Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 15 ottobre 2024
 
dossier
 

Gaza, le suore sfollate e quelle rimaste

04/08/2014  Stenta a trovare le parole giuste per esprimere il dolore del distacco, suor Maria Laudis. Trentasei anni, brasiliana, è una delle tre religiose dell’istituto Serve del Signore della Vergine di Matarà, che prestavano servizio nell’unica parrocchia cattolica di Gaza, e costrette ad evacuare durante una tregua. Le suore di Madre Teresa sono ancora nella Striscia.

Erano in pianto i ragazzi che vivono nella piccola parrocchia cattolica della “Sacra Famiglia” a Gaza, quando hanno visto le tre suore prepararsi alla partenza. “Perché ci lasciate?”, chiedevano loro con insistenza. “E’ stato il momento più difficile. Davvero straziante”. Stenta a trovare le parole giuste per  esprimere  il dolore del distacco, suor Maria Laudis. Trentasei anni, brasiliana, è una delle tre religiose dell’Istituto Serve del Signore  della Vergine di Matarà, che prestavano servizio nell’unica parrocchia cattolica di Gaza, e costrette ad evacuare  durante una tregua e rifugiarsi  a Beit Jala, una località vicina a Betlemme.  

 “La situazione è precipitata, anziché migliorare. Pensavamo che con l’arrivo delle forze di terra, cessassero i bombardamenti ma così non è stato, anzi si sono intensificati, mettendo a rischio la vita di molte famiglie della comunità cristiana”, spiega la religiosa. “Poco prima di andar via, tre missili sono caduti  proprio di fronte agli edifici della parrocchia. La paura è stata tanta. Non c’è più sicurezza per la popolazione che sta sfollando”.  I bombardamenti  si sarebbero  avvicinati,  a quanto racconta la religiosa, perché i militari israeliani avrebbero individuato un comando di Hamas con un tunnel  nel territorio della parrocchia. “Il risultato è che le case tremano e i bambini s’ammalano per la paura”.   

Le religiose della congregazione argentina sono presenti nella Striscia dal 2005 e, oltre all’attività pastorale classica, portano  aiuto alle famiglie più povere del territorio, seguono i minori nell’attività scolastica e d’animazione.   Ora nella parrocchia della Sacra famiglia sono rimaste col parroco, don Jorge Hernandez, missionario argentino dell’Istituto del Verbo incarnato, solo le suore di Madre Teresa che accolgono 28 bambini disabili e nove donne anziane. Le famiglie dei minori, invece, hanno abbandonato le loro abitazioni.    Suor Laudis è entrata a Gaza City nell’aprile scorso. “Prima di Gaza sono stata in missione in Egitto per 11 anni. Saremmo rimaste anche noi, ma i superiori ci hanno chiesto di uscire. Vivere in situazioni al limite è la nostra missione e non appena le condizioni ce lo permetteranno, torneremo laggiù. Siamo ben accolte dalla popolazione perché aiutiamo tutti, senza distinzione di credo”, osserva ancora la giovane  missionaria. Di recente avevano acquistato e installato piccoli generatori d’energia elettrica per le abitazioni limitrofe e realizzato dei serbatoi per l’acqua ad uso domestico. “La comunità cattolica soffre molto e denuncia questa guerra ingiusta. Perché non si apre la frontiera?  A queste condizioni non c’è futuro per la comunità palestinese”, conclude con amarezza.

Multimedia
Parents Circle, genitori insieme: un seme di speranza
Correlati
Parents Circle, genitori insieme: un seme di speranza
Correlati
Gaza, le Ong: «Abbiamo bisogno di farmaci»
Correlati
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo