I soldi ci sono, le idee e i progetti anche. Ma non è facile aiutare la popolazione di Gaza dopo l’ennesimo conflitto. Per fare il punto, a Gaza è andato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) insieme al segretario generale, monsignor Nunzio Galantino e ai vice-presidenti: il vescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, quello di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti e il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo.
Hanno incontrato la piccola Chiesa cattolica della Striscia, che conta appena 150 fedeli, e il parroco di Gaza, il sacerdote argentino don Jorge Hernandez. Il viaggio della delegazione italiana è stato possibile grazie ad un intervento del Governo israeliano che ha aperto il valico di Ertez, tra Israele e Gaza City. Bagnasco, insieme ai vescovi, ha visitato anche la cittadina israeliana di Sderot, a pochissimi chilometri dalla Striscia, bersaglio dei razzi Qassam lanciati da Hamas. E proprio a Sderot davanti ad uno dei resti di questi razzi Bagnasco ha confidato che è stato un viaggio «attraverso un calvario che continua, come quello di Cristo in queste terre».
Il cardinale Angelo Bagnasco in visita a Gaza con la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei). Foto di Andres Bergamini.
Il presidente della Cei ha visto le distruzioni a Gaza City, ha
visitato l’ospedale giordano e la scuola del Patriarcato latino e la
chiesa di san Porfirio, dove ha incontrato il vescovo ortodosso Alexios,
e ha celebrato Messa nella chiesa cattolica della Sacra Famiglia,
cenando poi con alcune famiglie cattoliche di Gaza. Bagnasco ha spiegato
che bisogna «guardare avanti» e «lavorare all’unione di tutte le forze
moderate, in ogni campo, per allontanare gli estremismi»: «Porto con me
l’amarezza per una città distrutta al 30 per cento, ma anche una grande
ammirazione per una popolazione che con fierezza ha reagito».
Ciò che ha colpito di più il cardinale è stata l’età della
popolazione di Gaza: «L’80 per cento degli abitanti ha meno di 25 anni,
ciò rappresenta una grande ricchezza per il futuro». Dopo l’appello
di Caritas Gerusalemme, nel pieno del conflitto sono stati raccolti
circa 5 milioni di dollari. Caritas Gerusalemme ha inoltre avuto oltre 1
milione di euro e un suo team ha immediatamente cominciato la
distribuzione di viveri e medicinali agli sfollati. Caritas italiana ha
contribuito con 100 mila euro e sta vagliando la possibilità di attivare
gemellaggi tra parrocchie e diocesi italiane e Gaza. Caritas
Gerusalemme ha anche un centro sanitario a Gaza e una clinica mobile che
raggiunge sei località dove le persone più povere non hanno accesso a
quasi nessun servizio. Aiuti vengono anche forniti alle suore di Madre
Teresa di Calcutta che a Gaza ospitano 28 persone con disabilità gravi.