Dal primo pomeriggio di oggi Gaza è rimasta senza corrente. L’unica centrale elettrica è ormai secco di carburante. E’ la conseguenza dell’assedio imposto da Israele a Gaza dopo l'attacco di Hamas nel fine settimana, quando Israele ha tagliato le forniture di elettricità, carburante, cibo, beni e acqua. Ciò significa che la popolazione di Gaza si affiderà ai generatori per l'elettricità, sempre che abbiano il carburante per farli funzionare.
Gli abitanti di Gaza soffrivano di interruzioni di corrente, in media dodici ore al giorno, già prima dell’assedio di questi giorni. L'enclave dipende al 100 per cento da Israele per l'elettricità, sia attraverso i cavi di alimentazione sia attraverso l'unica centrale elettrica di Gaza, che produce il 37 per cento dell'elettricità consumata utilizzando olio combustibile importato esclusivamente da Israele negli ultimi anni.
“Senza elettricità, gli ospedali dovranno affidarsi ai loro generatori di emergenza che, ci dicono, dureranno solo da due a quattro giorni. Questo significa anche che non ci sarà acqua corrente o ascensori funzionanti nei condomini. Stanotte saremo completamente al buio. Non potremo caricare i nostri telefoni o guardare la TV per seguire le notizie. Gaza è stata riportata indietro di secoli, nel Medioevo. Gaza è sull'orlo del collasso”, racconta da Gaza Youmna ElSayed, giornalista di Al Jazeera.
La mancanza di energia elettrica colpisce Gaza dopo un’altra notte di bombardamenti. Le autorità israeliane dichiarano di aver colpito 450 obiettivi.
Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che cita fonti delle autorità palestinesi, i bombardamenti sulla Striscia di Gaza hanno distrutto più di 1.000 case e altre 560, pesantemente danneggiate, sono state rese inabitabili. Secondo l'OCHA, più di 260.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case.
Per quanto riguarda le vittime, in Israele, le ultime cifre parlano di oltre 1.200 morti e 2.800 feriti, secondo l'esercito. Da parte palestinese, la cifra è salita ad almeno 1.055 morti e più di 5.100 feriti, secondo il Ministero della Sanità di Gaza.
Tra le vittime delle bombe israeliane anche quattro dipendenti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (UNRWA).
L’esercito israeliano continua ad ammassare uomini e mezzi alla frontiera con la Striscia di Gaza in vista di una mossa che sembra inevitabile: l’invasione del territorio amministrato da Hamas. La diplomazia sta lavorando per cercare di garantire corridoi di fuga sicura per la popolazione civile. Lo chiedono gli Stati Uniti, l’Egitto e organizzazioni internazionali come il World Food Program. Ma Israele sembra sorda. Il Ministero degli Esteri israeliano ha rifiutato mercoledì di commentare l'annuncio di Washington di voler discutere con Tel Aviv e il Cairo per stabilire un corridoio umanitario sicuro per i civili di Gaza. Un funzionario del ministero, che ha chiesto l'anonimato, ha dichiarato all’agenzia di stampa turca Anadolu: "Al momento non abbiamo commenti su questa questione".
Intanto in Israele il primo ministro Netanyahu e il leader dell'opposione Beny Gantz hanno concordato di fomrare un "governo d'emergenza". Verrà inoltte istituito un "gabinetto di guerra" con Netanyahu , Gantz e il ministro della difesa.