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martedì 22 aprile 2025
 
COVID
 

Garattini: «A Pasqua, l’ama il prossimo tuo passa anche per una mascherina portata con cura»

09/04/2022  La fine dello stato di emergenza e la riduzione degli obblighi ha spostato la tutela dei fragili sulla responsabilità individuale. Abbiamo a chiesto al professor Garattini di aiutarci a capire come vivere in concreto e come rendere la Pasqua più sicura per i fragili

Si avvicina la settimana santa, a Pasqua si condividono momenti di festa, in famiglia tanti hanno passato i 60-70 anni, magari hanno fatto la terza dose di vaccino da un bel po’ se l’hanno fatta, nuove varianti si affacciano e intanto è passato un po’ il messaggio che l’emergenza è finita. Ma il covid non molla.

Abbiamo chiesto al Professor Silvio Garattini, quale consiglio possiamo dare per passare la Pasqua in famiglia senza inguaiarsi. 

«È giusto raccomandare di fare un secondo richiamo nei soggetti più fortemente a rischio: più di 80 anni, malattie, però poi dobbiamo fare due conti e dirci che solo il 66% della popolazione generale ha fatto la terza dose e abbiamo ancora milioni di persone che non hanno fatto neppure la prima. Dobbiamo come atteggiamento generale richiamare la gente al rispetto di quello che doveva fare e non ha fatto.  I vaccinati con la terza dose sono protetti al 90%, vuol dire che un 10% ha una protezione scarsa. C’è ancora un gran numero di persone suscettibili, direi circa 10 milioni di persone in cui il virus può circolare liberamente e questo spiega le decine di migliaia di infezioni al giorno e i circa 150 morti che non dobbiamo dimenticare. Per fortuna abbiamo la variante prevalente attuale molto infettiva ma poco aggressiva. Ma se ne sta affacciando un’altra, vista in Calabria, che ancora non sappiamo bene che cosa sia. Ci dicono che l’emergenza è finita, facciamo finta che sia così, ma non dimentichiamo le buone regole perché il covid è ancora tra noi».

Le riepiloghiamo?

«La mascherina è ancora assolutamente necessaria, io la porto sempre in qualsiasi posto, vedo però in giro per Milano flussi di gente e continui assembramenti, in cui quelli che portano la mascherina sono pochissimi. Non parliamo della movida del venerdì e del sabato sera, situazioni nelle quali il virus è contentissimo di girare e di trovare dove appoggiarsi. Dobbiamo tornare a pensare che ci sono regole che non dobbiamo cambiare: mettere la mascherina, lavare le mani, non entrare negli assembramenti. Sono principi che devono ancora valere in modo completo, del resto ci hanno aiutato riducendo molto l’impatto dell’influenza e delle infezioni broncopolmonari che in genere vediamo molto in inverno. E non dobbiamo dimenticare che se abbiamo relativamente poche persone in terapia intensiva è perché abbiamo fatto le vaccinazioni».

Pasqua sarà occasione di raduni familiari in cui ci saranno bambini al di sotto dell’età vaccinale e comunque poco vaccinati, adolescenti frequentatori della movida, persone in età da lavoro e nonni più o meno fragili...

«Abbiamo vantaggi rispetto al Natale, i raduni familiari sono meno presenti rispetto al Natale e la temperatura è più mite, le condizioni sono meno sfavorevoli rispetto al Natale, ma dobbiamo continuare a lanciare il messaggio della prudenza».

Quando si è detto “fine dello stato di emergenza” le persone si sono rilassate, la campagna di vaccinazione ha ceduto, si attende il momento di togliere le mascherine al chiuso, sui mezzi pubblici già pochi sono ligi alle regole. Abbiamo sbagliato dei messaggi in questa fase?

«Secondo me sì, dire è finita l’emergenza è un messaggio che viene interpretato come superamento di tutto, il pubblico fatica a capire la sottigliezza giuridica. La gente prende l’essenza della comunicazione, il titolo».

Se passa l’idea che la mascherina non è più un obbligo ma è solo “raccomandata”, chi ti tutela?

«Chi continua a portare una Ffp2 al chiuso si tutela comunque un po’ ma rischia di più a causa di chi non la mette. Ricordiamo che non tutte le mascherine sono uguali, mascherina non è qualsiasi straccio si metta sulla bocca o sul naso, solo filtranti hanno un significativo livello di protezione. I messaggi che lancia il Governo sono spesso confondenti: non basta annunciare le cose, bisogna spiegarle e forse è stato un errore dall’inizio non darsi un solo portavoce».

Si parla spesso di fragili. Possiamo spiegare alle persone comuni chi in concreto sono queste persone nei confronti delle quali dobbiamo essere particolarmente prudenti?

«Le persone che hanno più di 80 anni, le persone di qualsiasi età in chemioterapia antitumorale o che hanno avuto un trapianto o che è affetto da malattie croniche come diabete, insufficienza cardiaca, problemi renali o polmonari».

A volte capita di trovarsi in imbarazzo, di sentirsi dire: se vuoi puoi togliere la mascherina. Come regolarsi?

«Non dimenticando che si può essere contagiati e non saperlo, che quel’ama il prossimo tuo passa anche per una mascherina portata per riguardo e tutela verso l’altro».

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