Anche in quella fredda mattina del 16 dicembre 2009, Annalisa Biagini alzò la saracinesca su Spina. Dentro, i suoi fiori profumati; fuori solo macerie e polvere che stuzzicava il naso. L’antico borgo nel comune di Marsciano, come l’intera provincia di Perugia era ancora avvolto da una nuvola grigia, dal freddo e dalla desolazione del pomeriggio precedente. Ma Annalisa Biagini ha alzato, allora e sempre, la saracinesca del suo colorato e allegro negozio di fiori, “La Macina”. La sua è stata una delle poche attività a riaprire subito dopo “la scossa”, quando la vita del piccolo borgo medievale sembrava spezzata e il futuro aveva il sapore della paura.
«Questa esperienza», dichiara oggi, a 10 anni dal terremoto che ha fatto 500 sfollati, «ci ha insegnato l’arte dell’adattamento». Perché le scosse e i terremoti, fisici ed esistenziali, modificano la vita e creano crisi profonde. «Ma sprigionano anche occasioni di innovazioni e di opportunità per chi è capace di adattarsi al cambiamenti», ha spiegato Chiara Longo Bifano, giornalista di “Spin-A Enhancing People”, Associazione culturale senza fini di lucro, che proprio a Spina ha organizzato il Geckofest, due giorni per parlare di storie di persone che, nei più diversi ambiti dell’economia e dello sport, dell’arte e della cultura, della politica, della scienza e dell’imprenditoria, hanno accolto “la scossa” nella loro vita, trasformandola in progetti e nuova visione (hanno raccontato la propria esperienza di cambiamento l’attrice Caterina Fiocchetti accompagnata dal violoncellista Andrea Rellini, il segretario generale di PEFC Italia Antonio Brunori e i suoi alberi parlanti, le danzatrici di InOltre Nicoletta Tinti & Silvia Bertoluzza, che hanno fatto della disabilità una risorsa, la voce del calcio Riccardo Cucchi, il graphic novelist Giorgio Carpinteri, Roberto Sbriccoli e il #BacktoCampi di Campi di Norcia, la Junior Band di Spina).
E così, per due giorni, dal 13 al 14 settembre, Spina è stata il “capoluogo delle ripartenze”, sotto lo sguardo del gecko, animale dalle mille risorse e dalla straordinaria capacità di restare attaccato all’ambiente in cui vive, dove si sono confrontate strategie per invertire la rotta, storie, esperienze e progetti per rigenerare il territorio. Che parte da alcune criticità, come «carenze di organico e lungaggini burocratiche», ha lamentato Francesca Mele, sindaco di Marsciano; «Le opere di muratura si possono progettare, ma le persone rimangono colpite nei sentimenti», ha aggiunto Pierluigi Altavilla, vicesindaco di Norcia. Tuttavia, occorre uno sforzo unitario: ne convengono Maurizio Mariotti, presidente della sezione di Perugia di Confindustria Umbria (che dal palco di Spina ha lanciato un appello al nuovo Governo: «Chiediamo che i commissari per la ricostruzione siano scelti tra gli amministratori locali») e Paolo Verducci, docente di progettazione architettonica presso la Facoltà d'Ingegneria di Perugia («Norcia è un esempio di come la ricostruzione può funzionare»). E c’è poi bisogno di innovazione: «In Umbria, su 92 comuni 27 sono certificati come Borghi più belli d’Italia, la più alta densità tra tutte le regioni italiane», ha dichiarato Antonio Luna, presidente dell’associazione I Borghi più belli d'Italia in Umbria, che a Geckofest ha presentato “Umbria Smart Land”, un decalogo per la rinascita di un territorio caratterizzato da tanti piccoli centri e strumenti operativi basati su green economy, programmazione digitale, accesso diffuso alle reti, resilienza sociale e sussidiarietà. Uno strumento fondamentale, se si pensa che dal 2012 al 2017 sono sparite dall'Umbria oltre 19.000 persone tra i 25 e i 40 anni. Con questo ritmo, e con un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia (terzultimo posto), i centri abitati sotto i 20 mila abitanti rischiano la progressiva sparizione.
Per questo, si è parlato anche delle strategie per invertire la rotta nelle aree colpite dalle scosse, e non soltanto in ambito urbanistico: padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa Sacro Convento di Assisi, che il terremoto l’ha vissuto in prima persona, ha affermato: «Non lasciamoci ingannare, la vita è fatta di impegno e di sacrificio. Siamo a buon punto per una bella visione di vita solidale, ma oggi la sfida educativa è quella di fare squadra, anche nei processi economici». Al nuovo Governo ha chiesto «la capacità di affrontare le emergenze, perché il valore della classe dirigente si misura dall’abilità nel rispondere ai problemi». Che non sono soltanto quelli contingenti. Lo hanno ricordato Paolo Belardi e Franco Cotana, dell’Università di Perugia, che hanno presentato il nuovo piano di illuminazione di Spina insieme a due giovani ricercatori, Felice Lombardi e Marta Cardinali («Sappiamo ricostruire i luoghi ma non le identità; oltre ad architetti e ingegneri c’è bisogno di artisti, poeti e comunicatori, perché dobbiamo educare le persone», ha detto Belardi, mentre Cotana ha spiegato: «Auspichiamo un collegamento tra i vari borghi, per aumentarne il valore e l’attrattività. Si tratta di un progetto realizzabile, come dimostra il borgo di Sant’Apollinare, dove le ex scuderie del Monastero benedettino della Rocca hanno ottenuto la certificazione di GBC Historic Building per il restauro e la riqualificazione sostenibile degli edifici storici».
In tema di cambiamento, non poteva mancare un approfondimento sull’emergenza climatica. Ne ha parlato Marco Merola, giornalista scientifico, cofondatore di Adaptation (www.adaptation.it), un progetto e una piattaforma che vuole raccontare le storie di chi, trasformando il proprio modo di vivere, ha realizzato buone pratiche nei territori per rispondere al cambiamento climatico. «Nel 2050», ha rilevato Merola, «saremo 11 miliardi di persone: il nostro è un modello di vita non più sostenibile. Ma il cambiamento climatico non è solo una minaccia, può diventare una opportunità, se la politica, la scienza e la Chiesa si uniscono in questo senso». Lo dimostrano esempi di strategie messe in atto in diversi Paesi, in particolare Olanda, Israele ma anche in Calabria, a Crotone, che sta vivendo una pericolosa “desertizzazione”. Del resto, l’influenza umana sul pianeta è sotto gli occhi di tutti: in anteprima nazionale, a Spina è stato proiettato il film documentario “Antropocene. L’epoca umana”, un viaggio in tutto il mondo per immortalare le più spettacolari prove del passaggio dell’uomo nell’ambiente. Perché, come dimostrato da Merola, «adattamento non vuol dire rassegnarsi, ma creare stili di vita differenti». Gli psicologi parlano di resilienza. A Spina c’è dell’altro. Chiamalo, se vuoi, Annalisa.