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venerdì 23 maggio 2025
 
la guerra a gaza
 

La Caritas invoca il «cessate il fuoco». L'appello delle Chiese di Gerusalemme: «State vicino a chi soffre»

11/11/2023  Il segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton: «Tutti gli abitanti della Terra Santa hanno il diritto di ricevere assistenza umanitaria e tutte le parti in conflitto devono rispettare i loro obblighi per garantire che questa venga loro fornita». Il messaggio dei Patriarchi delle chiese di Gerusalemme in vista dell’Avvento: «Sia un Natale di sobrietà e aiutate concretamente chi ha perso tutto a causa della guerra»

A poco più di un mese dopo l'attacco di Hamas a Israele, la reazione israeliana e la guerra che ne è conseguita, Caritas Internationalis esorta entrambe le parti a cessare il fuoco, proteggere le persone, garantire l'accesso umanitario, rispettare il diritto internazionale e rilasciare tutti gli ostaggi. «In virtù della nostra comune umanità, tutte le vite umane sono ugualmente sacre e nessuna può essere considerata come un necessario danno collaterale», afferma il segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton, sottolineando l'imperativo di rispettare il diritto internazionale umanitario, compreso il principio della distinzione tra civili e combattenti.

Caritas Internationalis ha più volte ribadito il proprio appello a garantire un accesso umanitario incondizionato alla popolazione di 2,3 milioni di persone a Gaza, che da quasi un mese è sotto assedio e privata di acqua, cibo, medicine e carburante. Tutti i valichi per Gaza devono essere riaperti per consentire un'adeguata assistenza umanitaria. Anche la situazione in Cisgiordania si sta deteriorando rapidamente, con crescenti minacce alla vita e all'occupazione dei civili, detenzioni arbitrarie e restrizioni alla libertà di movimento.

«Tutti gli abitanti della Terra Santa hanno il diritto di ricevere assistenza umanitaria e tutte le parti in conflitto devono rispettare i loro obblighi per garantire che questa venga loro fornita», aggiunge Dutton. Caritas insiste sul fatto che i civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e che i servizi essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile devono essere immediatamente ripristinati.

«La Confederazione Caritas si unisce a Papa Francesco e ai rappresentanti delle Chiese locali nel chiedere la pace. Le conseguenze umanitarie e sui diritti umani di questo conflitto saranno devastanti, complesse e di lunga durata, non solo in Terra Santa ma anche nell'intera regione del Medio Oriente. Questo conflitto deve cessare immediatamente. Ora è il momento della pace», conclude Dutton. La Caritas si unisce alle preghiere delle persone di tutte le fedi che pregano per la pace, la comprensione e la riconciliazione, e per un futuro duraturo e giusto per tutti i popoli in Terra Santa e nella regione del Medio Oriente.

Intanto, in prossimità dell’Avvento, il periodo che prepara il Natale, Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme lanciano un appello alla sobrietà e alla solidarietà con chi soffre a causa della guerra. In una dichiarazione i capi cristiani scrivono: “Questi non sono tempi normali. Dall’inizio della guerra si respira un’atmosfera di tristezza e dolore. Migliaia di civili innocenti, tra cui donne e bambini, sono morti o hanno riportato gravi ferite. Molti altri soffrono per la perdita della propria casa, dei propri cari o per il destino incerto dei loro parenti. In tutta la regione moltissimi hanno perso il lavoro e soffrono di una grave crisi economica. Nonostante i nostri ripetuti appelli umanitari per il cessate il fuoco e per la diminuzione della violenza, la guerra continua”.

Da qui l’appello dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i fedeli di “stare vicino a coloro che stanno affrontando queste sofferenze rinunciando a tutte le attività e segni festivi non necessari”. Chiaro il riferimento, per esempio, “all’esposizione su larga scala di decorazioni luminose e costose”. “Incoraggiamo i nostri sacerdoti e fedeli a concentrarsi maggiormente sul significato spirituale del Natale, ponendo attenzione ai nostri fratelli e sorelle colpiti da questa guerra e dalle sue conseguenze, e a elevare ferventi preghiere per una pace giusta e duratura per la nostra amata Terra Santa”. “Invitiamo, inoltre, i fedeli a sostenere generosamente, come possono, le vittime di questa guerra invitando anche altri a unirsi in questa missione di misericordia. In questo modo – conclude la dichiarazione – sosterremo coloro che continuano a soffrire, proprio come Cristo ha fatto per noi perché tutti i figli di Dio possano riporre la loro speranza in una Nuova Gerusalemme dove non ci sarà più morte e sofferenza”.

Da Roma, dove ha partecipato alla XVI Giornata delle Associazioni di Terra Santa in corso all’Antonianum, arriva l’appello del custode di Terra Santa, padre Francesco Patton: «Tutti cooperino per far cessare i bombardamenti sulla popolazione civile a Gaza», ha detto ai media vaticani, «ci sia un ritorno al rispetto della persona umana, indipendentemente dalla etnia, dalla religione e dalla situazione personale di ciascuno, bisogna tornare a considerare la persona umana sacra», ha affermato Patton mettendo in guardia dalle «ideologie di tipo antiumano e terroristiche» alimentate in alcuni contesti.

Con dolore, Patton descrive poi le difficoltà che sta vivendo la comunità cristiana nella Striscia di Gaza dove, nota, «la comunità cristiana è ormai molto ridotta. I fedeli greco-ortodossi e di rito latino sono mescolati nelle due parrocchie. Ci sono le suore di Madre Teresa che si prendono cura dei disabili e le suore del Verbo Incarnato, c’è ancora una presenza delle Suore del Rosario che avevano una grande scuola aperta a tutti. In questo momento i cristiani vivono tutti in chiesa, è l’unico luogo che loro sentono come sicuro, non perché abbia le pareti più spesse ma perché in chiesa percepiscono maggiormente la presenza di Dio… Percepiscono la Chiesa come casa e la presenza di Gesù Cristo come loro Salvatore. Lo dicono esplicitamente! Fanno due messe al giorno, pregano il Rosario, stanno facendo una vita di preghiera diurna e notturna, proprio per invocare salvezza per sé, per i propri fratelli e sorelle. Vediamo come andranno le cose nei prossimi giorni, speriamo sempre che almeno il luogo di culto sia rispettato e che i cristiani possano superare questa fase veramente difficile della loro esistenza».

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