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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

Garrone, un film con il meglio del cinema italiano

18/05/2015  "Il racconto dei racconti" in gara a Cannes con i film di Moretti e Sorrentino. Un film in costume tratto da "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile.

Quello che non ti aspetti. Almeno dopo Gomorra, feroce cronaca della camorra, e Reality, elegia dell’Italietta schiava dei modelli televisivi (pellicole premiate entrambe con il Grand Prix di Cannes). Il racconto dei racconti di Matteo Garrone in concorso al Festival di Cannes è uno sgargiante fillm in costume. Boschi fatati e castelli, regine e re, draghi e streghe, artisti circensi e lavandaie.

Sullo schermo è un rutilare di abiti principeschi e disavventure. Un kolossal fantasy (costo attorno ai 14 milioni di euro) degno dei recenti successi Disney. Se non fosse che morale e stile visivo hanno gusto decisamente più europeo. Eppure, non c’è da sorprendersi. Garrone mescola da sempre reale e fantastico. Il suo cinema è sguardo incantato e distaccato sulla realtà. È stato così da L’imbalsamatore, suo primo successo del 2002, no a Reality. Si pensi, per esempio, alla sequenza iniziale di Gomorra: lame di luce al neon, bagliori violacei, sagome che fluttuano irreali in un salone di bellezza per soli uomini, fi nché il crepitare degli spari non schizza di sangue le pareti color latte.

Il cuore degradato di Scampia sembra l’angolo di un pianeta di Guerre Stellari. Perché è solo nelle sue fantasie più angosciose che lo spettatore può arrivare a concepire una ferocia così inumana. «Mi fa piacere che l’abbia notato», confessa Garrone, 46 anni, capelli cortissimi che incorniciano la faccia stanca ma sorridente di chi sa di aver dato il massimo. «Questa volta mi sono trovato a dirigere sul set anche cento persone, per di più in inglese. E per di più portando sulle spalle non soltanto le responsabilità di regista, ma anche quelle di produttore. Non è stata una passeggiata, ma adesso posso dire davvero di provare una bella soddisfazione. Abbiamo anche riportato in Italia i migliori artisti del cinema italiano, solitamente costretti a lavorare all'estero».

Vuole farci qualche nome?
«Mi riferisco a Massimo Cantini Parrini, allievo della sartoria Tirelli e collaboratore della stessa Canonero: senza i suoi costumi il mondo fantastico di Basile non avrebbe trovato forme e colori. Poi lo scenografo Dimitri Capuani, a sua volta allievo del premio Oscar Dante Ferretti. Con loro, decine di artigiani che nulla hanno da invidiare a quelli più famosi che lavorano a Hollywood. Senza dimenticare le musiche di Alexandre Desplat, il compositore francese ora al lavoro sulla colonna sonora del nuovo Guerre Stellari e fresco presidente di giuria alla Mostra di Venezia».

Trovare in Italia i soldi per un film non è impresa ardua?
«Effettivamente occorre pensare in grande, come dimostrano i successi dell’amico Paolo Sorrentino, pure lui qui a Cannes in concorso. Entrambi abbiamo girato in inglese per tutte le sale del mondo. Se Il racconto dei racconti piacerà, potremmo persino ricavarne una serie per la televisione. Come è stato per Gomorra, anche se qui si tratta di tutt’altro genere. Ho già nel cassetto le sceneggiature di altre novelle di Basile».

Lei naturalmente si rende conto che sulla Croisette la aspettavano con il fucile puntato...
 «C’è poco da fare, questa è la legge del Festival. Avendo fatto parte della giuria di Venezia, so bene da quanti e quali compromessi nascano le assegnazioni dei premi. Ma non importa. Cannes è la vetrina più prestigiosa per un film».
(L'intervista integrale è sul numero di Famiglia Cristiana in edicola). 

 
 
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