ascoltano. Così è molto più facile e molto più diretto ed è quindi più probabile riuscire a interessarli e anche farli riflettere su temi così importanti». Va ascolta la loro età, spiega il professore e scrittore Enrico Galiano ed è utile entrare nel loro mondo attraverso i linguaggi dei nostri ragazzi. Se poi la analizzi la canzone arrivata quarta a Sanremo, Casa mia, è piena di sorprese.
Professore ci guida nel testo?
«Ma che ci fai qui da queste parti
Quanto resti e quando parti
Ghali usa spesso nelle sue canzoni questo linguaggio colloquiale preso proprio dalla strada, dalle frasi che diciamo tutti ma, anche se non lo noti, qui dentro ha messo degli indizi importanti. Parti parti è quella che si chiama rima equivoca. E che cos’è? È quando fai rimare due parole dal significato diverso ma dal suono identico. Non è solo carino e simpatico, no fa rimare due parole importanti. Parti, inteso come luoghi, zone, posti viene dal verbo “ripartire”, quindi dividere e già sta accennando al concetto di confine che è poi collegato al partire, all’andare quindi ai confini che provocano il partire e l’andare, lo spostarsi. Ovvero il tema della canzone».
Disseminata di indizi se ne fai l’analisi sintattica.
«Siamo tutti zombie col telefono in mano
Sogni che si perdono in mare
Figli di un deserto lontano
Zitti non ne posso parlare
Questi quattro versi sono quattro “novenari” ovvero tutti accentati nello stesso modo e in modo molto rigoroso. Ma non è finita qui: c’è una rima interna telefono e pèrdono. La scansione di questi versi è “a sandwich”, ovvero due versi esterni che descrivono come siamo noi e come ci comportiamo e due interni in cui mette sogni che si perdono in mare, figli di un deserto lontano. Così facendo il cantante ci dice che mentre noi siamo qui nel nostro mondo un po’ così… dall’altro lato del mondo succede di tutto».
Enrico Galiano, professore e scrittore
Andiamo avanti
«Ai miei figli cosa dirò
Benvenuti nel Truman show»
Il Truman show è un famosissimo film con Jim Carrey dove il protagonista da quando è nato e per tutta la vita viene sempre inquadrato dalle telecamere e trasmesso in televisione. Che poi è quello che succede a noi oggi, ma siamo noi a scegliere di essere costantemente nel Truman Show!».
Un testo ricco di figure retoriche.
«La strada non porta a casa
Se la tua casa non sai qual è…
E qui tocchiamo vette inarrivabili. Questo è un chiasmo, ma è un chiasmo imperfetto. Che cos’è un chiasmo? È quando metto vicini - al centro - due termini simili e agli estremi, altri due termini simili. Quindi casa casa e, poi, ci strada e ci si aspetta un’altra strada e invece no. Non sai qual è: ecco perché è un chiasmo imperfetto, come un cerchio che non si chiude, un ritorno che non si compie e quindi anche attraverso la forma Ghali esprime il concetto di tutta la canzone».
E poi ci spiazza!
«Sto già meglio se mi fai vedere
Il mondo come lo vedi tu
Ribalta il concetto del contrasto, della guerra che si fa quando due prospettive sono diverse. No, dice, quando due prospettive sono diverse io mi sento già meglio».
Avanti.
«Mi manca la mia zona
Mi manca il mio quartiere
Mi manca ripetuto due volte è un’anafora, ovvero una ripetizione a inizio verso di una formula simile, ma attenzione che anche questo mi manca sembra una cosa semplice, ma se invece fosse il mi manca nel senso che non mi prende? C’è questa ambiguità sia del mi manca come nostalgia, ma anche qualcosa come qualcosa che mi riguarda».
Insomma sembra una canzoncina e invece…
«Il finale è talmente bello che non serve commentare.
Ma come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace».